Tutte le volte che Mattarella ha difeso la sovranità nazionale

Non è la prima volta che Sergio Mattarella fa sentire la sua voce, rispondendo in maniera chiara e diretta a chi, dall’estero, interviene per criticare l’operato delle istituzioni italiane. Era già accaduto più volte sia nel corso del suo primo settennato che durante il secondo mandato. Capi di Governo, Capi di Stato, istituzioni internazionali e finanziarie, e in ogni caso figure che più o meno ricoprivano ruoli di vertice, tali da far prefigurare una sorta di ingerenza nelle vicende interne allo Stato. La linea rossa del Colle Un modo, insomma, per tracciare una linea rossa oltre la quale non è possibile andare nei rapporti tra Paesi, laddove si esige un rispetto e un’attenzione per quelle regole interne democraticamente delineatesi attorno alla nostra Costituzione. Il cui garante, appunto, è il Capo dello Stato. Le ragioni dell'intervento Ecco… questa potrebbe essere già la risposta a una domanda che ci si potrebbe porre, di primo impatto, e cioè: perché intervenire? In fondo si tratta di una libera manifestazione di pensiero. Una domanda che la stessa Politica potrebbe porsi, in altri termini e con altri fini. Conviene farlo, conviene esporsi così tanto e nei confronti di una figura così influente? Di fatto si tratta di colui che non solo è tra gli uomini più potenti al mondo, multimiliardario, patron di X, Tesla e soprattutto, sottolineiamo, Starlink, ma che oggi, più che mai dopo il pieno e vincente sostegno alla campagna elettorale americana di Donald Trump, appare davvero essere il presidente ombra degli Stati Uniti. Nessuna distinzione tra governi e partner internazionali Qui la risposta diventa più complessa. Ha un come e un quando. Il quando sono gli esempi… le altre circostanze, cioè, in cui si è agito allo stesso modo, senza cioè alcuna preclusione né di orientamento politico né di alleanza internazionale, a prescindere quindi da Governi e Paesi stranieri: vedremo più avanti quali. Il come si accompagna al perché, partendo da un concetto base: la sovranità nazionale. Perché, appunto, c’è un valore e un significato che si deve dare al ruolo che si ricopre, e che ha un nome ben preciso: responsabilità e rispetto del proprio mandato. A riprova che alla vigilanza sul rispetto del dettato costituzionale sul fronte interno, e cioè le reprimende o gli appelli all’indirizzo della classe politica e degli altri organi dello Stato, corrisponde anche un'altra dimensione del ruolo di figura apicale rivestito dal Presidente, ossia quello della difesa dell’onore, del prestigio e della sovranità del Paese. Nella lunga crisi politica interna del 2018, quella degli 88 giorni necessari ad arrivare alla formazione di un Governo , ad esempio, Mattarella non rinunciò a esercitare le sue prerogative , pur esponendosi ad attacchi mediatici e social . Gli Usa, "l'alleato" italiano e il caso Sigonella Potrebbe venire alla mente però un esempio certamente ben più drammatico, che portò a una vera e propria crisi diplomatica… in quel caso ancora una volta con gli Usa. Ma di mezzo, anche lì c’era una scelta difficilissima e legata alla tutela della dignità e della sovranità del Paese: il caso Sigonella e dell’Achille Lauro e l’allora premier Craxi. Anche lì, peraltro, nel pieno della tensione e dei giorni di crisi fu rimproverato all’Amministrazione Usa, alleata, di aver ostacolato l’attività investigativa e diplomatica dell'Italia omettendo di fornire le informazioni rilevate - guarda caso - dai satelliti americani. La crisi di Sigonella , va ricordato, fu un caso diplomatico tra Roma e Washington dell'ottobre 1985. Una vicenda che rischiò di portare a uno scontro armato tra reparti italiani , da una parte, e le forze speciali americane dall'altra, all'indomani di una rottura politica tra l’allora presidente del Consiglio Craxi e il presidente Usa Reagan sulla gestione della sorte dei terroristi palestinesi che avevano sequestrato e dirottato la nave da crociera italiana Achille Lauro uccidendo un passeggero statunitense. Da un lato la volontà americana di gestire il caso autonomamente e anche su suolo italiano, appunto, dall’altro la tenuta di Palazzo Chigi. Il nuovo ruolo di Musk Ma tornando al tweet di Elon Musk, che pure già in passato aveva avuto in qualche modo un pensiero critico per l’andamento delle attività politiche in Italia, va registrato - lascia intendere chiaramente il Colle - che, se allora era un privato cittadino, seppure di sicuro non un cittadino qualunque vista l’imponente influenza esercitata - sul piano mediatico, tecnologico ed economico - in maniera progressivamente crescente sui governi, ora di sicuro non lo è più, in quei termini: da cittadino diventa parte dell’Amministrazione americana a tutti gli effetti, nominato