I vessilli di epoca fascista erano conservati nell'Archivio Centrale e la loro scomparsa è stata denunciata qualche mese fa dalla direttrice. Secondo alcune valutazioni, l'intera refurtiva, se venduta a collezionisti, potrebbe fruttare alcuni milioni di euro
Sono diverse le persone che in questi giorni i carabinieri del reparto operativo del Comando carabinieri Tutela Patrimonio Culturale stanno ascoltando per raccogliere informazioni nell'ambito delle indagini sul furto di oltre 700 labari della marcia su Roma. I vessilli di epoca fascista erano conservati nell'Archivio Centrale di Stato a Roma e la loro scomparsa è stata denunciata qualche mese fa dalla direttrice dell'Archivio.
Le indagini sul furto
Tra le persone ascoltate dagli inquirenti ci sono anche i dipendenti della struttura e chiunque è ritenuto possa fornire elementi e indicazioni per risalire ai ladri. Secondo gli investigatori, chi ha sottratto i labari probabilmente aveva già uno o più acquirenti a cui vendere gli oggetti rubati, ma al momento non può essere del tutto esclusa la pista di un furto in cui potrebbero essere coinvolti soggetti che gravitano in ambienti di estrema destra. Secondo alcune valutazioni, l'intera refurtiva potrebbe fruttare qualche milione di euro se venduta in ambienti del collezionismo.
Le ipotesi al vaglio degli investigatori
L'ipotesi di un investigatore del Reparto operativo è che il trafugamento sia avvenuto in modo graduale. Non è escluso che ci sia stata una 'talpa', qualcuno che all'Archivio, un bunker con chilometri di scaffali, conosceva tutto: posizione delle telecamere, allarmi, le stanze in cui gli stendardi erano custoditi.