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Forza Italia, e ora cosa succede dopo la morte di Berlusconi?

Politica

Massimo Leoni

©IPA/Fotogramma

Il leader azzurro è deceduto dopo una lunga battaglia contro la leucemia mielomonocitica cronica. Oggi ciò che rimane della creatura di Silvio Berlusconi vale tra il 5 e il 10% dei voti di chi alle urne continua a recarsi. L’eredità politica è dunque questione che si è molto ridimensionata negli ultimi anni, a mano a mano che il Cavaliere allentava la presa sul partito

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Forse giova distinguere tra l’importanza del personaggio e la dimensione della sua eredità politica. Dieci o quindici anni fa, le due cose erano, entrambe, enormi. Oggi resta tale la prima, evidente in qualsiasi cronaca, anche in attesa di una valutazione storica, di più lungo periodo. L’eredità politica, invece, è questione che si è molto ridimensionata negli ultimi anni, a mano a mano che il Cavaliere allentava la presa sul partito e disperdeva così gran parte del consenso di Forza Italia: di tipo spiccatamente personale, prima ancora – e forse a prescindere – dalla politica e dalla visione del mondo (ADDIO BERLUSCONI. LO SPECIALE - GLI AGGIORNAMENTI).

Un partito a eredità limitata

Oggi ciò che rimane della creatura di Silvio Berlusconi vale (tra ultimi risultati e ultimi sondaggi) tra il 5 e il 10% dei voti di chi alle urne continua a recarsi. Non irrilevante, certo. Ma non tale da cambiare l’attuale panorama politico. In realtà ci ha pensato lo stesso Berlusconi a riorientarlo, qualche mese fa, con le decisioni – forse non solo sue – che hanno riguardato l’organigramma e quindi il ruolo politico di Forza Italia, ad oggi. La strada voluta da Berlusconi è coerente con il suo pensiero di sempre e porterebbe a un partito unico di centrodestra, contenitore di visioni anche diverse, sul modello dei repubblicani americani.

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La conseguenza più evidente di quella strada è che, all’interno del governo e della maggioranza Forza Italia ha dismesso l’atteggiamento iniziale che era quello di coscienza critica e moderata all’interno di una coalizione, la più a destra della storia repubblicana. L’eredità politica del cavaliere è portare in Europa il modello italiano, l’alleanza vincente tra popolari e conservatori (anche quelli che sull’Europa hanno sempre riversato grande scetticismo) con la speranza di coinvolgere liberali e macroniani. In Italia questo significa avvicinare sempre di più le idee, le classi dirigenti, gli elettori di Fratelli d’Italia e Forza Italia, fin quando una fusione apparirà una naturale conseguenza. Un processo che, si consumasse prima delle prossime elezioni politiche, eviterebbe anche il problema – e forse l’imbarazzo - di contarsi.

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Renzi e la strada alternativa

Esiste uno scenario alternativo? Sì, esiste. Anche se non sembrerebbe coerente con le ultime volontà politiche del fondatore. Un’area politica ed elettorale affine a quella di Forza Italia si è andata formando, tra grandi speranze e clamorosi passi falsi, negli ultimi mesi. Calenda, Renzi e il cosiddetto terzo polo. Soprattutto l’ex segretario del Pd non ha fatto mistero di puntare all’elettorato azzurro. Renzi è e si definisce – con sempre maggiore naturalezza - un liberale, come la rivoluzione sempre incompiuta del cavaliere. La stima e la simpatia di Berlusconi per lui era nota. Alcune affinità caratteriali, evidenti. L’idea di diventare l’erede del cavaliere esige sfrontatezza. Dote che certo non fa difetto al senatore semplice di Rignano.

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