Governo e opposizione, un bilancio di metà legislatura

Soddisfazione diffusa, orgoglio per l’operato suo e del governo che ha fatto crescere la percezione dell’Italia come nazione affidabile e stabile. Un pizzico di trionfalismo – eccessivo, forse – quando parla di risultati straordinari sul fronte dell’occupazione e dell’immigrazione irregolare, entrambi molto contestati dall’opposizione. Giorgia Meloni che parla del suo esecutivo a metà mandato è così, in estrema sintesi. Non parla – e non le chiedono – di potenziali o già evidenti spaccature in seno alla maggioranza. Il centrodestra ha sempre avuto un’enorme capacità di ricompattarsi a un passo dalla rottura, quindi succederà ancora, ogni volta che serve. Gli economisti le chiamano aspettative adattive: quel che succederà in futuro è più o meno simile a ciò che è già successo. Un governo può cadere sull’economia. Può cadere sulla politica estera. Può cadere per la forza dell’opposizione. Più probabile sulla prima che sulla seconda. Improbabile, al momento, la terza ipotesi. L’economia, con gli strettissimi margini di manovra che la finanza pubblica ha – non da oggi – in Italia, porge numeri che non sono negativi. Certo, i dati aggregati nascondono sempre molte ombre e a questa regola non c’è eccezione. Ma in tanti avevano previsto che un governo così spostato a destra e con evidenti venature di populismo avrebbe sfasciato i conti. Non è successo. Forse perché all’Economia c’è l’uomo giusto per non farlo succedere. Poi, la politica estera. Difficile sottrarsi all’idea che la presidente del consiglio sia stata una rivelazione. Ha imparato rapidamente a nuotare in acque che non conosceva e per di più in tempesta permanente, mai come in questo periodo. Certo, fa un po’ ridere leggere che uno dei segni della grande considerazione che Donald Trump ha per l’Italia è la sua intenzione di voler ripristinare il Columbus day, festa simbolo degli italiani d’America. Sarà pure riguardo per il nostro Paese ma gli italiani d’America sono tanti e votano. Farli contenti è un buon affare e i buoni affari, lo sanno ormai anche i sassi, piacciono al presidente. La terza ipotesi, cadere per la forza dell’opposizione, sembra la meno probabile. Se da quella parte dovessero fare pure loro un bilancio di metà mandato, la prima questione sarebbe quella dell’unità di intenti. Radicalmente irrisolta, verrebbe da dire. Le critiche all’economia del governo sono assolutamente legittime per chi ha una visione del mondo molto diversa, ma perdono forza in virtù dei risultati non negativi che il governo mostra. E lo stesso in politica estera. Sembra difficile da posizioni di partenza così diverse all’interno dell’opposizione, convincere l’opinione pubblica che la sinistra avrebbe fatto meglio. E in chiave di consenso, infine, è difficile convincere chi vota dall’altra parte a cambiare visione del mondo. Chi vota a destra può votare a sinistra, certo. Ma è improbabile pensare lo faccia perché cambia sensibilità e scala di valori. Può farlo se vede risultati negativi, li vede a lungo, impattano sulla sua vita personale, familiare, sociale. I risultati non negativi invece, il più delle volte, fanno restare dove si è.

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