Al via (dopo lo stop) la lunga marcia delle elezioni regionali: è caccia ai candidati

Liguria: i candidati "congelati" La Liguria va al voto il 27-28 ottobre dopo le dimissioni dell’ex presidente Giovanni Toti, al centro di un’enorme inchiesta giudiziaria. Su carta, lo scandalo metteva la coalizione di centrosinistra in una posizione di partenza quantomeno comoda. Nella realtà, qualsiasi potenziale vantaggio si è presto incagliato nelle complicazioni del cosiddetto campo largo. Da subito, il candidato naturale è sembrato Andrea Orlando, deputato Pd, quattro volte ministro. Ma la richiesta del dirigente ligure di formalizzare la corsa il prima possibile è rimbombata nel silenzio estivo del suo stesso partito. Il Movimento 5 stelle, intanto, ha contrapposto un altro candidato, il deputato Luca Pirondini. Un ballon d'essai: il vero problema per il partito di Giuseppe Conte è un altro: chiudere la porta a Matteo Renzi. Il leader di Italia viva, non proprio invitato, già a giugno ha annunciato l’intenzione di accodarsi in Liguria – e nelle altre regioni – al campo progressista a guida Pd. E dunque la questione ligure rimane appesa al più intricato quadro nazionale: come tenere tutti insieme? Elly Schlein per ora non ha preso in mano la situazione. Orlando ha minacciato di ritirare la propria disponibilità, se non si chiude entro i primi di settembre. Nel centrodestra sono in salita le quotazioni di Ilaria Cavo, ex giornalista, ex assessora, oggi deputata di Noi Moderati. Vicina a Giovanni Toti, è uscita pulita dalle carte dell’inchiesta: nel 2020 rifiutò il pacchetto di voti di scambio della comunità dei riesini di Genova promessi dai fratelli Arturo e Italo Testa. E anzi, si tenne lontana anche dalle cene elettorali che prevedessero la presenza dei due uomini. Non sarebbe del tutto tramontata l’ipotesi di un candidato civico: si fanno i nomi dell’imprenditore Beppe Costa e dell’armatore Stefano Messina. Emilia Romagna: la roccaforte tiene In Emilia Romagna il centrosinistra gioca senza dubbio la sua partita più facile, al netto di soprese o enormi stravolgimenti. Senza travagli, una coalizione larghissima – da M5s a Iv, da Avs ad Azione – si è condensata intorno al nome di Michele Di Pascale, sindaco Pd di Ravenna, 39 anni, più di venti passati a fare politica sul territorio. Il centrodestra ci prova con una candidata moderatissima dal profilo civico, Elena Ugolini, storica preside delle Scuole Malpighi di Bologna ed ex sottosegretaria all’Istruzione del governo Monti, vicina a Comunione e Liberazione. L’ultima rilevazione di Noto Sondaggi fotografa De Pascale in vantaggio di otto punti sull’avversaria. Si vota il 17 e 18 novembre. Umbria: la governatrice in cerca di riconferma L’Umbria è la sfida più difficile da leggere. La posizione della presidente di centrodestra Donatella Tesei, uscente e ricandidata in quota Lega, sembra solida. A luglio il Governance Poll 2024, il sondaggio del Sole 24 ore e Noto che misura il consenso di presidenti di Regione e sindaci, la dava a un buon 57,5 per cento di gradimento . Il centrosinistra punta su un profilo civico: Stefania Proietti, di area cattolica, da otto anni sindaca di Assisi. Anche il suo nome si è guadagnato l’appoggio di un’alleanza extra large, con dentro tutti gli attori del fronte progressista. La speranza è quella di replicare il successo di un’altra sindaca, Vittoria Ferdinandi, che a giugno ha vinto a Perugia con il sostegno di una coalizione altrettanto ampia. Di certo, non mancheranno i fuochi d’artificio: oltre a Tesei e Proietti, sono in campo Stefano Bandecchi, Alternativa popolare, Marco Rizzo, Democrazia sovrana popolare, Moreno Pasquinelli, per il Fronte del Dissenso, Roberto Fiore, per Forza Nuova, e Francesco Miroballo, Umbria autonoma. La data del voto è ancora da definire. 2025: cinque Regioni al voto Il calendario elettorale è fitto anche nel 2025: toccherà a Campania, Veneto, Marche, Puglia e Valle d'Aosta. Gli occhi sono già puntati con una certa attenzione sul Veneto, dove sta per calare il sipario su Luca Zaia, rieletto nel 2020 per il terzo mandato consecutivo con il 76,79 per cento. Il presidente di regione eletto direttamente con la più alta percentuale di voti nella storia. La Lega, pur avendo perso, per ora, il braccio di ferro sul terzo mandato , pretende comunque un candidato della sua scuderia. Fratelli d’Italia, invece, lo reclama per sé – forte anche del primato nazionale che non si riflette nel numero di regioni guidate dal partito di Giorgia Meloni. La scelta potrebbe ricadere, nel caso, sul senatore di FdI Luca De Carlo. In questi giorni, però, ha sparigliato Forza Italia buttando nel mucchio il nome di Flavio Tosi, ex sindaco di Verona, ex leghista, odiato dal suo ex partito. Fumo negli occhi per gli alleati, che subito si sono affrettati a frenare: troppo presto per piazzare bandierine. In Puglia c’è un altro big messo alla porta dal limite dei due mandati: Michele Emiliano. Fra febbraio e marzo si era parlato della possibilità che la regione ricorresse a un espediente legislativo. La Puglia non ha mai recepito la disposizione statale che vieta il terzo mandato. Emiliano, in base alle leggi regionali, potrebbe ricandidarsi. Ma sarebbe troppo alto il rischio di ricorsi. Un’altra opzione sarebbe quella di recepire il limite dei due mandati, ma senza renderlo retroattivo: in questo modo Emiliano sarebbe all’anno zero, con la possibilità di ricandidarsi altre due volte. L’ipotesi per ora non sembra aver preso quota. Anche perché, per la Puglia, il centrosinistra sarebbe già pronto a richiamare da Bruxelles l’ex sindaco di Bari Antonio Decaro, mezzo milione di preferenze alle Europee fra le sue credenziali. Ben più agguerrito è il governatore della Campania Vincenzo De Luca: anche la sua regione, come la Puglia, non ha recepito la legge nazionale. E il presidente ha tutta l’intenzione per approfittarne e prendersi un terzo mandato. Poco conta la contrarietà del suo stesso partito . Con la segretaria del Pd Elly Schlein, poi, l’alchimia non è mai partita. Nessuno dei due ha mai fatto troppo per smentirlo. Per dire, De Luca, a gennaio, raccontava il Pd schleiniano “a metà fra Lotta Continua e lo Zecchino d’oro”. Anche nel centrodestra si stanno portando avanti con gli screzi in anticipo di un anno : l'eurodeputato e coordinatore campano di Forza Italia Fulvio Martusciello si è sostanzialmente autocandidato. Subito fermato da Fratelli d’Italia che punta a mettere in pista un proprio nome anche in Campania.