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Delibera sull'abolizione vitalizi: cosa prevede e quanto si risparmia

Politica
Foto: Archivio Ansa

Il presidente della Camera Fico ha annunciato che uno dei provvedimenti bandiera del M5s potrebbe diventare legge al partire dall’1 novembre. L’obiettivo è trattenere nelle casse dello Stato 40 milioni all’anno attraverso il ricalcolo che riguarderà 1405 ex deputati

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Un risparmio di circa 40 milioni di euro all'anno per le casse della Camera, 200 milioni per l'intera legislatura. È questo l'obiettivo della "sforbiciata" che il presidente della Camera, Roberto Fico, vuole dare ai vitalizi degli ex deputati, che ad oggi sono 1.405. L'ufficio di presidenza ha dato così il primo ok alla delibera presentata dallo stesso Fico: un taglio che riguarda una platea di 1.338 vitalizi, che saranno ricalcolati secondo il metodo contributivo e che, quindi, subiranno una diminuzione dal 40 al 60% dell'importo finora percepito. Saranno invece esclusi dal ricalcolo 67 ex deputati, il cui vitalizio non subirà alcun ritocco, e per i quali viene invece introdotto un tetto massimo. Se la riforma voluta dal M5s verrà approvata senza cambiamenti, le nuove norme entreranno in vigore l'1 novembre del 2018. Le proposte di modifica dovranno essere presentate entro giovedì prossimo, 5 luglio, mentre la discussione e le votazioni si svolgeranno dalla settimana successiva. L'obiettivo di Fico è di approvare la delibera entro la fine di luglio, quindi prima della pausa estiva. Tuttavia, la riforma riguarderà solo Montecitorio, perché il Senato non ha ancora provveduto a predisporre un testo. Alcuni ex deputati si sono detti pronti a istituire una class action contro l'Ufficio di Presidenza. (QUANTO SI RISPARMIA TRA CAMERA E SENATO)

Un tetto limite calcolato sulla base dell’ultimo vitalizio

In base a quanto stabilito dalla delibera, il taglio ai vitalizi avverrà attraverso l'introduzione di un tetto limite che si calcola sulla base dell'ultimo vitalizio percepito al 31 ottobre 2018. In particolare, sono previsti due soglie minime: la prima pari a 980 euro, oltre i quali non si potranno fare ulteriori tagli e che è prevista per chi ha fatto una sola legislatura, e la seconda di 1.470 euro. La riforma mira dunque a superare il regime dei vitalizi tutt'ora in essere per circa 2.600 ex parlamentari tra Camera e Senato. Si tratta di una cifra che nel 2016 ha raggiunto i 193 milioni di euro, mentre nel 2017 è cresciuta, toccando quota 206,28 milioni di euro, e la stima fatta dall'Inps è che nel 2018 dovrebbe crescere ancora, arrivando a toccare quota 206,94 milioni.  

La modifica del 2012

In realtà, già nel 2012 Camera e Senato avevano provveduto a modificare il sistema pensionistico dei parlamentari sul modello contributivo, eliminando quindi per il futuro il regime dei vitalizi, rimasto in essere solo per gli ex parlamentari al momento dell'entrata in vigore della riforma. Con la delibera illustrata, i 5 stelle puntano a riformare l'intero sistema pensionistico, ampliando la platea di intervento anche agli ex deputati. Si procede, quindi, con la rideterminazione secondo i principi del metodo di calcolo contributivo degli assegni vitalizi, delle quote di assegno vitalizio dei trattamenti previdenziali pro rata e dei trattamenti di reversibilità maturati sulla base della normativa vigente alla data del 31 dicembre 2011.

Il nuovo sistema di calcolo

La rideterminazione, ha spiegato il presidente della Camera illustrando la delibera - per la cui elaborazione Fico si è avvalso della collaborazione di Inps e Istat -, è effettuata moltiplicando il montante contributivo individuale per il coefficiente di trasformazione relativo all’età anagrafica del deputato alla data della decorrenza dell'assegno vitalizio o del trattamento previdenziale pro rata. La base imponibile contributiva è determinata, secondo quanto previsto dalle disposizioni per i dipendenti pubblici, sulla base dell'ammontare dell’indennità parlamentare lorda definito dalla normativa vigente nel periodo di riferimento.

La quota di contribuzione versata dal deputato

La quota di contribuzione a carico del deputato è pari all'aliquota percentuale della base imponibile prevista dalla normativa di riferimento, che comprende anche l'aliquota della eventuale contribuzione ai fini del completamento volontario del quinquennio della legislatura e l'aliquota della eventuale contribuzione aggiuntiva ai fini del conseguimento del diritto al trattamento di reversibilità.

La quota a carico della Camera

La quota di contribuzione a carico della Camera dei deputati è invece pari al prodotto tra l'aliquota percentuale a carico del deputato e il valore di 2,75. Il montante contributivo individuale, rivalutato sulla base dell'andamento del Pil in conformità a quanto previsto nell'ordinamento generale, viene trasformato in prestazione pensionistica applicando i coefficienti di trasformazione, determinati ad hoc dall'Inps, relativi all’età anagrafica dei deputati alla data della decorrenza dell'assegno vitalizio o del trattamento previdenziale pro rata. Per quanto riguarda i trattamenti di reversibilità, le quote previste dalla normativa vigente ai fini della liquidazione dei trattamenti di reversibilità sono rapportate al trattamento previdenziale spettante all'avente causa.

Limiti massimi e limiti minimi dei vitalizi

Quanto ai limiti massimi e minimi del trattamento previdenziale, nella delibera si prevede che l'ammontare dei trattamenti previdenziali rideterminati non può comunque superare l'importo degli assegni vitalizi in vigore alla data dell'inizio del mandato parlamentare di ciascun deputato. Inoltre, l'ammontare dei nuovi vitalizi non può comunque essere inferiore all'importo del trattamento previdenziale maturato da un deputato che abbia svolto il mandato parlamentare nella sola XVII legislatura e che abbia maturato il diritto al compimento del 65esimo anno di età, corrispondente a 980 euro netti mensili. Nel caso in cui la rideterminazione del trattamento secondo la proposta di deliberazione sia superiore al 50% di quello in godimento, il limite minimo è aumentato a 1.470 euro.