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Consulta su Dl Sicurezza: “Inammissibili i ricorsi delle Regioni sugli stranieri”

Politica

La Corte ha ritenuto che le norme contestate siano comprese nelle competenze riservate in via esclusiva allo Stato, e quindi non in violazione con le regioni. La Corte ha stabilito anche che i “superprefetti” violino l’autonomia di Comuni e Provincie

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La Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibili i ricorsi contro il decreto sicurezza presentati dalle Regioni Calabria, Emilia-Romagna, Marche, Toscana e Umbria. Le Regioni avevano impugnato numerose disposizioni della norma lamentando la violazione diretta o indiretta delle loro competenze. La Corte ha ritenuto che le nuove regole su permessi di soggiorno, iscrizione all'anagrafe dei richiedenti asilo e Sprar siano state adottate nell'ambito delle competenze riservate in via esclusiva allo Stato. Viceversa, secondo la Consulta alcune disposizioni del decreto (relative ai cosiddetti “superprefetti”) violano l'autonomia costituzionalmente garantita a Comuni e Province.

Inammissibili i ricorsi delle Regioni

Nel dichiarare inammissibili i ricorsi delle cinque Regioni, i giudici hanno ritenuto che le nuove regole del decreto sicurezza voluto dal ministro dell'Interno, Matteo Salvini, e diventato legge a dicembre 2018, siano state adottate nell'ambito delle competenze riservate in via esclusiva allo Stato in materia di asilo, immigrazione, condizione giuridica dello straniero e anagrafi (articolo 117, secondo comma, lettere a, b, i, della Costituzione), senza che vi sia stata incidenza diretta o indiretta sulle competenze regionali. Ritenendo i ricorsi inammissibili, la Corte non si è dunque espressa sul contenuto della norma. Resta quindi "impregiudicata – ha sottolineato Palazzo della Consulta in una nota - ogni valutazione sulla legittimità costituzionale dei contenuti delle norme impugnate".

Violata l’autonomia di Comuni e Province

La Corte Costituzionale ha poi esaminato alcune disposizioni del Titolo II del decreto sicurezza e, ritenendo violata l’autonomia di Comuni e Province, ha accolto le censure sull'articolo 28 che prevede un potere sostitutivo del prefetto nell'attività di tali enti. La Corte ha reso noto la sua decisione al termine della camera di consiglio di oggi e depositerà nelle prossime settimane le motivazioni.