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Referendum contro il taglio dei parlamentari, raggiunto il numero di firme: depositate 71

Politica

Erano necessarie 64 firme dei senatori, ma ne sono arrivate 7 in più. Se non ci saranno problemi, partirà l’iter del referendum costituzionale. Nelle ultime ore ritiri di esponenti Pd e M5S ma anche sostanzioso appoggio dai senatori leghisti

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È stato raggiunto e superato il numero minimo di firme che serviva per chiedere il referendum sul taglio dei parlamentari, contenuto nella riforma costituzionale approvata lo scorso ottobre (COSA PREVEDE – COME CAMBIANO CAMERA E SENATO). I tre promotori del referendum - Andrea Cangini (Fi), Tommaso Nannincini (Pd) e Nazario Pagano (Fi) - hanno depositato in Cassazione 71 firme di senatori. Sono state superate, quindi, le 64 firme necessarie: un quinto del totale dei senatori. Se non ci saranno problemi, si avvierà l’iter del referendum che confermerà o bloccherà la riforma. Secondo fonti parlamentari, nelle ultime ore sarebbe arrivato un sostanzioso appoggio anche da parte di senatori leghisti. Alcuni senatori del M5S e del Pd, invece, hanno ritirato le loro firme all’ultimo momento. “Non hanno resistito alla voglia di tenersi strette le poltrone e a quanto pare è arrivato 'l'aiutino' della Lega”, hanno commentato fonti pentastellate.

Alcuni senatori di Pd e M5S ritirano firme

In mattinata Mario Michele Giarrusso, senatore del M5S, ha ritirato la sua firma. "L'ho ritirata perché la mia posizione è stata strumentalizzata da alcuni e travisata da altri", ha scritto su Facebook. “Rimango dell'idea – ha aggiunto – che dare la parola ai cittadini con un referendum confermativo senza quorum è una scelta in linea con la nostra storia di impegno per la democrazia diretta. Purtroppo però, queste argomentazioni, non sono state né recepite e né tantomeno comprese”. Anche i senatori del Pd Francesco Verducci e Vincenzo D'Arienzo hanno ritirato le firme. “Consideriamo un risultato politico importante, per niente scontato, aver raggiunto un accordo che impegna le forze di governo ad approvare una nuova legge elettorale proporzionale e il deposito del conseguente disegno di legge. Introdurre il proporzionale è l'unico modo per salvaguardare la rappresentanza politica e sociale che è alla base della nostra democrazia rappresentantiva e per evitare il rischio di pesanti distorsioni dovuto al taglio dei parlamentari”, hanno spiegato.

I radicali avevano raccolto 669 firme su 500mila

Per promuovere il referendum sulla riforma che taglia il numero dei parlamentari, il Partito radicale aveva raccolto 669 firme: ne sarebbero servite 500mila. Le firme sono state comunque depositate in Cassazione. "Abbiamo voluto verbalizzare la violenta censura attuata dai media e dal servizio pubblico”, ha spiegato il segretario del Partito radicale, Maurizio Turco. Il Partito radicale, ha aggiunto, è contrario alla riforma "che prevede la cessione di rappresentanza da parte dei cittadini". Turco aveva anche lanciato un appello a Matteo Salvini: “Consenta che si faccia il referendum".

Il taglio dei parlamentari approvato lo scorso ottobre

Il raggiungimento del numero di firme tra i senatori è arrivato a due giorni dalla scadenza del termine per la presentazione della richiesta del referendum contro il taglio dei parlamentari. Nei giorni scorsi diversi ritiri, tra cui quattro senatori di Fi vicini a Mara Carfagna, avevano messo in dubbio la consultazione. Ma a "salvare" il referendum sarebbero stati i senatori leghisti. Senza le urne la legge entrerebbe subito in vigore. La riforma è stata approvata definitivamente (in doppia lettura, essendo costituzionale) lo scorso ottobre: riduce il numero dei parlamentari da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori. Ora l'ultima parola potrebbe passare al referendum confermativo, per cui non è necessario il quorum degli elettori.