Memoria, antifascismo e nuovi nazionalismi: i richiami di Mattarella

Ricordare vuol dire imparare. Per non ripetere gli errori e gli orrori della storia. Per non sbagliare più. In una parola memoria. E se la memoria rappresenta il filo, l’ago è invece il senso di responsabilità che deve essere proprio di chi Governa, di chi amministra la cosa pubblica. Quell’ago e filo, memoria e responsabilità appunto, che hanno cucito e messo insieme la nostra Costituzione, la Carta fondamentale della Repubblica nata nel dopoguerra, nata dall’antifascismo, costruita sui valori e gli ideali di democrazia e libertà. Ma non per questo meno attuale, come del resto l'attuale contesto geopolitico dimostra. Ed è questo che ripete spesso nei suoi interventi il Capo dello Stato. Doveroso, necessario e utile farlo, si fa sapere, nelle ricorrenze ufficiali innanzitutto. Che non mancano: da Marzabotto, ultima in ordine di tempo, alle lotte partigiane di Cuneo ed Aosta, agli eccidi di Sant’Anna di Stazzema, delle Fosse Ardeatine e di Civitella Val di Chiana. Tutti, e non solo, tragici capitoli della storia italiana. Marzabotto e la lezione di Mattarella e Steinmeier La commemorazione di Marzabotto, dello scorso 29 settembre, luogo simbolo di una delle più inumane stragi naziste, ha rappresentato una missione di memoria. Personale e collettiva. Ma soprattutto istituzionale. Se in molti ricorderanno l'immagine storica del Presidente della Repubblica e del suo omologo sloveno Borut Pahor, mano nella mano davanti alla foiba di Basovizza, ebbene quella dei due Capi di Stato, di Italia e Germania, Sergio Mattarella appunto, e Frank Walter Steinmeier insieme sullo stesso volo presidenziale italiano, per arrivare in Italia, al termine della Visita di Stato a Berlino e Colonia, e rendere omaggio a quelle vittime rappresenta un unicum nelle relazioni diplomatiche tra Paesi, una pagina storica rafforzata dalle parole di Steinmeier. I due presidenti e quel volo presidenziale insieme “Signori, è un cammino difficile venire come Presidente Federale tedesco in questo luogo dell'orrore e parlare a voi. Ma sono profondamente grato per il Vostro invito. E ringrazio lei, caro Presidente Sergio Mattarella, per la possibilità di percorrere anche oggi assieme questo cammino, di essere venuti assieme qui dopo la Sua visita di Stato in Germania". Ma Steinmeier va oltre, e, in perfetto italiano,m dal palco, scandisce: “Mi inchino dinnanzi ai morti e a nome del mio Paese oggi Vi chiedo perdono". Parole dal senso profondissimo, accompagnate dall’altrettanto significativo intervento di Mattarella: "Non dobbiamo mai dimenticare, anche se fatichiamo a comprendere. I fantasmi della storia - sottolinea - non hanno lasciato la storia. Sbagliamo se pensiamo che il razzismo, l'antisemitismo, il nazionalismo aggressivo, la volontà di supremazia siano di un passato che non ci appartiene. Quanto accade ai confini della nostra Unione Europea suona monito severo". I nuovi nazionalismi Non dimenticare e non rimuovere: questo il senso, quindi, del messaggio che arriva da Marzabotto. E così dagli altri tragici teatri della storia italiana di Liberazione, del cui ricordo Mattarella si è fatto carico con determinazione fin dal principio, percorrendo tutte le tappe delle stragi nazifasciste a partire da quella delle Fosse Ardeatine dove volle non a caso aprire il proprio primo settennato. "Può accadere se dimentichiamo", ribadisce preoccupato perché troppi sono i segnali in Europa di un rigurgito di nazionalismi esasperati e di pulsioni neofasciste. Un monito, quindi, perché "la memoria richiama responsabilità". L'avanzata dell'estrema Destra Non ci sono solo i confini dell’Unione europea a