Elezioni 2018, nuovo caso tra i candidati 5S. Di Maio: espulsione

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Si tratta del candidato all’uninominale di Cerignola-Manfredonia, che avrebbe subito una condanna in primo grado prima che il processo finisse in prescrizione. Il candidato premier: “Ho proposto al collegio dei probiviri la sua espulsione”

I candidati incompatibili con le regole interne e i ministri del "governo ombra": balla tra queste due liste, dagli effetti completamente diversi, il M5S che si avvia all'ultima settimana di campagna elettorale. Alla vigilia dell'annuncio del primo nome del potenziale esecutivo 5 Stelle scoppia l'ennesima grana sui candidati esterni. E' Antonio Tasso, in corsa all'uninominale di Cerignola-Manfredonia a finire nel mirino per una condanna in primo grado subita nel 2008 per contraffazione di diritto d'autore. Condanna che, in quanto reato di lieve entità, non risultava nel casellario giudiziario di Tasso. Il candidato M5S in Puglia, di fatto, taroccava i cd e finì condannato a sei mesi di carcere e 2000 euro di multa. La pena poi fu sospesa e il processo finì in prescrizione ma il nuovo caso porterà salvo colpi di scena, alla cacciata di un altro candidato esterno per violazione del Codice etico interno. "Tasso ha accettato la prescrizione prima che esistesse il Movimento stesso ma non ci ha informati dell'episodio. Per questo ho proposto al collegio dei probiviri la sua espulsione", annuncia in serata Di Maio.

La difesa di Tasso

In mattinata, invece, Tasso si difendeva così via Facebook: "Ho inviato tutti i certificati giudiziari al M5S e sono puliti". Una difesa nella quale Tasso rispondeva agli attacchi sui suoi trascorsi giudiziari giunti nei giorni scorsi dal candidato Dem nello stesso collegio, Michele Bordo, senza tuttavia far riferimento alla condanna in primo grado del 2008. "Ho avuto una denuncia una ventina di anni fa, tra il 1999 e il 2000 ma mi sono difeso e non c'è stata alcuna condanna", si limitava a spiegare.

Il caso Caiata   

Il caso Tasso arriva - con una rivelazione de Il Foglio.it - ad una manciata d'ore da quello di Salvatore Caiata, il candidato M5S finito indagato a Siena per riciclaggio, e poco prima del comizio di Di Maio a Bari. E, a caldo, la reazione del capo politico è tutta contro il sistema mediatico, reo - a suo parere - di scagliarsi in maniera programmatica con il M5S per favorire gli altri partiti. "Non c'è nessun trattamento equo, ormai siamo il bersaglio ma è chiaro che gli italiani devono dare una lezione col voto a questo sistema di disinformazione", spiega Di Maio definendo un "boomerang" la strategia dei media.

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