da Trump Capo del dipartimento per l’Efficienza governativa. E quindi le cose cambiano. La tutela delle istituzioni Dire che “Quei giudici devono andarsene”, in riferimento alle decisioni sui centri migranti in Albania, significa entrare a gamba tesa nelle dinamiche di un Paese, nelle regole di quel Paese, nel funzionamento della macchina dello Stato garantita dalla Costituzione… che, a sua volta, deve essere garantita dal Capo dello Stato. Vi è di più se poi si rincara la dose parlando di “inaccettabile autocrazia non eletta che prende le decisioni” per conto del popolo italiano. Proprio laddove la Carta fondamentale si basa sulla divisione dei poteri così argutamente, acutamente e scientemente calibrata. Il testo e le parole misurate di Mattarella Di qui la presa di posizione del Presidente: “L’Italia è un grande Paese democratico e devo ribadire, con le parole adoperate in altra occasione, il 7 ottobre 2022, che “sa badare a sé stessa nel rispetto della sua Costituzione”. E ancora… specifica: “Chiunque, particolarmente se, come annunziato, in procinto di assumere un importante ruolo di governo in un Paese amico e alleato, deve rispettarne la sovranità e non può attribuirsi il compito di impartirle prescrizioni”. Parla di Paese democratico… che vota, elegge e rispetta le regole, parla di un alleato che deve portare rispetto, parla di sovranità, parla di dignità quando non accetta “prescrizioni impartite”. Il caso Boone e la difesa del governo Meloni Mattarella nella sua nota cita al tempo stesso l’episodio del 2022, il 7 ottobre… e sempre a difesa del medesimo principio - e in quel caso del nascente Governo Meloni - allorquando alla ministra francese Boone mandò a dire che non c’era nulla da vigilare sul rispetto dei diritti perché appunto "l'Italia sapeva e sa farlo nel rispetto della sua Costituzione”. Per restare negli ultimi anni, anzi, mesi, in questo caso, il Capo dello Stato aveva espresso totale stupore di fronte al rapporto del Consiglio d’Europa che parlava di polizia razzista in Italia. La gaffe Boris Johnson e la replica del Presidente Ma di episodi dello stesso tenore, a riprova, come scrivevamo, che di fronte alla tutela del Paese non vi sono e non vi possono essere pregiudiziali né di orientamento politico dei Governi cui ci si rivolge né di alleanze precostituite su scala internazionale, ve ne sono stati altri. A cominciare dalla difesa dell'immagine dell’Italia. Come quando, era il 2020, all’indirizzo del premier britannico Johnson e delle sue gaffes nei nostri confronti, mandò a dire che “l'Italia è libera ma anche seria”. Johnson che, per giustificare l'elevato numero di contagi nel Regno unito rispetto a Germania e Italia, aveva affermato: "Oggi c'è un importante differenza tra il nostro e gli altri Paesi del mondo ossia che il nostro è un Paese che ama la libertà". La "leggerezza" di Lagarde e la puntualizzazione di Mattarella E così per la difesa dell'interesse nazionale. Sempre lo stesso anno, qualche mese prima, come nella piccata replica alla governatrice della Bce Lagarde che, con una sua affermazione affrettata, aveva gelato l’Italia frenando ogni ipotesi di riduzione dello spread in piena crisi pandemica ed economica, agitando e colpendo di fatto i mercati in una fase di fragilità dell'economia italiana. “Quanto fatto dall’Italia sarà utile a tutti nel contrasto al coronavirus …ci si attende solidarietà non ostacoli", le parole del Presidente. Nessun timore davanti a Trump, Putin e Xi Ma, ancora, questa volta in prima persona e nel corso di incontri ufficiali, quando si espresse a tutela della reputazione delle forze armate e della politica estera... ricordando le numerose missioni militari di pace a partecipazione italiana, nella secca risposta all'allora presidente americano Trump, nel corso del suo primo mandato, che chiedeva una maggiore spesa in ambito Nato. O quando tenne testa a Vladimir Putin nel 2017 a Mosca sulla crisi siriana. E, ancora prima, nel 2016, sempre alla Casa Bianca, da Obama, quando pose con forza la questione libica e la necessaria tutela americana di fronte alle incursioni francesi e britanniche. E, infine, da ultimo, al cospetto del colosso asiatico, nell’ultima Visita di Stato in Cina, all’amico Xi Jinping, al Primo ministro Li Qiang, quando non ha mancato non solo di ricordare quanto il ruolo di protagonista su scala geopolitica comporti degli onori ma anche degli oneri, dal ruolo auspicabile di mediazione nell’aggressione russa in Ucraina alla tutela dei diritti della persona, ma ha anche difeso gli interessi delle aziende italiane invitando al necessario riequilibrio degli scambi commerciali con l’Italia e all’abbattimento delle barriere doganali per le nostre imprese.

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