In Evidenza
Altre sezioni
altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

Omicidio Cerciello Rega, Elder: “Dopo l’arresto preso a calci e pugni”

Lazio

È quanto il giovane ha raccontato al padre e al suo legale lo scorso 2 agosto nel carcere di Regina Coeli, come si legge una serie di intercettazione al vaglio della Corte d'Assise. Il ragazzo ricostruisce anche quanto accaduto la sera del 26 luglio 2019

Condividi:

"Mi hanno menato di brutto [...] alla stazione e mi hanno detto che mi avrebbero dato quarant'anni se non gli davo la password del mio telefono, e quindi non so se [in qualche modo hanno trovato/hanno fatto in modo di trovare] foto o qualcosa contro di me lì dentro". È quanto afferma Finnegan Elder Lee, il giovane americano accusato insieme al connazionale Gabriel Natale Hjort di aver ucciso a Roma il vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega il 26 luglio 2019, in un’intercettazione risalente allo scorso 2 agosto, mentre parla con il padre e il suo legale nel carcere di Regina Coeli. "Mi hanno buttato a terra, mi hanno dato calci e pugni - si legge - mi sono saliti sopra, mi hanno sputato addosso”.

L'intercettazione, tradotta dall'inglese, è stata oggetto di perizia su disposizione della Corte d'Assise dove si sta svolgendo il processo per l’omicidio del carabiniere. 

Il racconto della colluttazione

"Vediamo due poliziotti che si avvicinano di nascosto da dietro e il tizio grosso mi placca, quello più piccolo raggiunge il mio amico”, racconta Elder, che poi, a una domanda incomprensibile del legale, risponde: ”Non hanno mai mostrato nulla, non hanno detto nulla”.

"Noi eravamo rivolti verso l'altra direzione - afferma il ragazzo - e loro stavano avvicinandosi di soppiatto per arrivare dietro di noi, poi mi sono girato, l'ho visto tipo a un metro da me e poi mi ha placcato".

Elder ripercorre quindi le fasi della colluttazione: "Siamo andati giù e lui mi è salito sopra e mi ha dato qualche pugno e poi ha iniziato a strangolarmi ed ecco perché ho tirato fuori il mio coltello. L'ho accoltellato un paio di volte alla pancia, cosa che non è servita a molto perché sembrava solo restare qui e quindi ho semplicemente continuato a pugnalare e poi una volta che ha smesso, una volta che mi ha lasciato il collo me lo sono buttato via di dosso e son scappato”.

“Odio la lingua italiana”

"Non voglio imparare l'italiano - si legge ancora nell'intercettazione - sono così stanco di sentire l'italiano, lo odio, se mai tornerò negli Stati Uniti, e la gente mi fa 'ooh la cultura italiana, la lingua italiana, che bellezza' io dirò [quella m…a?] è disgustoso fa schifo non voglio mai più sentire l'italiano, mai più. Ok […] È tutto quello che sento, tutto il giorno. C…e”.

approfondimento

Omicidio Cerciello, carabiniere: “Mostrammo distintivo ad americani”