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Poliambulatorio medico irregolare a Civita Castellana: 16 denunce

Lazio
©Getty

L’operazione “Panacea”, eseguita dalla guardia di finanza, è nata in seguito a un’investigazione dei finanzieri che ha portato a individuare uno studio in cui operano dottori di medicina generale insieme a specialisti di strutture pubbliche non autorizzati dalle Asl competenti a svolgere attività privata, percependo indennità

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Si è conclusa quest’oggi l'operazione “Panacea”, condotta dai militari della Compagnia di Civita Castellana (in provincia di Viterbo), coordinati dal Comando Provinciale di Viterbo, nell'ambito di un'indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Viterbo. L'inchiesta nasce da una attività informativo-investigativa della guardia di finanza, che ha portato all'individuazione di un poliambulatorio all'interno della Cittadella della Salute del paese, dove prestano la propria attività lavorativa medici di medicina generale insieme a medici specialisti dipendenti di strutture pubbliche non autorizzati dalle proprie Asl di appartenenza allo svolgimento di attività privatistica, percependo un’indennità di esclusiva. Sono stati denunciati 16 medici all’autorità giudiziaria.

I reati

I dottosi sono accusati dei reati di truffa aggravata, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, uso di atto falso e falsa attestazione o dichiarazione a un pubblico ufficiale sull'identità o su qualità personali proprie o di altri.

L’attività dello studio medico

Nel corso dell’inchiesta si è rilevato che l'attività svolta dallo studio medico è pubblicizzata attraverso una bacheca che si trova nella sala d'aspetto. Secondo la normativa nazionale e regionale, i medici ospedalieri hanno la possibilità di esercitare privatamente la propria professione ma, per farlo, sono soggetti a un’autorizzazione da parte del proprio ente di appartenenza (A.L.P.I. - Attività Libero Professionale Intramuraria). L'esclusività del rapporto d'impiego viene premiata da una specifica indennità compresa tra i 1.065 e i 1.421 euro mensili, mentre nel caso di svolgimento della libera professione sono tenuti a versare una percentuale di quanto riscosso dai pazienti all'ente di appartenenza. Inoltre, per esplicita determinazione sancita dalla Legge, l'autorizzazione da parte della Asl può essere concessa esclusivamente per prestazioni erogate presso studi medici privati e non all'interno di studi convenzionati con il Servizio sanitario nazionale, come invece è quella oggetto del controllo.

Le indagini

Le indagini sono state svolte con la collaborazione dell'Ufficio di Controllo della Direzione Generale della ASL di Viterbo e della Regione Lazio. Al vaglio degli inquirenti c’è anche la posizione dei medici di base i quali, oltre ad aver consentito l'esercizio non autorizzato ai loro colleghi specialisti, sono venuti meno ai loro obblighi di medici convenzionati con il S.S.N. In particolare, allo studio oggetto del controllo è stato riconosciuto per anni, dalla competente Asl, lo status di "Unità di Cure Primarie", che comporta tra l'altro l'erogazione in favore dei singoli medici di una indennità superiore a mille euro al mese, variabile a seconda del numero degli assistiti.