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Ostia, Procura generale chiede conferma condanne mafia per clan Spada

Lazio
Foto di archivio

È stata mantenuta la richiesta dell’aggravante del metodo mafioso, formulata dal Procuratore generale Luca Labianca nel processo ad alcuni componenti del clan

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Confermata anche in appello la richiesta di condanne per più di 50 anni di carcere per sette persone, ritenute appartenenti al clan degli Spada di Ostia. Inoltre è stata mantenuta l’aggravante del metodo mafioso. La richiesta è stata formulata dal Procuratore generale Luca Labianca nel processo ad alcuni componenti del clan.

Gli imputati

Sul banco degli imputati ci sono Massimiliano Spada, condannato in primo grado a 13 anni e 8 mesi di carcere, Ottavio Spada condannato a 5 anni, Davide Cirillo a 6 anni e 4 mesi, Mirko Miserino a 6 anni e 4 mesi, Maria Dora Spada a 7 anni e 4 mesi, Massimo Massimiani a 11 anni e Manuel Granato a 6 anni e mezzo. A vario titolo e secondo le rispettive posizioni, sono sotto processo per minacce, violenze, sfratti forzosi da alloggi popolari, una gambizzazione, estorsione e tentata estorsione. I fatti contestati, per l’accusa, sono stati compiuti al fine di affermare la 'supremazia' del clan sul territorio di Ostia, utilizzando un modus operandi tipico delle organizzazioni mafiose.

Le indagini

Le indagini si sono svillupate a partire da una gambizzazione. L’episodio riguarda Massimo Cardoni, detto 'Baficchio', ferito con due colpi di pistola nell’ottobre 2015 davanti a un supermercato di Ostia. Le successive indagini hanno convinto gli investigatori che dietro quell’episodio ci fosse una ‘guerra’ tra il clan ‘emergente’ degli Spada e la perdente compagine dei Baficchio-Galleoni. Le indagini hanno portato alla luce vicende di sfratti forzosi da case popolari, minacce e intimidazioni varie. “Ci sono - ha detto il Procuratore generale - due clan contrapposti: la famiglia Spada e il clan dei Baficchio. È una vicenda motivata dallo scontro tra il clan predominante e quello perdente, il quale viene punito per marcare la prevalenza assoluta sul territorio. È chiaro che gli episodi criminali sono stati compiuti per rendere netta questa prevalenza. E questo giustifica l’esistenza dell'aggravante del metodo mafioso”.