Mattarella, Musk e gli oligarchi "nemici" della democrazia

I concetti sono quelli cari al Capo dello Stato. Il valore della democrazia, delle regole democratiche, la Carta Costituzionale su tutte. C’è poi la cosa pubblica, la res publica. Cioè di tutti. In mezzo, tra i cittadini e i beni pubblici da una parte e, dall’altra, appunto, le regole di convivenza civile così attentamente studiate e soprattutto faticosamente costruite nel dopoguerra, come non ha mancato di ricordare a Marsiglia Sergio Mattarella, ci sono i Governi e i Parlamenti, che legiferano e amministrano la vita di un Paese. Fin qui tutto come dovrebbe essere, ma la storia -altro forte richiamo del Presidente- insegna che non sempre le cose vanno come devono. La crisi economica del ‘29, ad esempio, che scosse le basi dei mercati globali alimentando una spirale di misure unilaterali, con il progressivo erodersi delle alleanze e il repentino scivolare verso la tragedia che tutti conosciamo, spiega come i cicli storici siano li in agguato… a minacciare pace e benessere. Il vento dei nazionalismi e le contrapposizioni deleterie Solo un esempio… e che esempio, citato da Mattarella nella sua Lectio magistralis all’Università della città francese. Ma di contesti incerti, difficili, delicati ne stiamo vivendo ancora. Il vento dei nazionalismi segue quello delle difficoltà economiche e, ora, sociali dei cittadini, spaesati e alimentati da un tambureggiante flusso di influenze social, che spesso determinano l’esito delle elezioni democratiche. Nazionalismo si sposa con protezionismo… lo vediamo in questi giorni con gli annunci e le prime azioni della nuova amministrazione americana, nuovo corso tutto da decifrare per l’Italia e l’Europa, pur nel solco di una storica e imprescindibile alleanza transatlantica e occidentale. Ma protezionismo si sposa quasi sempre con contrasto, contrapposizione di interessi. E al mondo, alla comunità internazionale -dice con ferma convinzione Mattarella- ora più che mai serve collaborazione, cooperazione. I neo-feudatari, corsari a caccia di beni pubblici Dicevamo però dell’influenza social sulla rabbia e l’insoddisfazione dei cittadini. È proprio in questa fase di incertezze che si annida il rischio di potenziali, e più spesso concreti, usurpatori della democrazia. Mattarella li definisce “neo-feudatari del Terzo millennio - novelli corsari a cui attribuire patenti - che aspirano a vedersi affidare signorie nella dimensione pubblica, per gestire parti dei beni comuni rappresentati dal cyberspazio nonché dallo spazio extra-atmosferico, quasi usurpatori delle sovranità democratiche”. Parole durissime, forse insolite per il linguaggio usato dall’attuale presidenza e conosciuto negli ultimi anni. Non però per chi conosce la fermezza e il rigore nella difesa dei valori e dei principi democratici propri del Capo dello Stato e della sua storia personale e politica . Parole -e qui torniamo al nostro incipit sui concetti cari a Mattarella- che appunto si accompagnano all’idea stessa di Democrazia con la D maiuscola. LE SFERE DI INFLUENZA, GLI OLIGARCHI E L’INTERESSE GENERALE Di qui l’appello alla società ma soprattutto all’Europa…nel chiedersi se l’Unione intenda essere oggetto nella disputa internazionale, area in cui altri, appunto, esercitano la loro influenza, o, invece, divenire soggetto di politica internazionale, nell’affermazione dei valori della propria civiltà? E ancora: “Accettare di essere schiacciata tra oligarchie e autocrazie, essere “protetta” oppure essere protagonista”. In gioco c’è l’interesse generale alla cui difesa deve propendere la comunità internazionale attraverso i singoli governi e la collaborazione tra essi. Ma difficilmente l’interesse pubblico può essere difeso da chi in gioco ha i propri di interessi, vieppiù se estremamente potente e influente nonché soggetto privato. Se poi manifesta espressamente e direttamente la volontà di entrare e incidere nelle decisioni politiche dalla propria posizione di potere ecco che si configura l’esatto contrario di quello che dovrebbe essere una democrazia. Questo in sintesi il pensiero che emerge dai vari interventi del Capo dello Stato. L’AUTONOMIA DEL PAESE E LO SCAMBIO CON MUSK TRA NOTE E TWEET Era il 13 novembre scorso. E proprio questo concetto veniva esso in discussione. Con una nota, anch’essa inusuale per lo stile pacato del Colle, metteva subito in chiaro quella che era e resta una linea rossa oltre la quale non è possibile andare. “L'Italia -si legge in quanto scritto da Mattarella- è un grande Paese democratico e devo ribadire, con le parole adoperate in altra occasione, il 7 ottobre 2022, che sa badare a se stessa nel rispetto della sua Costituzione. Chiunque, particolarmente se, come annunziato, in procinto di assumere un importante ruolo di governo in un Paese amico e alleato , deve rispettarne la sovranità e non può attribuirsi il compito di impartirle prescrizioni”. Una dichiarazione secca in riferimento alle parole del numero uno di Tesla e alla sua presa di posizione nei confronti dei giudici italiani, sul caso dei rimpatri di migranti dall'Albania. “These judges need to go” , aveva scritto Musk su X. Rilanciando di li a poco: “Il popolo italiano vive in una democrazia o è un'autocrazia non eletta a prendere le decisioni?”