La Commissione Covid è ai blocchi di partenza ma parte in salita

La Commissione Covid è pronta a iniziare. Dopo quasi sei mesi di stallo dovuto al tentativo delle opposizioni di bloccarne l’avvio, sono stati nominati i trenta membri che ne faranno parte e che dovranno indagare sull’operato del governo durante la pandemia di COVID-19. In particolare, sotto la lente della Commissione sarà il presidente del Consiglio di allora Giuseppe Conte, il ministro della Salute, Roberto Speranza, oltre agli altri ministri del governo e gli esperti selezionati per consigliarne le scelte. Di fatto, il Parlamento e l’esecutivo attuale indagheranno su quello precedente. La difficile partenza della Commissione La proposta di legge per istituire la Commissione d’inchiesta bicamerale sulla pandemia è stata approvata definitivamente dal Parlamento il 14 febbraio 2024. Il testo della legge unisce tre diverse proposte – di Fratelli d’Italia, della Lega e di Italia Viva – ed è stato approvato con i voti dei partiti di maggioranza e del partito di Matteo Renzi. Contrari invece il PD, il Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi-Sinistra e Azione. Le commissioni parlamentari d’inchiesta, previste dalla Costituzione, sono organi interni della Camera e del Senato che si occupano di approfondire questioni di pubblico interesse. Indagano con gli stessi poteri dell’autorità giudiziaria, ma non possono disporre misure cautelari né stabilire condanne. La Commissione Covid è composta da quindici senatori e quindici deputati, nominati dai presidenti delle rispettive Camere in proporzione al numero dei componenti dei gruppi parlamentari. Solitamente, i nomi dei membri sono suggeriti dai gruppi ai due presidenti. Ma dal momento che i partiti di opposizione si sono detti fin da subito contrari all’istituzione di questa Commissione – ritenuta eccessivamente “politica” – per mesi hanno temporeggiato sulla scelta dei propri rappresentanti, sperando di convincere la maggioranza a tornare sui propri passi. All’inizio di agosto però i presidenti di Camera e Senato hanno deciso di sbloccare la situazione scegliendo i membri autonomamente, i quali decideranno poi se parteciparvi o meno. Una volta eletto l’ufficio di presidenza al suo interno, la Commissione potrà iniziare a riunirsi. I nomi dei componenti I nomi dei senatori scelti da La Russa sono: Alfredo Bazoli, Giovanni Berrino, Francesco Boccia, Claudio Borghi, Peppe De Cristofaro, Guido Quintino Liris, Marco Lisei, Lucio Malan, Raffaella Paita, Stefano Patuanelli, Massimiliano Romeo, Licia Ronzulli, Luigi Spagnolli, Francesco Zaffini e Ignazio Zullo. I nomi dei deputati selezionati da Fontana sono: Alberto Bagnai, Vittoria Baldino, Stefano Benigni, Simona Bonafè, Chiara Braga, Alice Buonguerrieri, Francesco Ciancitto, Paolo Ciani, Francesco Filini, Simona Loizzo, Roberto Pella, Matteo Richetti, Francesco Silvestri, Andrea Tremaglia e Luana Zanella. I compiti L’articolo 3 della legge che istituisce la Commissione ne stabilisce anche i compiti che, in totale, sono 28. Al primo punto si legge che i commissari dovranno “valutare l'efficacia, la tempestività e i risultati delle misure adottate dal Governo e dalle sue strutture di supporto al fine di contrastare, prevenire e ridurre la diffusione e l'impatto” del Covid. Si valuterà, tra le altre cose: la legittimità dello stato di emergenza; le ragioni del mancato aggiornamento del piano pandemico; la presenza, assenza e adeguatezza dei dispositivi medici necessari e l’acquisto di dispositivi di protezione individuale dalla Cina; i contratti di appalto e di concessione firmati durante l’emergenza sanitaria, tra cui quelli per l’acquisto di banchi a rotelle per le scuole. Si discuterà poi di green pass e lockdown, “valutando – si legge – se tali misure fossero fornite di adeguato fondamento scientifico” e se abbiano rispettato “i diritti umani”. E infine, i vaccini: si verificherà “l’acquisto delle dosi, l’efficacia del piano vaccinale predisposto” e si dovrà “stimare e valutare l'incidenza che i fatti e i comportamenti emersi nel corso dell'inchiesta possono avere avuto sulla diffusione dei contagi, sui tassi di ricovero e di mortalità per COVID-19 nonché sugli eventi avversi e sulle sindromi post-vacciniche denunciati”. Grandi assenti sono le Regioni che pure gestiscono in piena autonomia la sanità sul proprio territorio. La Commissione non indagherà né sul loro operato né su quello di singoli ospedali, strutture sanitarie, RSA. Questo punto è il più contestato da parte delle opposizioni che in diverse occasioni hanno chiesto e proposto alla maggioranza di ampliare il raggio di indagine della Commissione, senza successo. La Commissione non indagherà sull'operato delle Regioni “Se la maggioranza avesse accolto la nostra richiesta di ampliare lo spettro dell’indagine anche alle Regioni noi avremmo votato a favore dell’istituzione della Commissione, non abbiamo nulla da nascondere”. A dirlo, a Sky TG24 Insider, è Stefano Patuanelli, capogruppo al Senato del Movimento Cinque Stelle, ministro dello Sviluppo Economico del governo Conte II e membro della Commissione Covid. “Invece così è palese l’obiettivo politico della maggioranza, che vuole giudicare