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Roma, La Sapienza conferisce dottorato honoris causa a Liliana Segre. VIDEO

Lazio
L'ingresso di Liliana Segre (ANSA)

La cerimonia si è svolta in occasione dell'inaugurazione dell'Anno Accademico. Nel suo discorso, la senatrice ha citato Primo Levi e lo ha definito "mio maestro". Presenti il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e i ministri della Scuola e dell'Università

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È stata accolta da un lungo applauso Liliana Segre, questa mattina, al suo ingresso nell'Aula Magna dell’università “La Sapienza” di Roma, dove, in occasione dell’apertura dell’Anno Accademico, le è stato conferito il dottorato honoris causa in Storia dell’Europa. "Lo dedico a mio padre, l'uomo più importante della mia vita, ucciso per la colpa di essere nato", ha dichiarato la senatrice dopo aver ricevuto il riconoscimento.
Alla cerimonia ha preso parte anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al quale la platea ha riservato un caloroso applauso, oltre ai ministri della Scuola, Lucia Azzolina, e dell’Università, Gaetano Manfredi, la sindaca della Capitale, Virginia Raggi, e il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. 

Il discorso di Liliana Segre

"Permettetemi di ringraziare tutti, ma in particolare gli studenti. Da nonna, nei loro confronti e da loro ho ricevuto molto più di quanto abbia cercato di dare in questi 30 anni". Con queste parole Liliana Segre ha aperto la sua Lectio Magistralis, parte centrale della cerimonia. "Ricordo quando lo scorso anno fui ricevuta dal presidente della Repubblica che mi chiese cosa avessi provato a entrare in Senato. Gli risposi: 'Dentro di me anche se sono molto vecchia, sono sempre quella ragazzina espulsa dalla scuola per la colpa di essere nata ebrea e che oggi mi vede seduta in Senato, in quella mia Italia dove sono nata e cresciuta con la mia famiglia'". Poi, la senatrice ha citato Primo Levi e lo ha definito suo "maestro". "È cambiato l'aspetto e la coscienza che mi hanno vista colpevole d'essere nata e punita con i perché che non avranno mai risposta, con la consapevolezza che qui, nel tempio della Sapienza, mi fa ricordare il mio maestro Primo Levi, che scrisse: 'Capire, comprendere è impossibile, ma conoscere è necessario'".

I ricordi della prigionia

Nel suo discorso, sono stati diversi i momenti e gli incontri, soprattutto risalenti al tempo della prigionia, che la senatrice ha voluto ricordare, in primis quello con un "povero professore francese, prigioniero come me, che faceva l'operaio schiavo e io facevo per un certo periodo la sua inserviente, portandogli i bossoli di mitragliatrice. Lui - ha raccontato Segre - vedendomi mi chiese che classi avessi fatto perché lui era un docente di storia. Io facevo la seconda media, gli spiegai. Mi disse: 'Proviamo a essere io e te come eravamo, liberi'. Era un momento assoluto di libertà mentre eravamo vestiti a righe, denutriti, eppure in quegli attimi rubati parlavamo di storia, liberi. Erano momenti di libertà assoluta. Oggi non potevo non ricordarmi di lui, di cui non so assolutamente nulla, eravamo liberi come si è liberi con la conoscenza".

L’arrivo nel campo di concentramento

Poi, un altro racconto, relativo al suo arrivo nel campo di concentramento. "Venivano rasati i capelli: era una privazione della femminilità, questa rasatura obbligata la aspettavo in fila. Passò una kapò e decise che la mia chioma era troppo bella per essere tagliata. Rimasi sola con i capelli, tra 31 ragazze che non li avevano più. Naturalmente dopo pochi giorni si coprirono di pidocchi, mi fu visto passeggiare un pidocchio sul viso e fui mandata da sola nel gelo: mi venivano disinfestati i capelli e fui rapata. I soldati passavano ridendo chiedendosi come mai ero ancora al mondo. Entrò dopo poco una ragazza e si mise vicino a me accanto ad una stufetta. Lei era cecoslovacca io italiana. Mi chiese se sapevo qualche parola di latino: con quelle poche parole abbiamo parlato della nostra casa lontana, della patria, della famiglia perduta. Fu fantastico. Lo studio fu fonte di salvezza, aiutava a riprendere il tuo posto nel mondo, affetti perduti, ricordi”.

"È bello insegnare ai giovani a non odiare"

Infine, Liliana Segre ha dedicato le ultime battute del suo intervento agli studenti e ai ragazzi in generale. "Quando sono entrata in Senato, l'unica cosa che potevo fare era combattere tutto quello che ha segnato per sempre la mia vita. Non c'è limite all'odio né all'indurre ad odiare, tantissimi possono essere i modi, le ragioni. I ragazzi sono straordinari, hanno la forza della vita e della scelta, è bello insegnare loro a non odiare", ha concluso.
Al termine della cerimonia, la senatrice ha abbracciato Valerio Cerracchio, lo studente di destra che stamane ha parlato a nome di tutti gli studenti de La Sapienza, finito nei giorni scorsi al centro di polemiche in quanto gli studenti di sinistra non hanno apprezzato il fatto che dovesse intervenire lui quest'oggi. "Hai il ciuffo come mio nipote..posso darti un bacio o sono troppo vecchia?", gli ha detto sorridendo Segre. All'esterno dell'ateneo, un gruppetto di studenti ha gridato "La Sapienza antifascista accoglie Liliana Segre!", esponendo degli striscioni.

La cerimonia e gli interventi

Ad aprire, questa mattina, la cerimonia nell'Aula Magna dell'ateneo è stato il Magnifico Rettore, Eugenio Gaudio, alla sua ultima prolusione prima del termine del suo mandato, il quale ha colto l’occasione anche per ringraziare il presidente Mattarella per l'"attenzione" e la "considerazione" che ha sempre rivolto al sistema universitario.
Poi, a prendere la parola è stata la sindaca Raggi: "È una giornata speciale per la città e l'ateneo. A Liliana Segre rivolgo il nostro grazie per il coraggio, la sobrietà delle parole, perché le responsabilità non vanno dimenticate". Anche il ministro Manfredi ha voluto ringraziare la senatrice “per il contributo alla coltivazione della memoria, alla crescita democratica del paese. L'Università è luogo di creazione e formazione della coscienza critica, del senso civico, è presidio dei valori costituzionali di libertà è democrazia".
All'inaugurazione dell'Anno Accademico è intervenuto anche il governatore della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, che ha ribadito "la centralità della scienza e della formazione universitaria, di una nuova generazione promettente ed entusiasta per costruire il futuro".