preoccupare. Quanto accade a poche centinaia di chilometri, il dramma della popolazione ucraina sottoposta alla guerra, che non è più un terribile ricordo ma una violenta e vicina realtà, lo sconcerto di fronte a una democrazia violata, a confini violati, al diritto internazionale stracciato è solo la terrificante punta di un iceberg, che vede gli egoismi e i nazionalismi estremi contrapporsi alle regole internazionali, all’integrazione tra i popoli e Stati, al multilateralismo, alla voglia di pace. Quanto accade a Berlino, in balia di una recessione economica e di conseguenti possibili difficoltà economiche future, in assenza di un cambio di rotta nella crescita, e quanto accade a Vienna, rappresenta un segnale su cui riflettere. L’avanzata dell’AFD in Germania e del Fpoe in Austria, segue una tendenza che si è già ampiamente manifestata nel cuore della Mitteleuropa, da Varsavia a Budapest. Un’avanzata che porta un pensiero e una nuova linea nel cuore delle istituzioni europee. Che porta Viktor Orbán a tuonare, contro la nuova Commissione di Ursula Von Der Leyen, uno ”state sbagliando tutto”… che segna con forse lo scontro più duro nell'emiciclo del Parlamento Europeo da anni a questa parte. Dai partigiani di Aosta e di Ampezzo Solo pochi mesi addietro, il Capo dello Stato, celebrando gli 80 anni della Resistenza in Valle D’Aosta aveva ammonito sui rischi di un edificio, quello europeo, incompleto che rischia di crollare, di non reggere di fronte alle emergenze, come quella migratoria, climatica o economica. Un edificio da completare come le riforme …tra cui quella del voto a maggioranza. Non a caso. Agire e non stagnare quindi.Anche perché, aveva ribadito, “nessuna sovranità nazionale è capace di affrontare con efficacia i tanti problemi di portata epocale che si pongono davanti all'umanità. Per rendere effettive queste sovranità nazionali occorre investirle insieme", all'interno della "civiltà europea". Come dire: le sovranità nazionali senza l'Ue sono un inganno. E ancora, poco prima ad Ampezzo, in quella Zona libera della Carnia e dell’alto Friuli, culla della nostra Costituzione, aveva rimarcato con nettezza: “Il fascismo, con il regime della Repubblica sociale, è stato complice della ferocia nazista”. I valori del 25 aprile “Senza memoria, non c’è futuro”, quindi. Un avvertimento arrivato quasi in maniera solenne lo scorso 25 aprile… Festa di Liberazione. Luogo: Civitella Val di Chiana, Arezzo, altro teatro della ferocia nazifascista. “Ricorrenza fondante, festa della pace, della libertà ritrovata, e del ritorno nel novero delle nazioni democratiche”. Qui la citazione di Aldo Moro segna un percorso di democrazia indicato al Paese ma anche alla stessa Europa: “Intorno all’antifascismo è possibile e doverosa l’unità popolare, senza compromettere d’altra parte la varietà e la ricchezza della comunità nazionale, il pluralismo sociale e politico, la libera e mutevole articolazione delle maggioranze e delle minoranze nel gioco democratico”. Il Summit Arriaolos: Capi di Stato a confronto Di fronte a un contesto complesso, per non dire complicato, fatto di cambiamenti epocali, nuovi e diversi rispetto al passato, ma ugualmente destabilizzanti per l’opinione pubblica, dagli eventi climatici, alle migrazioni, ai conflitti, il Futuro dell’Unione Europea resta l’obiettivo principale, da salvaguardare. Baricentro dei valori, di democrazia e diplomazia. E proprio di quel futuro si discute al Vertice informale dei Capi di Stato del gruppo Arraiolos, che si tiene quest’anno a Cracovia, in Polonia. 16 Paesi, 16 Capi di Stato che si riuniscono ogni anno. Per discutere e dare degli indirizzi… a volte scontrandosi, a volte confrontandosi.