Migranti, decreto Di Maio-Bonafede: 4 mesi per i rimpatri. Gabrielli contro multe a Ong

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I ministri hanno presentato le novità: accorciati a 4 mesi i tempi per decidere "se un migrante può restare". Allargato l'elenco dei Paesi sicuri. Prudente Lamorgese: "Nessuno ha la bacchetta magica". Il capo della Polizia intanto critica una norma dei decreti sicurezza

Rimpatri in tempi più veloci e una lista di 13 Paesi disponibili ad un accordo sul tema. I ministri degli Esteri Luigi Di Maio e della Giustizia Alfonso Bonafede hanno presentato il decreto ministeriale con cui il governo interviene sulla questione migranti (LO SPECIALE). In una conferenza stampa di presentazione alla Farnesina sono stati confermati i punti già in parte preannunciati nei giorni scorsi.

Di Maio: con decreto riduciamo a 4 mesi tempi rimpatri

"E' stato un lavoro di squadra: ringrazio Bonafede, Conte e Lamorgese perché noi stamattina firmiamo il decreto ministeriale che ci permette di portare le misure per stabilire se un migrante può stare in Italia da due anni a 4 mesi", ha detto Di Maio. "Presentiamo un decreto che non urla ma fa i fatti". Si tratta solo del "primo step del nostro piano per i rimpatri sicuri". "Negli ultimi quattordici mesi è stato tutto fermo sui rimpatri, siamo ancora all'anno zero. Non credo che la redistribuzione sia la soluzione definitiva" ma "lo step importante è fermare le partenze".

Di Maio: 13 i Paesi interessati dal decreto rimpatri

I Paesi inseriti nel nuovo decreto interministeriale che prevede di accorciare i tempi per i rimpatri dei migranti sono Algeria, Marocco, Tunisia, Albania, Bosnia, Capo Verde, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro, Senegal, Serbia e Ucraina. Sui circa 7.000 arrivi di quest'anno, ha spiegato Di Maio, "oltre un terzo appartengono a uno di questi Paesi. Per molte di queste persone dobbiamo attendere due anni ora per oltre un terzo degli arrivi acceleriamo le procedure". "I Paesi che sono in questo decreto sono i Paesi che abbiamo individuato dopo il lavoro dei nostri ministeri", ha aggiunto spiegando che con alcuni di essi, come il Marocco, ci sono già accordi in essere ma che finora non sono stati implementati. "E' solo il primo step - ha ribadito - la lista potrà essere aggiornata in seguito con altri Paesi". Per completare gli accordi, ha detto ancora, sarà fondamentale il ruolo della cooperazione allo sviluppo. Nelle prossime settimane, ha concluso, "farò vari viaggi in alcuni di questi Paesi per riuscire ad accelerare le procedure di rimpatrio".

"Decreto non comporta oneri di spesa"

"Il fondo rimpatri, che può arrivare fino a 50 milioni di euro, non è il fondo che ci serve per pagare le spese di rimpatrio ma il fondo che ci permette di implementare gli accordi attraverso i progetti di cooperazione allo sviluppo", ha spiegato Di Maio precisando che "oggi il fondo dispone di cifre irrisorie, 2-4 milioni di euro, ma può arrivare fino a 50 milioni". Poi ha annunciato che "non ci sono oneri di spesa per la semplice ragione che questo tipo di decreto inverte l'onere della prova". Ha anche promesso: "Per tutti i casi in cui si dovessero verificare discriminazioni la nostra costituzione, le nostre leggi tutelano i diritti dell'individuo. Verificheremo con le nostre strutture che non ci siano violazioni dei diritti dell'individuo". Infine un cenno al decreto sicurezza bis: "Non c'è nessuna volontà di mettere in contrapposizione questo decreto ad altri provvedimenti. Per quanto riguarda quelle normative c'erano osservazioni del presidente della Repubblica che andranno recepite ma non riguardano questo genere di decreti".

Bonafede: decreto dimezza procedura protezione

Soddisfatto anche il ministro Bonafede: "Con questo decreto, avendo un elenco di Paesi sicuri, si permette di dimezzare tutta la procedura" della protezione internazionale. "I magistrati fanno già un lavoro importantissimo, riescono a smaltire tantissime di queste domande e voglio ringraziarli pubblicamente. Tuttavia con un incremento così importante oggi questo decreto dà alla Giustizia un aiuto importante", ha sottolineato il ministro della Giustizia. 

Lamorgese: "Nessuno ha la bacchetta magica"

Il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese dal canto suo ha manifestato prudenza: "L'immigrazione è un problema strutturale, nessuno ha la bacchetta magica - ha detto il ministro parlando a margine della conferenza stampa che si è tenuta a Milano dopo il Comitato nazionale per la Sicurezza pubblica - Sicuramente il decreto può essere utile a diminuire i tempi medi ma è difficile ora dire se saranno di un mese o due mesi". E sul 2019 ha fornito il numero dei rimpatri: 5.261, contro i 6.820 del 2018 e i 6.514 del 2017. "I ricollocamenti non sono una soluzione - ha poi precisato Lamorgese - In una materia complessa come quella dell'immigrazione ci sono anche altre questioni importanti, come i corridoi umanitari". E ha concluso: "Malta è un preaccordo, per ora sarà importante raggiungere un numero di Stati coinvolti che permetta una diversa gestione del problema".

Gabrielli: su multe a Ong non sono d’accordo

Sul tema immigrazione oggi ha parlato anche il capo della polizia Franco Gabrielli, intervenuto al Festival delle città in corso a Roma. "I rimpatri si fanno solo se ci sono forti accordi con i Paesi di origine" perché per quei Paesi chi emigra diventa fonte di reddito, ha detto. Poi ha commentato anche i decreti sicurezza del precedente governo: "Non sono d'accordo sulle multe alle Ong. Ma è sbagliato dire che i due decreti sicurezza non siano del tutto corretti. Alcune cose sono positive: ad esempio, chi manifesta deve farlo pacificamente e non giudicare le forze dell'ordine come dei punching ball”. Il capo della Polizia ha infine detto che "in Italia non esiste una modalità di accesso lecito e a questo bisogna metterci mano. Il tema dell'immigrazione poggia su tre pilastri: la gestione dei flussi, i rimpatri e l’integrazione”. Per gli stranieri che restano in Italia "è necessario costruire percorsi di integrazione altrimenti si creeranno condizioni favorevoli a illegalità, degrado, criminalità e terrorismo".

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