Il Referendum e il significato politico della consultazione

C’è un’asticella… numerica. Una soglia di validità, quella del 50% più uno degli elettori. Ma c’è un’asticella anche-e soprattutto- politica. In altri casi si sarebbe detto, forse con più contezza, un’asticella che rappresenta uno spartiacque tra un prima e un dopo. Oggi, forse, non siamo a questo punto, per la sostanza, pur significativa nei contenuti, della consultazione. Ma di certo, al di là dei quesiti giustamente rivendicati dai promotori e, altrettanto comprensibilmente, accantonati dai detrattori politici, il referendum su Lavoro e cittadinanza, con 5 questioni poste all’attenzione dei cittadini, rappresenta un passaggio politico non di poco conto. Nei rapporti di forza tra maggioranza e opposizioni, nelle dinamiche interne agli schieramenti, centrosinistra in primis. I rapporti di forza e la prova del voto Occasioni per contarsi non sono mancate e non mancano all’orizzonte. Di qui alle prossime Politiche, anticipate o meno che siano: voci e smentite su un possibile ritorno al voto nella primavera del 2027 sarebbero tutte da verificare… sia nelle intenzioni che nell’utilità tattica e strategica dei partiti. E poi, si sa, le crisi di Governo quando si aprono non è detto che abbiano una fine certa e pre-determinata. Ma, messa da parte questa “suggestione” o “spauracchio” che sia, in ogni caso la tornata elettorale arriverà a conclusione della Legislatura, per cui ragionare sulle dinamiche delle coalizioni, per i partiti non è un esercizio di retorica. I temi politici sul tavolo del referendum Quali i temi, politici, sul tavolo della consultazione referendaria? Il contenuto dei quesiti innanzitutto. Ma c’è e ci sarà -a cose fatte- da capire in che termini l’esito -e i numeri- della consultazione andranno a riequilibrare i rapporti di forza nell’area del Centrosinistra e -più in senso lato- del Campo Largo o extra-large come nel caso, appunto, del successo di Genova. Da capire poi se la Cgil di Maurizio Landini potrà mostrare i muscoli nella e sulla coalizione. E, infine, sarà da capire, sempre cifre e percentuali alla mano, se il Centrodestra, forte di un astensionismo ormai radicato e cronicizzatosi, potrà dimostrare che il divario con l’Opposizione era e resta ampio nel Paese. In quel “andrò al seggio ma senza ritirare le schede” della Premier, non a caso, c’è tutta una linea, che abbraccia il ruolo, istituzionale, da Capo dell’Esecutivo e quello, politico, da leader della coalizione. Dall’altra parte all’unisono i partiti di Centrosinistra gridano allo scandalo, alla presa in giro degli italiani… al sabotaggio secondo Bonelli di Avs. “Meloni ci teme" dice Elly Schlein nella sua volata verso l'appuntamento elettorale, ritenuto decisivo. L'asticella dei votanti Per i Dem un buon risultato alle urne rappresenterebbe una sorta di “spallata” al Governo. E i sondaggi in loro possesso rileverebbero un crescente interesse dell'opinione pubblica sui quesiti. E allora, premesso che raggiungere il quorum appare un’impresa difficilissima, arrivare a portare al voto più o meno 12 milioni di elettori significherebbe per Schlein poter rivendicare all’incirca gli stessi numeri del successo alle Politiche del Centrodestra a guida Meloni. E questo rappresenterebbe anche una prova interna alla coalizione. Il centrosinistra, Landini e il PD Prova di forza verso il Governo e verso gli alleati d’opposizione. Ma senza dimenticare i contenuti: Lavoro e Cittadinanza. Temi entrambi cari a sinistra e nel mondo sindacale. Appunto. Far passare l’abrogazione o la modifica delle leggi in essere significherebbe una vittoria nel merito innanzitutto dei proponenti… e quindi della Cgil di Landini. Che in questo modo allargherebbe la sua sfera di influenza su tutta l’area politica che va dal centro fino alla sinistra: un cappello politico. Che però non sarebbe, forse, del tutto gradito al Pd, da sempre accanto al maggiore sindacato d’Italia ma pur sempre nel rispetto e nella definizione dei reciproci ruoli e ambiti. Contenuti, quindi, che la segretaria Pd non vuole lasciare in esclusiva né al sindacato né agli alleati pentastellati o di Verdi e Sinistra. I dem e la guida del campo largo Ma non è tutto. C’è un problema tutto interno ai Democratici. Perché, se è pur vero che sui temi di sinistra la segretaria non intende mollare le radici, sue e del partito, è altrettanto vero che quelle stesse riforme oggi messe in discussione dal referendum sono il frutto di un percorso dello stesso Pd. E infatti i dem non sono così compatti sui quesiti contro, ad esempio, il renziano Jobs act: da Guerini a Delrio a Madia, i riformisti non vogliono ricredersi sulla stagione riformista. Una querelle, o forse più, che andrà risolta prima o poi in un’ottica di leadership nell’Opposizione: Centrosinistra o Campo Largo che sia. La prudenza della maggiorannza e l'aiuto astensionista Sul versante opposto il Centrodestra, pur diviso -sensibilità diverse …si minimizza- per ora sembra più stare alla finestra, attendere i continui alti e bassi dei “competitors” che oscillano tra unità e spaccature, avvicinamenti e allontanamenti… in politica economica come in politica estera e, soprattutto di Difesa. Una prudenza che si sposa a un attendismo di maniera e di interesse. Il collante appare innanzitutto l’esperienza di governo e, nel contingente, la forza dell’astensionismo, i cui numeri sono ormai stratificati negli anni e sono decisamente dalla parte di chi oggi si dice contrario ai quesiti referendari. Il modello Genova e le prossime regionali Fin qui la consultazione referendaria e i suoi risvolti. Ma a guardare indietro, di poco, e avanti, all’autunno ecco che anche altri sono i test su cui ragionare. Ad esempio, le Comunali dello scorso maggio a Genova. Di solito si parla di Laboratorio politico prima di un’elezione, quasi a voler testare un esperimento, ma in questo caso la valutazione appare ancor più interessante fatta ex post. Laddove il Centrodestra ha subito una sconfitta che internamente alcuni partiti hanno attribuito alla fretta della Premier di “traghettare” Bucci alla Regione, mentre il Centrosinistra ha sperimentato quello che in molti hanno definito Campo extra-large da Avs a Italia Viva, passando per Pd e 5 Stelle. Nella Maggioranza, soprattutto la Lega locale ha rimarcato la necessità di un ricambio, in riferimento alle gestioni precedenti tra Regione e Comune, mentre Azzurri e Fratelli d’Italia hanno incassato, provando a ridimensionare la portata del risultato, rimandando il redde rationem alle ormai prossime Regionali, che in autunno vedranno andare al voto Campania, Marche, Toscana, Puglia, Veneto e Valle d'Aosta. Il vero banco di prova sarà quello, dice il Centrodestra. Ma le incognite non mancano… sia per uno schieramento che per l’altro . Gatte da pelare per i leader.

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