Sanità e infrastrutture: le sfide della Liguria al voto

Sanità e infrastrutture: sono questi grandi temi in Liguria per chi dovrà governare nei prossimi cinque anni. Una regione in cui pesa il numero della popolazione più anziana d’Italia, le liste di attesa troppo lunghe, mancanza di medici, di ospedali e posti letto e il conseguente ricorso alla sanità privata. Fanalino di coda per i trasporti e infrastrutture, la Liguria attende da oltre trent’anni la realizzazione del Terzo Valico ferroviario, l’Alta Velocità che permetterà di collegare Genova a Milano e a Torino in 50 minuti con treni che viaggeranno a 250 km/h e migliorerà i collegamenti del sistema portuale ligure. Opera interamente finanziata dal Pnrr. Fine lavori entro il 2027. Il prezzo della sanità nella regione più anziana d'Italia È la Liguria la regione dove il sistema sanitario in crisi paga il prezzo più alto, con la popolazione più anziana d’Italia, e addirittura d’Europa. La stima è che nel 2050 i liguri con almeno 65 anni saranno il 35% della popolazione. Oggi sono il 29%. Dati che raccontano un’emergenza sociale, oltre a quella sanitaria. E poi c’è il problema di medici e infermieri che hanno scelto di lasciare la sanità pubblica. Molti sono fuggiti in Paesi come la Francia dove guadagnano di più e non sono costretti a turni massacranti. A sostituirli negli ospedali, sono arrivati i medici e gli infermieri gettonisti, organizzati in cooperative che si spostano a seconda del bisogno, dell’offerta e delle condizioni. All’ospedale Galliera nella città metropolitana di Genova, una ordinaria mattinata al pronto soccorso conta tra gli 80 e 120 accessi al giorno, con picchi che possono arrivare a duecento. “Invecchiando aumentano le malattie. E spesso sono due, tre o quattro malattie messe assieme, cioè abbiamo a che fare con un malato anziano pluripatologico, che ha più bisogno di prestazioni sanitarie, quindi da un lato c’è un costo economico maggiore rispetto ad altre regioni ma, soprattutto, un afflusso nei pronto soccorso più alto che in altre realtà – spiega Paolo Cremonesi, direttore Dipartimento Emergenza del Galliera e presidente Simeu Liguria - Questo aumento implica una congestione, persone che arrivano al pronto soccorso e devono aspettare molte ore per avere erogata la prestazione. La conseguenza è da un lato un afflusso esagerato, dall’altro mancano i posti letto e le persone stanno due, tre o più giorni in barella in attesa di essere ricoverate. Questo boarding è drammatico perché intasa in modo importante i pronto soccorso. Serve una maggior disponibilità di posti letto in area medica e i malati che hanno superato la fase acuta devono poter accedere per il tempo necessario in un reparto di riabilitazione: l’Rsa”. “Soprattutto in area metropolitana siamo sotto il parametro nazionale – continua Cremonesi - La legge Balduzzi del 2012 prevedeva 0,7 posti letto di riabilitazione ogni mille abitanti. Nell’area metropolitana di Genova, dopo il Covid, siamo sotto; quindi, se il reparto per acuti non riesce a mandare in riabilitazione i pazienti, quegli stessi pazienti occupano impropriamente i posti letto. Per questo è necessario che ogni pronto soccorso venga dotato di un ambulatorio per la bassa complessità. Aumentare i posti nelle Rsa serve a diminuire i posti di degenza in ospedale” dice Cremonesi. Sono 404 i posti previsti dal Nuovo Galliera che amplierà lo storico ospedale genovese. I lavori inizieranno nel 2025. Primo passo per affrontare anche l’urgenza di costruire o ristrutturare un’edilizia ospedaliera tra le più vecchie del Nord Italia. “Le pratiche amministrative sono troppo lente a fronte dell’urgenza di una ristrutturazione, come quella parziale del Santa Corona a Pietra Ligure, o di nuova costruzione a La Spezia, Arma di Taggia a Imperia, Erzelli e Galliera a Genova”, conclude Cremonesi. In Liguria “record italiano” di spesa pro capite per visite, esami e farmaci La criticità in Liguria è messa in evidenza anche nello studio nazionale sulla sanità privata dell’Università Bocconi di Milano, attraverso dati Istat del Ministero della Salute. Il recente rapporto fa riferimento al 2023: novecento euro pro capite per visite mediche, esami, assistenza, farmaci e odontoiatria, il 10% in