Giorgia e il mondo che verrà

Qualche settimana fa abbiamo scritto di quante volte Giorgia Meloni abbia ripetuto ai suoi che in questa fase sarà necessario “surfare”. Con il passare del tempo si capisce meglio cosa intenda con il suo concetto di “surf politico”. Per la premier non significa solo cavalcare l’onda che dà più spinta alla tavola, ma anche confondere le proprie mosse fino all’ultimo. Un po’ come succede quando da riva torni al largo e solo tu sai effettivamente quando risalirai sull’acqua. Una tecnica che pare abbia funzionato bene con la politica estera. Novembre in questo senso è stato molto significativo. Prima la vittoria di Trump, che nel dubbio del risultato elettorale, Giorgia aveva preparato allontanandosi dalle foto con Biden, e preparando l’alternativa, rafforzando il rapporto con Musk. Poi la conferma di Fitto vicepresidente della commissione europea. Ad un certo punto, in primavera, sembrava che ne’ lui, ne’ Ursula Von der Leyen ce l’avrebbero fatta. Invece, alla fine il risultato è arrivato. Last but not least, la prima visita in America Latina con quello che è sembrato un endorsment a tutto campo al controverso Milei. L’Europa e Trump, dialogo necessario Su Trump e Musk abbiamo detto tanto. Ha fatto surf tra Biden e Musk per tenere l’Italia pronta ad ogni risultato. Ha smesso di farsi vedere con Biden, ha confermato gli impegni assunti, ha preparato il terreno con il tycoon di Tesla. Sui grandi temi come l’Ucraina sta con l’Europa, convinta che l’Europa stessa dovrà stare con Trump. Sulla partita economica lascerà trattare Bruxelles, ma stando sempre in contatto con Musk se davvero ci saranno appendici bilaterali. Un colpo al cerchio ed uno alla botte, che Meloni traduce in quel “dobbiamo surfare” ripetuto costantemente ai suoi. Se nel rapporto con gli Usa, il risultato, giusto o sbagliato, lo si vedrà nei prossimi mesi, diverso e’ il discorso con Ursula Von Der Leyen. Il patto con Ursula, per l’Europa ma non solo Lei rieletta - nonostante i pronostici dicessero il contrario - alla guida della commissione. Lei che - nonostante la conferma di una maggioranza con socialisti e popolari - si allarga al soccorso esterno dei conservatori. Lei che - nonostante i mal di pancia della sua stessa maggioranza - blinda Raffaele Fitto alla vicepresidenza della sua nuova commissione. E qui rientra il gioco la capacità di fare surf. Di Giorgia e di Ursula, che insieme hanno siglato un patto di ferro. Col senno di poi quell’astensione dell’Italia sulla riconferma della donna del Ppe - ma che il Ppe non ha mai voluto fino in fondo - era un banale gioco delle 3 carte. Far vedere di essere disallineati, per mascherare un profondo allineamento. Tra Ursula e Giorgia il patto è stato scritto quando Macron e Scholz erano convinti di poter far fuori entrambe. A quel punto, le due donne hanno fatto asse, mettendo insieme tanto il bisogno di non farsi incastrare, quanto quella solidarietà femminile che spesso e volentieri, sfugge ai maschi. Ursula è andata con Giorgia in Tunisia. Ha spinto l’Europa verso la logica della difesa dei confini esterni sulle migrazioni. Giorgia le ha garantito il soccorso - sempre sotto copertura - dei conservatori, che in caso di bisogno e nel segreto dell’urna sono e saranno pronti ad intervenire in suo sostegno. In cambio, la blindatura di Raffaele Fitto. La cosa interessante è che le due donne di questa “nuova Europa”, sono pronte a governare così per i prossimi 4 anni, sfruttando - ironia della sorte - la fine anticipata dell’era Scholz e le difficoltà di Macron, anche lui all’ultimo giro, e con una situazione in casa non molto agevole. Il viaggio in Argentina e il “compagno” Milei Logica comportamentale che Meloni pensa di poter applicare ancora. Ecco perché non deve passare in secondo piano il viaggio da Milei . Al netto dell’internazionale sovranista che il presidente argentino sogna, in quei sorrisi dal balcone della Casa Rosada c’è l’ennesima puntellatura di una nuova stagione politica globale. Che guarda a destra, ad un recupero del ruolo dei singoli paesi, ad un riequilibrio delle dinamiche economiche internazionali che dovrà essere riscritto quasi in toto. Giorgia Meloni non crede in un mondo a guida Trumpiana, con Milei baluardo dell’America Latina, lei interfaccia del Vecchio continente e Netanyahu sentinella del Medio Oriente. È convinta che non esistano proprio le condizioni e che non convenga a nessuno uno scenario di questo tipo. È sicura però che le regole globali dovranno essere riscritte e che tra teorie ed utopie serva un “pragmatismo” che questi maschi alfa non avranno. Per questo serviranno ancora le donne. Serviranno ancora i patti di ferro. Servirà ancora fare surf. Sara’ necessario costruire rapporti nuovi, ma che non traumatizzino ne’ l’Europa, ne’ l’Italia. Bisognerà nazionalizzare il più possibile i benefici, internazionalizzare al massimo i rischi. Per farlo servirà fare surf tra cambiamento e conservazione. Per farlo bisognerà giocare come si è giocato con Ursula sulla partita europea. Giorgia si sente pronta, Ursula pure.