Il ragazzo ha raccontato di avere ucciso l'uomo di 47 anni perché la vittima non voleva che il giovane stesse con la figlia neppure 20enne
La Procura di Palermo ha emesso un provvedimento di fermo per il giovane Alessandro Sammarco di 20 anni, reo confesso di avere ucciso ieri sera Natale Caravello di 47 anni. Il ragazzo ha raccontato agli investigatori della squadra mobile, che indagano sul delitto, di avere ucciso il 47enne perché si opponeva alla relazione del ragazzo con la figlia neppure 20enne. Una versione in contrasto con quanto reso noto dalla famiglia: "Mia sorella non era fidanzata con l'assassino di mio padre. Il ragazzo era ossessionato da lei a tal punto di stalkerizzarla", ha scritto la sorella della giovane su Facebook.
L'omicidio
Sammarco avrebbe sparato diversi colpiti di pistola raggiungendo alla testa Caravello, che è morto sul colpo, mentre era in scooter a Brancaccio. Inizialmente sembrava che il 47enne avesse avuto un malore e si fosse procurato delle ferite cadendo, solo in un secondo momento si è compreso che era morto e si era trattato di un omicidio. La madre della vittima, accorsa sul luogo del delitto, si è sentita male ed è stata soccorsa dai sanitari del 118. Inoltre, l'uomo avrebbe una serie di precedenti per furti e rapine a Palermo e nel Milanese.
La confessione
Poche ore dopo il 20enne è entrato nella caserma Carini, accompagnato dal suo avvocato Corrado Sinastra, dandosi pugni in testa e dicendo: "Mi sono consumato. Mi sono consumato". "Era sconvolto - dice l'avvocato - mi ha raccontato cosa fosse successo e siamo andati insieme in caserma". Poi l'interrogatorio è proseguito nelle stanze della squadra mobile di Palermo che indaga. "Era una situazione che andava avanti da un anno circa. Il padre della ragazza si opponeva al rapporto con la figlia - aggiunge l'avvocato - Ieri, ha raccontato il mio assistito, mentre girava in moto per il quartiere è stato bloccato da Caravello. Gli si è parato davanti. Sammarco ha estratto la pistola e ha sparato. Ha affermato di non aver mirato. Era disperato e ha detto più volte che con il gesto di ieri si è rovinato la vita".
Le parole della figlia della vittima
"Mia sorella non era fidanzata con l'assassino di mio padre. Il ragazzo era ossessionato da lei a tal punto di stalkerizzarla, minacciarla, intimidirla, minacciarla di morte se non si fosse fidanzata con lui. Mia sorella lo ha sempre rifiutato ed è stato questo a far scaturire la gelosia di questo individuo. Perché nel suo cervello se non era sua non doveva essere di nessun'altro", ha scritto su Facebook una delle figlie della vittima. "Mio padre è stato brutalmente ucciso solo per dare una dimostrazione che quando parlava diceva il vero - aggiunge Francesca - Sta di fatto che la dimostrazione l'ha data , ma ci ha rovinato la vita, non gli ha fatto nemmeno provare la gioia di accompagnarmi all'altare. Mio padre stava tornando a casa per cena, quando l'individuo ha sparato senza nessuna pietà proprio per ucciderlo".
Le indagini
Ancora tanti gli aspetti da chiarire, dalla presunta relazione tra i due giovani a come sia stato ucciso Caravello. Il giovane, accompagnato dall'avvocato Corrado Sinatra, ha raccontato al pm di avere sparato mentre si trovava a bordo dello scooter. Una ricostruzione che non convince e lascia più di una perplessità visto che l'operaio della Reset è stato colpito in testa con due colpi di quelli sparati. Sembra che ci sia stata una rissa e che uno dei due, forse Caravello, abbia lanciato una o più bottiglie d'acqua, che ieri sera sono state esaminate dagli agenti della scientifica. Su tutti questi aspetti stanno lavorando gli agenti della squadra mobile diretta da Marco Basile che nonostante la confessione non hanno smesso di indagare sul delitto.
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