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Alcamo, concorsi nei vigili del fuoco truccati: 14 misure cautelari

Sicilia
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Secondo la ricostruzione degli inquirenti, uno degli indagati sfruttando le proprie conoscenze all'interno delle amministrazioni pubbliche e la sua nomina in una sottocommissione di esame si sarebbe impegnato a sponsorizzare alcuni partecipanti a concorsi pubblici

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Ad Alcamo, in provincia di Trapani, hanno dato esecuzione a un'ordinanza cautelare nei confronti di 14 persone accusate a vario titolo di corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio e traffico di influenze illecite. Una è finita in carcere, tre ai domiciliari e 10 sono sottoposte all'obbligo di dimora.

L'indagine

L'indagine riguarda presunte irregolarità nei concorsi in polizia e nei vigili del fuoco. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, sarebbe Giuseppe Pipitone, direttore ginnico sportivo dei vigili del Fuoco, attualmente in servizio presso il Comando del Corpo di Catania, la mente dell'organizzazione che, in cambio di mazzette, faceva vincere a candidati compiacenti il concorso nei vigili del fuoco. Durante una perquisizione effettuata nel suo garage, nascosta sotto alcune uniformi, è stata trovata una busta gialla con all'interno denaro contante per circa 7.200 euro e un foglio di carta con scritto "Elenco discenti (Pipitone)", che, per gli inquirenti, sarebbe stato una sorta di promemoria, con accanto a ciascun nominativo gli importi di denaro versati. Da intercettazioni delle telefonate di Pipitone con il fratello viene fuori il tentativo di far sparire le prove della corruzione. Inoltre, vengono tirati in ballo due sindacalisti che avrebbero agito con Pipitone. Si tratta del vigile del fuoco Alessandro Filippo Lupo della Uil finito ai domiciliari. Secondo le indagini coordinate dalla procura sarebbe intervenuto sui membri di commissione fornendo loro indicazioni e ricevendo informazioni, per garantire il giudizio di idoneità in favore di alcuni candidati che avrebbero pagato per superare l'esame. Le somme chieste variavano da 3.500 per i vigili del fuoco a cinquemila euro per la polizia. Il secondo sindacalista coinvolto, invece, è Vittorio Costantini, poliziotto, rappresentante nazionale del sindacato Usip che avrebbe aiutato Pipitone per fare entrare in polizia Francesco Renda. Per Costantini il gip ha disposto l'obbligo di dimora. L'aspirante poliziotto avrebbe pagato a Pipitone cinquemila euro per risultare idoneo e avere una destinazione a lui gradita. Per lui il gip ha deciso i domiciliari. 

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L'accusa

Ad accusare Giuseppe Pipitone è Giuseppe Giorlando, ex allievo della scuola che Pipitone aveva aperto per preparare i partecipanti all'esame. Giorlando si sarebbe rifiutato di dare la mazzetta al vigile. "L'adesione al gruppo allievi - ha raccontato - comportava inizialmente una spesa di circa 150 euro a persona per l'acquisto di materiali didattici e 100 euro al mese per l'affitto di un capannone utilizzato per la preparazione atletica. Questi soldi noi tutti li davamo in contanti a Pipitone. Oltre a queste somme ci chiese tremila euro ciascuno per falsare la valutazione e, quindi, aumentare il punteggio delle prove fisiche e 500 euro per aiutarci sostenere gli esami orali del concorso, sostenendo la tesi in quest'ultimo caso, che lui era entrato in possesso di alcuni libri dai quali sarebbero state estrapolate le domande dei quiz". "lo - ha proseguito - da parte mia rifiutai di pagare entrambe le somme. Il mio rifiuto ha incrinato per sempre il mio rapporto con Pipitone, al quale ebbi modo di dire che le prove concorsuali io le avevo sostenute e superate solo con le mie capacità e che comunque non gli avevo mai richiesto aiuto. lo mi ero rivolto a lui solo per la preparazione atletica. Voglio precisare che Pipitone ha accennato a tali richieste di denaro davanti a tutti gli allievi, nel corso di una cena tenutasi in un ristorante di Alcamo Marina, ma eventuali dazioni di denaro da parte dei miei colleghi del gruppo non sono avvenute alla mia presenza, anche perché dopo i nostri contrasti ho abbandonato il gruppo e comunque non ho proseguito con le prove del concorso perché nel frattempo avevo già vinto il quello in polizia". 

Gli accertamenti

Gli investigatori hanno accertato la presenza nella graduatoria finale di approvazione dei risultati del concorso per vigili del fuoco di tutti i nominativi riportati nell'elenco sequestrato a casa di uno degli indagati. Insomma, bastava pagare per essere sicuri di vincere. D'altra parte in città ha sempre fatto scalpore l'alta percentuale di vincitori nei vari concorsi banditi negli anni. Dopo la prova preselettiva si accedeva alle prove motorie-attitudinali, poi al colloquio con le valutazioni dei titoli e infine alle visite mediche. Ma chi non pagava, si fermava al primo turno. 

Conapo: "Lesa immagine dei vigili del fuoco"

 "Si tratta di fatti che per la loro gravità, se accertati, ledono l'immagine dell' intero Corpo nazionale dei vigili del fuoco e dei suoi appartenenti. Auspichiamo che la magistratura vada a fondo il prima possibile e, se dovuto, faccia pulizia una volta per tutte, anche perché ci sono altre procure in Italia che stanno indagando sui concorsi nei vigili del fuoco. Garantire le pari opportunità di assunzione nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco è la priorità del nostro sindacato e chi viola i principi di imparzialità è nostro nemico. Ci auguriamo che, anche a livello politico, si prendano provvedimenti per prevenire che simili fatti possano ripetersi nel futuro". Cosi Marco Piergallini, segretario nazionale del sindacato dei vigili del fuoco Conapo.