Frosinone, aiutarono camorrista a evadere dal carcere: quattro arresti
LazioLa fuga era avvenuta la notte del 18 marzo 2017 mentre Menditti, conosciuto come il Ras dei Belforte, era stato bloccato a Recale, suo comune di origine, il 25 marzo 2017
Quattro persone sono state arrestate con l'accusa di aver contribuito, in concorso fra loro, all'evasione dalla Casa Circondariale di Frosinone di Alessandro Menditti, esponente di spicco della camorra, e alla tentata evasione di Ilirjan Boce. L'operazione è stata eseguita in mattinata dagli uomini del nucleo investigativo centrale della polizia Penitenziaria, al termine di una complessa attività investigativa coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica di Frosinone Alfonso Coletta. L'evasione era avvenuta la notte del 18 marzo 2017 mentre Menditti, conosciuto come il Ras dei Belforte, era stato bloccato a Recale, suo comune di origine, il 25 marzo 2017.
Coinvolti due detenuti
Insieme al provvedimento cautelare, con cui sono stati disposti gli arresti domiciliari di quattro dei sette indagati, la polizia penitenziaria ha proceduto alla notifica dell'avviso di conclusione delle indagini preliminari, anche nei confronti dei due detenuti, attualmente ristretti presso gli istituti penitenziari di Nuoro e Napoli Poggioreale.
Le indagini
Secondo quanto emerso dalle indagini, i quattro, tutti di nazionalità albanese, hanno partecipato alle fasi preparatorie dell'evasione scegliendo come base operativa la cittadina di Artena, in provincia di Roma, vicina al carcere di Frosinone. L'arresto è stato possibile grazie all'analisi dei tabulati dei cellulari e alla visione dei video di sorveglianza dell'istituto, oltre alle comuni attività di osservazione sul territorio.
L'evasione
Secondo gli inquirenti, Ilirjan Boce usava diversi telefoni cellulari per ordinare ai complici di portare le fiamme ossidriche per tagliare le inferriate e due scale, una telescopica in alluminio e un'altra artigianale con corda e pioli in legno, per poter scavalcare la cinta muraria dell'istituto di Frosinone. L'analisi dei flussi telefonici ha invece permesso agli investigatori di comprendere come siano stati i colloqui visivi in carcere, tra Boce e una sua complice, a consentire di pianificare l'evasione e le precedenti azioni di intrusione nel carcere laziale.