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Catania, mafia: sequestro beni a boss, anche casa discografica

Sicilia
©IPA/Fotogramma

Il provvedimento riguarda anche la casa discografica "Q Factor Records sas", intestata a uno dei figli del boss e utilizzata da noti cantanti neomelodici

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Beni per oltre 2,5 milioni di euro sono stati sequestrati, a Catania, dai carabinieri a Giovanni Comis, ritenuto esponente di spicco del gruppo del rione Picanello della famiglia Santapaola-Ercolano di Cosa Nostra. Il provvedimento riguarda anche la casa discografica "Q Factor Records sas", intestata a uno dei figli del boss e utilizzata da noti cantanti neomelodici. Sigilli sono stati posti anche 12 unità immobiliari in fase di completamento in una zona centrale di Catania.

La vicenda

Comis, destinatario di più condanne anche irrevocabili per associazione mafiosa, è detenuto dallo scorso ottobre per trasferimento fraudolento di valori e autoriclaggio, reati che, secondo la Procura distrettuale, avrebbe commesso per preservare il proprio patrimonio. In particolare, gli accertamenti patrimoniali svolti dai carabinieri avrebbero fatto emergere come, almeno dal 2008, Comis e il suo nucleo familiare abbiano tratto mezzi di sostentamento da redditi di provenienza illecita.

Il provvedimento

Per evidenziare la sua pericolosità sociale nella richiesta di sequestro la Procura sottolinea le numerose condanne comminategli, alcune delle quali irrevocabili e la prima per fatti commessi nel 1991, per associazione mafiosa, traffico di stupefacenti ed estorsione aggravata dal metodo mafioso. Dal 29 aprile 2019 è sottoposto alla sorveglianza speciale, per la durata di tre anni, con obbligo di soggiorno. Comis era arrestato nel gennaio 2017 nell'inchiesta "Orfeo" e condannato, dopo essere tornato per alcuni mesi in libertà è stato nuovamente arrestato lo scorso 15 ottobre nell'ambito dell'operazione "Picaneddu" del nucleo investigativo dei carabinieri di Catania, in quanto ritenuto responsabile dei reati di concorso in trasferimento fraudolento di valori (nello specifico, al fine di eludere la normativa in materia di misure di prevenzione, aveva fittiziamente attribuito la titolarità proprio di uno degli immobili oggetto dell'odierno sequestro ad un imprenditore compiacente) ed autoriciclaggio (in qualità di vertice del gruppo mafioso avrebbe utilizzato il denaro provento delle attività del sodalizio mafioso per l'acquisto e la ristrutturazione del citato cespite).