più della media nazionale, un incremento almeno del 40% rispetto al 2022. Tema che fa molto discutere in questa campagna elettorale è, infatti, quello delle liste di attesa sempre più lunghe per la diagnostica programmabile e la prevenzione. “Se manca l’offerta pubblica, il cittadino si rivolge ad altre regioni o alla sanità privata – spiega Francesco Berti Riboli, a.d. della Clinica Villa Montallegro, a Genova – ma le prestazioni sanitarie private in Liguria hanno costi forse anche più bassi che altrove. Per una visita specialistica, alla Montallegro, si parla di una media di 120 euro che può arrivare anche a 250 euro. Una colonscopia semplice 400 euro ma, se prevede anche l’asportazione di una neoformazione, si arriva a 1200/1400 euro”. Chi si rivolge alla sanità privata? Solo i ricchi? “Assolutamente no, alla sanità privata si rivolge chiunque per le visite specialistiche e l’attività diagnostica specialistica. Per gli interventi chirurgici, però, è necessario avere un piano di assistenza per ente di categoria o una polizza assicurativa. Oggi si accede anche ai piani di assistenza forniti dal datore di lavoro nell’ambito del welfare aziendale”. Il problema sociale di una popolazione anziana viene sottolineato anche da chi si occupa di sanità privata. “In Liguria la famiglia è spesso composta da una sola persona, magari con figli che vivono fuori città o molto impegnati che lasciano all’anziano la sola opzione di rivolgersi a una struttura di emergenza che non è però la più appropriata – spiega ancora Berti Riboli - Il Pnrr ha individuato una serie di possibili strutture dimenticandosi di fatto che all’interno di un sistema sanitario è fondamentale la figura umana. La figura umana è quella che si ammala ma è anche quella che assiste e deve essere remunerata e formata adeguatamente, altrimenti non c’è speranza di uscire da questo tunnel. Il problema delle risorse umane è forse non solo italiano ma europeo”. Il Terzo Valico ferroviario e il sogno dei genovesi di raggiungere Milano in meno di un’ora L’altra grande sfida per chi governerà la Liguria è il tema delle infrastrutture per portare la regione fuori dall’isolamento. Un sogno su tutti è raggiungere da Genova, in 50 minuti, Milano e Torino. L’opera è il Terzo Valico ferroviario, la metropolitana del Nord Ovest, Il progetto dell’Alta Velocità nasce nel 1991 con questo intento ma ha dovuto attendere il 2006 per l’approvazione del Cipe, e il 2012 per l’avvio dei cantieri e interamente finanziata con 9 miliardi e mezzo di euro. Ad oggi ci sono ancora delle incognite, seppur la stima per il completamento dell’opera sia fissato al 2027. A cui va aggiunto il tempo necessario al collaudo. “Un viaggio quasi interamente in galleria: 53 chilometri di lunghezza del tracciato di cui 37 in galleria – spiega il commissario straordinario Calogero Mauceri - La nuova linea ad alta velocità permetterà di raggiungere Milano da Tortona in meno di un’ora, contro gli attuali 85 minuti dei treni più veloci. Grazie al nuovo collegamento veloce con Milano, infine, Genova sarà connessa più rapidamente con la dorsale Bologna-Firenze-Roma-Napoli dell’alta velocità nazionale. Inoltre, con il Terzo Valico, i traffici merci dall’Estremo Oriente potranno fermarsi nel porto di Genova, anziché in quelli dei Mari del Nord e consentirà di abbassare i tempi di viaggio delle merci dagli attuali 5/10 giorni ai 3/5 giorni futuri. La riduzione del numero di mezzi pesanti che attraverseranno l’Appennino avrà inoltre come conseguenza una riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, valutabili in milioni di tonnellate visto che il trasporto su ferrovia è di almeno 4/5 volte meno inquinante del trasporto stradale”. Il futuro della Liguria resta poi legato al nodo infrastrutturale. Non solo Terzo Valico, anche il raddoppio ferroviario tra Finale Ligure e Andora, in provincia di Savona. A La Spezia, con la ferrovia pontremolese il progetto di “agganciare” l’Emilia. La previsione del raddoppio integrale della ferrovia pontremolese risale al contratto di Programma. Nel 2014 venne terminato il raddoppio della linea fra Solignano e Fornovo. L’obiettivo è portare a termine l’opera in due fasi.

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