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Cdm approva Def, via libera anche a 55mld di scostamento. Gualtieri: “Intervento poderoso”

Politica

Il ministro dell'Economia: "Necessario per aiutare il Paese". Il sottosegretario Fraccaro: “Una delle maggiori manovre di sempre, serve per realizzare cura shock”. Nella bozza previsto un decreto per una “drastica semplificazione” di settori come appalti ed edilizia

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Dopo circa tre ore di riunione il Consiglio dei ministri ha approvato il Def, il Documento di economia e finanza, insieme con la relazione al Parlamento per chiedere l'autorizzazione a uno scostamento di bilancio pari a 55 miliardi di euro, con lo sforamento del deficit al 10,4% del Pil, in vista del decreto di aprile legato all’emergenza coronavirus (GLI AGGIORNAMENTI - LO SPECIALE - “IO RESTO A CASA” - GRAFICHE). "Un intervento poderoso, senza precedenti, necessario per sostenere e aiutare il Paese in questo momento così difficile e provare a ripartire tutti insieme", ha commentato il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri su Facebook. E ancora: "55 miliardi per le famiglie, per le imprese, per la sanità e ulteriori risorse per la liquidità e per proteggere le nostre aziende e poi cancelliamo tutti gli aumenti Iva previsti per i prossimi anni".

Le novità

Tra le novità contenute nella bozza del Documento c'è l'annuncio di un nuovo decreto contenente un pacchetto di misure per una “drastica semplificazione” in settori come “appalti, edilizia, commercio e controlli”, cruciali per il rilancio degli investimenti, e oltre 3 miliardi di euro di entrate provenienti da privatizzazioni per i prossimi due anni. Nel documento l'epidemia di Covid-19 viene indicata come un “cigno nero”, senza il quale “l’economia italiana avrebbe potuto registrare un ritmo di crescita in graduale miglioramento nell’anno in corso”. Sullo scostamento, il sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro, ha detto che si tratta di “una delle più grandi manovre di sempre, necessaria per realizzare la cura shock che serve ad affrontare questa fase di difficoltà che il Paese sta attraversando”.

Non si fermano le privatizzazioni

Relativamente al processo di privatizzazione per contenere il debito pubblico, il Def indica che questo non si fermerà con l’epidemia di Covid-19. Il target indicato dal governo - più di 3 miliardi provenienti da “privatizzazioni e altri proventi finanziari” - vale infatti sia per il 2020 sia per il 2021, pari allo 0,2% del Pil. Nell’ultima nota di aggiornamento dell’inverno scorso si prevedevano per quest'anno e il prossimo le stesse percentuali, comprensive però dei dividendi straordinari delle partecipazioni pubbliche.

Semplificazioni e deroghe

L’esperienza dell’emergenza attuale, si sottolinea nella bozza, può essere di insegnamento per introdurre semplificazioni di tipo permanente e non più solo eccezionale. In particolare, si stanno preparando misure “di natura temporanea ed eccezionale, per accelerare subito la ripartenza economica riducendo gli oneri amministrativi e semplificando il regime dei controlli, da incentrare soprattutto sul contrasto all’inerzia delle pubbliche amministrazioni”. Ma si guarda anche alla costruzione di “una disciplina a regime ampiamente semplificata, ricondotta ai livelli minimi richiesti dalla normativa europea, orientata alla crescita e alla innovazione, improntata a criteri di qualità della regolazione e di più agevole e sicura attuazione da parte degli amministratori pubblici, con tempi certi”. Nella bozza si precisa anche che la crisi sanitaria “impone di accelerare il processo di digitalizzazione”.

Il “cigno nero” dell’epidemia

“Se non si fosse materializzato il cigno nero della crisi epidemica”, si legge ancora nella bozza del Def, la “ripresa” prevista per l’anno in corso “avrebbe condotto a una modesta espansione nel primo trimestre dell’anno, rendendo raggiungibile la previsione di crescita annua dello 0,6% formulata nella Nadef di settembre 2019”.

Nel 2020 consumi in calo del 7,2%

Nella bozza del Def sono contenute anche alcune previsioni sull’impatto della crisi sanitaria su consumi e investimenti. I primi, quest’anno, dovrebbero registrare un calo del 7,2%, mentre gli investimenti fissi lordi si ridurranno del 12,3%. Le esportazioni sono previste contrarsi del 14,4% e le importazioni del 13,5%. Si tratta in questo caso di andamenti analoghi a quelli riscontrati in occasione della precedente crisi finanziaria globale del 2008-2009.

Pil, a marzo il calo peggiore

“I dati sulla produzione e i consumi di elettricità, i trasporti e la fatturazione elettronica testimoniano di un calo senza precedenti dell’attività economica”, si legge ancora nel documento. Secondo le stime “il mese di marzo registrerebbe il più forte calo congiunturale, seguito da un’ulteriore contrazione in aprile tenuto conto della decisione di mantenere in vigore le misure di contrasto all’epidemia”. A ciò seguirebbe un parziale recupero del Pil in maggio e giugno, “consentito dal graduale rilassamento delle misure di controllo attualmente in vigore”. La contrazione del Pil su base trimestrale “sarebbe pari al 5,5% nel primo trimestre e 10,5% nel secondo trimestre”. A queste forti cadute seguirebbe “un rimbalzo del 9,6% nel terzo trimestre e del 3,8% nel quarto, che tuttavia lascerebbe il Pil dell’ultimo trimestre ad un livello inferiore del 3,7% rispetto allo stesso periodo del 2019”. Sull’anno si prevede una contrazione dell’8%.

Redditi giù del 5,7%

Nel 2020, prosegue il Def, i redditi dei lavoratori dipendenti in Italia diminuiranno del 5,7%, anche per il ricorso massiccio alla cassa integrazione. La riduzione sarà comunque più contenuta di quella della spesa delle famiglie, la cui propensione al risparmio aumenterà superando il 13% su base annua. I redditi dovrebbero tornare a crescere nel 2021, con un aumento del 4,6%.