. Partita di giro che si era poi conclusa, dopo un colloquio telefonico tra la premier Meloni e lo stesso imprenditore, con un commento nel quale Musk -l'uomo più ricco del mondo e patron di Tesla- esprimeva il suo rispetto per il presidente della Repubblica e la Costituzione italiana. IL PRIMO ALLARME NEL DISCORSO DEL 2023 Prima ancora però, era il dicembre del 2023, nel tradizionale appuntamento dello scambio di auguri con le più alte cariche dello Stato aveva messo in guardia dagli “oligarchi di diversa estrazione che si sfidano nell’esplorazione sottomarina, in nuove missioni spaziali, nella messa a punto di costosissimi sistemi satellitari e nel controllo di piattaforme di comunicazione social, agendo, sempre più spesso, come veri e propri contropoteri”. L’APPELLO E L’INSEGNAMENTO AI GIOVANI EDITORI 15 novembre 2024. La platea, anche qui, è qualificata, ma forse ancor più difficile, viste le implicazioni e le connessioni tra editoria e nuove tecnologie, tra ragazzi e social. “È indispensabile che i livelli di democraticità non vengano messi in discussione, non dico azzerati, ma ridotti, dagli strumenti tecnologici non governati”, dice ai Giovani editori. C’è un salto di specie nell’innovazione tecnologica. Poi a 83 anni sorprende l’uditorio : “Non è vero che una volta si stava meglio. Non direi mai com’era bello ai miei tempi. La tecnologia offre oggi opportunità entusiasmanti. Ma va governata. Il web però non può essere considerato un medico di base, come invece si è verificato anche di recente”. E ancora: “Non esiste un Ministero della verità. E la libertà di stampa segnala lo stato di salute di una società: i giornalisti sono cani da guardia della democrazia”. Insomma, un chiaro e accorato invito, ai giovani innanzitutto, a difendersi dalle trappole mediatiche. Ma non è tutto. TEMA CHE RITORNA DAVANTI A CORPO DIPLOMATICO E ALTE CARICHE A dicembre 2024, nel saluto di fine anno al Corpo diplomatico, Mattarella torna a evidenziare i rischi per la democrazia connessi con l’attività sempre più invasiva di operatori internazionali svincolati da ogni patria, la cui potenza finanziaria supera oggi quella di Stati di media dimensione, e la cui gestione di servizi essenziali sfiora, sovente, una condizione monopolistica”. E qualche giorno dopo, davanti alle Alte cariche istituzionali con quel richiamo alla democrazia minacciata da tecno-capitalisti, alla progressiva privatizzazione del potere pubblico, a quello che sembra prefigurarsi come un esproprio di democrazia da parte delle potenze finanziarie. Di qui …proprio alla titolata platea fa appello a rilanciare lo spirito di servizio, il senso del dovere, per riavvicinare la gente alle istituzioni, al voto, alla partecipazione, contrastando il disorientamento, quella sfiducia profonda, quello scoramento sociale. Insomma essere all’altezza delle nostre responsabilità, mettendosi in gioco insieme a chi stava ascoltando. Partendo però da sobrietà e rigore, perché, qui il suo richiamo, ci sono interessi nazionali che richiedono la massima convergenza: la difesa e la sicurezza dei concittadini e delle infrastrutture strategiche, la salvaguardia dell’ambiente, la messa in sicurezza dei territori. Un segnale di allarme su quel che può attendere lo Stato moderno, minacciato dai novi colossi mondiali della tecnologia, “pochi soggetti con immense disponibilità finanziarie, che guadagnano ben più di 500 volte la retribuzione di un operaio o di un impiegato. Grandi società che dettano le loro condizioni ai mercati al di sopra dei confini e della autorità degli Stati e delle organizzazioni internazionali. Laddove si persegue una ricchezza come fine a se stessa e che consente di essere svincolati da qualunque effettiva autorità pubblica”. Un argine al capitalismo selvaggio che pensa di farsi Stato. MATTARELLA E L’ARGINE NELLA “DIFESA” DELL’ITALIA Altri e tanti sono stati in passato gli episodi in cui i Presidente Mattarella è intervenuto a difesa della reputazione e dell’autonomia del Paese. Per i singoli casi, ed esempi, rimando al servizio -sempre qui su Insider- pubblicato lo scorso mese di novembre. Ma per citarne solo alcuni, si va dal caso della ministra francese Boone , cui mandò a dire che non c’era nulla da vigilare sul rispetto dei diritti perché appunto "l'Italia sapeva e sa farlo nel rispetto della sua Costituzione”, allo stupore espresso di fronte al rapporto del Consiglio d’Europa che parlava di polizia razzista in Italia. E ancora quando, era il 2020, all’indirizzo del premier britannico Johnson e delle sue gaffes nei nostri confronti, mandò a dire che “l'Italia è libera ma anche seria”. Johnson che, per giustificare l'elevato numero di contagi nel Regno unito rispetto a Germania e Italia, aveva affermato: "Oggi c'è un importante differenza tra il nostro e gli altri Paesi del mondo ossia che il nostro è un Paese che ama la libertà". E così sempre per la difesa dell'interesse nazionale, stesso anno, qualche mese prima, aveva replicato seccamente alla governatrice della Bce Lagarde che, con una sua affermazione affrettata, aveva gelato l’Italia frenando ogni ipotesi di riduzione dello spread in piena crisi pandemica ed economica, agitando e colpendo di fatto i mercati in una fase di fragilità dell'economia italiana. Per ricordare infine come e quanto abbia tenuto il punto su temi delicati davanti a Trump, Putin e Xi Jinping.

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