Marito e moglie condannati a tre anni e quattro mesi di reclusione per aver segregato una donna e averla costretta a prostituirsi. I due si sono dati alla fuga e ora sono latitanti
Era partita da Palermo per ricongiungersi a Roma con il fidanzato, ma era stata rinchiusa in un appartamento e costretta a prostituirsi. Due cittadini del Bangladesh, Mohin Uddin Shaek e Sonia Akther, marito e moglie, sono stati condannati a tre anni e quattro mesi di reclusione per sequestro di persona e sfruttamento della prostituzione.
La sentenza
La sentenza è stata emessa dalla prima corte d'Assise d'Appello, i cui giudici hanno lievemente ridotto la condanna a 4 anni di reclusione, che era stata pronunciata nel febbraio scorso in Assise. L'iniziale imputazione era quella di sequestro di persona a scopo di estorsione.
La vicenda
Era il 14 giugno 2015 quando in commissariato si presentò un giovane che affermò di aver perso ogni contatto con la fidanzata che, partita da Palermo per raggiungerlo a Roma, non rispondeva più al telefono da cinque giorni. L'uomo disse di sapere che la fidanzata aveva raggiunto la Capitale, ma che era trattenuta contro la sua volontà in un appartamento in via Prenestina.
L'intervento della polizia
Giunti sul posto, i poliziotti consigliarono al giovane di telefonare alla fidanzata: dall'interno dell'appartamento giunsero delle urla. Fattisi aprire, gli agenti trovarono una porta chiusa con un chiavistello esterno, e dentro la stanza la ragazza. In una seconda stanza fu rinvenuto anche un salvadanaio con dentro 440 euro. La casa era illuminata solo con candele, e la finestra era stata privata dalla maniglia. Shaek e Akther, marito e moglie, furono sottoposti a fermo con obbligo di dimora, ma da quel momento hanno fatto perdere le loro tracce, e sono al momento latitanti.