l’operato del governo Conte II nel momento forse più complicato della storia della Repubblica italiana”. A questa obiezione risponde, al telefono con Sky TG24 Insider, un altro membro della Commissione, capogruppo al Senato di Fratelli d’Italia, Lucio Malan: “Diverse Regioni hanno già istituito una propria commissione d’inchiesta e questo spiega perché non siano state comprese nello scopo di quella parlamentare. I consigli regionali sono la sede giusta per valutare come è stata gestita l’emergenza in Regione. E dove non ci sono già, si fa sempre in tempo a istituirle”. Le Regioni si sono mosse sul tema in ordine sparso. Alcune hanno avviato commissioni e indagini già nel 2020, a pandemia ancora in corso . Altre hanno concentrato le proprie indagini su un settore specifico, come ha fatto la Toscana con la Commissione sui vaccini. In Lombardia, ad esempio, l’attività della Commissione si è conclusa con una spaccatura tra maggioranza e opposizione, senza una sintesi finale utile a porre le basi per una risposta efficace a una possibile futura pandemia. Scopo che sarebbe anche quello della Commissione parlamentare, secondo quanto afferma Malan: “Comprendere meglio come si è affrontata l’emergenza per poterne affrontare una eventuale futura nel modo migliore, prendendo il meglio di quanto si è fatto ed evitando errori”. Scopo irraggiungibile, dice Patuanelli: “Mi aspetto che non esca nulla di utile, solo una critica politica al governo Conte II. Una commissione seria non può non prendere in considerazione ciò che è accaduto a livello regionale. Senza pensare che le Regioni siano state il problema a priori ma, per come è costruito il nostro sistema sanitario, alcuni problemi sono nati lì e questo va considerato nella valutazione”. L'ipotesi di una commissione esterna Se si guarda all’estero si vede come alcuni Stati – un esempio è il Regno Unito – abbiano deciso di affidare a una commissione esterna, politicamente indipendente e composta da competenze provenienti dalla scienza, dall’economia e dalla società le indagini su quanto accaduto durante la pandemia. Un’idea condivisibile, secondo il senatore 5Stelle, che sottolinea come una commissione esterna “potrebbe aiutare ad evitare di commettere gli stessi errori in futuro”. Di parere opposto Malan: “Di indipendente c’è già la magistratura, il Parlamento fa un altro lavoro. Nulla vieta di avere ulteriori commissioni ma la Costituzione parla solo di quelle parlamentari” e con quella si procede. Sarà utile, continua il senatore di Fratelli d’Italia, a fare chiarezza e a confrontarsi, con trasparenza, “dopo che le richieste di audizione e le interrogazioni sono sempre state respinte”. “Le audizioni che si terranno in Commissione saranno proporzionali tra i gruppi. Ci sarà un confronto tra opinioni diverse”, assicura Malan, anche se ovviamente nei numeri la maggioranza resta tale nella composizione della Commissione. La questione dei vaccini Particolarmente attenzionata è la scelta di nominare tra i membri di maggioranza anche il senatore leghista Claudio Borghi, noto per la sua contrarietà a Green Pass e chiusure e accusato di posizioni vicine ai Novax , e lo stesso Lucio Malan, autore di un post sui social lo scorso aprile in cui chiedeva di far chiarezza sulle cause del malore del calciatore Evan N’Dicka, simbolo di episodi “troppo frequenti”, scriveva. Parole in cui molti hanno letto un riferimento a potenziali affetti avversi dei vaccini. Un tema, quello dei vaccini, su cui ora Malan sottolinea: “Non ho dubbi ma ho memoria. Si era detto che con le prime due dosi non ci si sarebbe più ammalati. Poi ce n’è voluta una terza e milioni di italiani hanno preso il Covid anche dopo il vaccino. Ricordo che qualcuno diceva, in ambito politico e scientifico, di avere certezze sulle quali si è basata l’obbligatorietà di fatto della vaccinazione e la privazione dei diritti civili ad alcune persone. E poi si è visto che non si trattava di certezze”. Una consapevolezza successiva che, sottolinea al contrario Patuanelli, “dimostra che la gestione, in quel momento, era molto complessa. Un errore di questa Commissione è voler giudicare le scelte di allora con le conoscenze di oggi”. “Nessuno pretenderà che le persone rispondano di cose che non si sapevano allora, ma si chiederà a chi prendeva le decisioni quali fossero gli elementi su cui si basava per farlo”, assicura al contrario Malan. L'inchiesta giudiziaria Tra chi ha già condotto e concluso le indagini per stabilire se siano stati commessi errori nella gestione della pandemia ci sono diverse procure. L’inchiesta principale è stata portata avanti da quella di Bergamo che ha indagato Conte e Speranza per il reato di epidemia colposa, per accertare possibili responsabilità nell’aumento dei contagi e dei decessi a causa della diffusione del Covid-19, con particolare riferimento alla mancata istituzione di una “zona rossa” a marzo 2020 nella zona di Alzano e Nembro. Un fascicolo poi passato, per competenza, al Tribunale dei Ministri di Brescia che si occupa dei reati di cui sono accusati i membri del governo. A giugno 2023, su richiesta della stessa procura bresciana, il Tribunale ha archiviato l’inchiesta perché “il fatto non sussiste”.