Il Consiglio dei ministri, slittato a causa dei chiarimenti chiesti da Bruxelles sulle riforme, ha approvato il testo del Piano nazionale di ripresa e resilienza. La fumata bianca al termine di una lunga giornata e dopo una telefonata tra Draghi e la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. Verso la risoluzione anche del nodo Superbonus: Franco si impegna per il rinnovo nella manovra
Alla fine, dopo un'attesa durata quasi una giornata intera, è arrivato il via libera. Il Consiglio dei ministri ha discusso e licenziato il Piano nazionale di ripresa e resilienza dopo aver ottenuto il "disco verde" dalla Commissione europea. Il piano “nel suo complesso è chiuso”, restano "questioni molto marginali su cui la discussione con
Bruxelles continua". Oltre al via libera dell'Ue, decisivo anche l'impegno dell'Economia Daniele Franco per la proroga nel 2023 del Superbonus. Tra i contenuti del testo, invece, si segnalano l'eliminazione dei concorsi semplificati per la scuola inizialmente previsti, le clausole di condizionalità per l'occupazione di donne e giovani volute dal Pd, e la destinazione a politiche per il Sud del 40% dei fondi totali.
Il lungo sabato di Mario Draghi
Nel corso della giornata, Draghi si è ritrovato a trattare tra due fuochi: i rilievi della Commissione europea - impasse sbloccato con una telefonata con Ursula von der Leyen, anche se fonti europee parlano di "rifiniture" ancora in corso - e le tensioni con maggioranza e opposizione su metodo e contenuti del piano. Il Consiglio dei ministri che ha esaminato il Recovery Plan, convocato inizialmente alle 10 del mattino, è slittato in tarda serata proprio a causa dell'interlocuzione con Bruxelles, iniziando poco dopo le 22.
La telefonata con von der Leyen
Il dialogo con Bruxelles è proseguito tutto il giorno. A sbloccare la la situazione è stata una telefonata di Draghi con la presidente della Commissione von der Leyen, alla quale il premier ha dato la sua garanzia del cambio di passo per assicurare la messa a terra degli investimenti e, soprattutto, la realizzazione delle riforme necessarie alla ripresa. In serata fonti europee parlano di "rifiniture" ancora in corso nell'interlocuzione tra Roma e Bruxelles, ma da Palazzo Chigi fanno sapere che il Piano "nel suo complesso è chiuso". Bruxelles aspetta il documento ufficiale entro il 30 aprile e ha chiesto più dettagli sulle riforme per evitare una bocciatura: la task force del ministero dell'Economia che ha gestito la fase di preparazione del piano non ha mai smesso di confrontarsi con i tecnici della Commissione Ue per evitare problemi nella fase successiva, quella in cui prima i commissari e poi l'Ecofin saranno chiamati ad approvare il Pnrr e a garantire, così, il primo anticipo da 24 miliardi entro l'estate (COSA PREVEDE).
Le tensioni sul Superbonus
Va registrata poi la fibrillazione tra i partiti: sui contenuti la battaglia più dura è stata quella sul Superbonus, posto come condizione necessaria dal M5s che ha chiesto garanzie "nero su bianco" e si è ritrovato affiancato sul tema da Forza Italia. Sulla proroga dell'incentivo al 110% per le ristrutturazioni green e antisismiche la bozza del Recovery è ambigua, si parla di un rinnovo della misura introdotta a maggio scorso con il decreto Rilancio "dal 2021 al 2023", ma le risorse - in tutto 18,5 miliardi tra Recovery e fondo extra - sono le stesse già previste dal vecchio piano di gennaio che però, di fatto, contemplava le estensioni già introdotte con la legge di Bilancio (scadenza a giugno 2022, per i condomini a fine del prossimo anno e allungamento fino a giugno 2023 solo per le case popolari). Sul punto è intervenuto il ministro dell'Economia Daniele Franco, che si è impegnato a inserire la proroga del Superbonus in manovra. Ciò si svilupperà, spiegano le stesse fonti, dopo una valutazione sugli effetti della misura da fare dopo l'estate sulla base dei dati disponibili. Se questa valutazione sarà positiva, le risorse potranno essere inserite nella legge di bilancio. Una svolta accolta come un successo dai ministri di Forza Italia. I malumori sono aumentati anche per quell'accenno a Quota 100 che non sarà rinnovata.
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Le fibrillazioni tra maggioranza e opposizione
A creare tensione è stato anche il metodo e lo schema della governance ancora da definire sul fronte della “regia politica”: il riserbo con cui si è lavorato sulle bozze, circolate solo ieri, 23 aprile, non è piaciuto nemmeno ai ministri. L'opposizione intanto si è inserita parlando di "democrazia sospesa" con Giorgia Meloni che accusa il governo di mancanza di informazioni: "Anche l'indecenza ha un limite. Mancano meno di 48 ore dalle sedute parlamentari e il Recovery Plan non è stato ancora nemmeno pubblicato". Il Pd, sottolinea il segretario Enrico Letta, chiede che ci sia un vincolo chiaro, nei contratti di appalto per i progetti del Recovery, che garantisca più occupazione per donne e giovani. Per Forza Italia servono "correttivi su politica industriale, rigenerazione urbana, fondi per il Sud" che non devono essere "meno del 40%", come chiarisce il coordinatore di Fi, Antonio Tajani.
I contenuti del Recovery Plan
La bozza del testo consta di più di 300 pagine, nelle quali si descrive l'Italia tra 5 anni, e prevede sei missioni: digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura, con 42,5 miliardi; rivoluzione verde e transizione ecologica con 57 miliardi; infrastrutture per la mobilità sostenibile con 25,3 miliardi; istruzione e ricerca con 31,9 miliardi; inclusione e coesione con 19,1 miliardi; salute con 15,6 miliardi. E "comprende un ambizioso progetto di riforme" con "quattro importanti riforme di contesto - p.a, giustizia, semplificazione della legislazione e promozione della concorrenza". Ci sono poi la "modernizzazione del mercato del lavoro; il rafforzamento della concorrenza nel mercato dei prodotti e dei servizi" e la riforma del fisco, anche in chiave ambientale.