Craxi, 25 anni di eredità controverse

Lui stesso definiva – forse scherzando – forse no, la sua natura doppia, controversa, difficilmente definibile e di conseguenza, difficilmente valutabile. Anche oggi che, a 25 anni dalla sua morte, la sua parabola appartiene più alla storia che alla cronaca. Pesci, ascendente squalo. Bettino Craxi sintetizzava così il suo personale quadro astrologico e chi di astrologia capisce dice che più l’età avanza, più l’ascendente ha la meglio sul segno zodiacale. Quindi: la sensibilità e la vulnerabilità alle vicende personali e umane del segno forse emotivamente più fragile dello zodiaco. E la spietatezza, se non la cattiveria, di uno dei più feroci predatori del mare, un pesce – appunto - che divora senza grande sforzo tutti gli altri. Nell’immaginario degli italiani Oggi che si ricorda il quarto di secolo dalla sua scomparsa e qualcuno, sempre di più, lo celebra, la figura del segretario socialista che più è rimasto nell’immaginario degli italiani continua a essere oggetto di valutazioni diverse. Perché Bettino era sì un innamorato del potere – la matita di Forattini usava rappresentarlo con gli stivaloni neri stile duce e in qualche modo rendeva l’idea – ma anche uno che il potere lo usava per fare cose, per un bene comune di cui Craxi si era fatto un’idea precisa e di cui, da socialista di famiglia socialista, teneva gran conto. Il potere e il bene comune erano sovraordinati – questo dice la parte più drammatica della sua vita politica e questo dicono gli argomenti che ha sempre usato come autodifesa – rispetto alle norme, alle regole, all’idea bella e ingenua che la politica dovesse essere sempre e comunque una casa di vetro. Moro, Sigonella e l’epos craxiano Il Craxi politico duro e puro si vede in quegli episodi che da sempre hanno dipinto il suo personale epos: la crisi di Sigonella con l’inaspettato e coraggioso no agli Stati Uniti che, in un mondo ancora in guerra fredda e da parte di un socialista italiano, fece gran scalpore. Il nuovo concordato con la Santa Sede in cui si perse ogni traccia di quello Stato confessionale che l’Italia ancora rischiava di essere per compiacere la controparte. Il segretario socialista che – solo contro tutti – avrebbe preferito trattare con le Brigate Rosse piuttosto che piangere davanti al cadavere di Aldo Moro. Queste cose, ed altre, sono alla base della sua riscoperta come statista da parte di molti, anche chi allora e adesso sarebbe – se i confini tra destra e sinistra fossero ancora così ben tracciati – dall’altra parte. Se ci si riflette a fondo, l’ultima parte della parabola politica di Craxi è quella che – tra le altre cose – ha molto contribuito a sfumare quei confini. Politica, non politica, antipolitica Non solo tra la destra e la sinistra ma anche tra la politica e tutto il mondo intorno, la non politica. Qual confine cade – fragorosamente, come cadrebbe una campana di vetro – con la folla all’Hotel Rafael che insulta il fino ad allora potentissimo segretario del Psi e già presidente del Consiglio. Le monete che lo colpiscono infrangono la campana di vetro, la crepano e poi la distruggono oggi diremmo – forse – definitivamente. La politica aveva fino ad allora subito una serie di pericolosi attacchi, qualcuno anche mortale – ma dall’interno. Da qualcuno – l’estremismo neofascista, i rivoluzionari delle BR – che era, si riteneva politica a tutti gli effetti, pure se radicalmente, irriducibilmente contro quella al potere. Le monetine, no. Arrivarono scagliate da chi con la politica non aveva niente a che fare, sentiva distanza e diversità da quel mondo, conduceva un’esistenza apolitica. Forse l’antipolitica italiana nasce in quel momento, davanti a Craxi che esce da quell’albergo del centro di Roma, a due passi dai palazzi del potere. Poi – ci vorranno anni - l’antipolitica si farà proposta politica. Poi, ancora, diventerà il male – attuale e profondo – dell’astensione. Magistratura e politica, l’eredità involontaria Un'altra cosa si può ipotizzare abbia avuto inizio a cominciare dagli ultimi anni del Psi di Craxi: la guerra civile, istituzionale e tutta italiana tra magistratura e politica. Mai risolto da allora e che ha visto cambiare il luogo dove si era abituati a trovare garantisti e giustizialisti. I primi sempre a sinistra, i secondi a destra e poi non più. Quando oggi si parla di primato della politica e si vede in Bettino Craxi il campione di questo primato è perché da allora, governare e dire giustizia, piuttosto che essere le due facce della medaglia in una sana democrazia liberale, sono impegnate in una lotta che non accenna a finire e che sfianca le istituzioni. Un effetto collaterale al quale, probabilmente, l’idea di bene comune di Craxi non era interessata.

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