Un imprenditore 90enne, plurindagato e socio dell'ex sindaco mafioso Vito Ciancimino, è finito ai domiciliari con le accuse di riciclaggio e autoriciclaggio aggravati dalla transnazionalità. Sequestrati beni per 50 milioni di euro
Francesco Zummo, 90enne imprenditore di Palermo plurindagato e socio dell'ex sindaco mafioso Vito Ciancimino, è finito ai domiciliari con le accuse di riciclaggio e autoriciclaggio aggravati dalla transnazionalità nell'ambito di un'inchiesta della Procura di Palermo. Arrestato anche il commercialista Fabio Petruzzella, fratello di una magistrata palermitana. Longa manus del costruttore, lo avrebbe aiutato a far sparire, sottraendoli alla confisca, 19 milioni spostati sul conto di una banca a Tirana. L'inchiesta coinvolge anche un gruppo di cittadini albanesi, che avrebbero aiutato Zummo e i suoi complici nelle loro operazioni finanziarie - le misure restrittive nei loro confronti sono state disposte dalla Procura di Tirana - e Daniele Castagalli, indagato dalla Procura di Napoli nell'ambito di un'altra indagine e sottoposto a fermo dalla Procura partenopea. L'inchiesta palermitana è coordinata dal procuratore Francesco Lo Voi e dall'aggiunto Marzia Sabella.
Sequestrati beni per 50 milioni di euro
L'inchiesta è frutto della collaborazione investigativa delle Dda di Palermo e Napoli e della Procura Anticorruzione albanese, che lo scorso agosto ha segnalato ai Pm del capoluogo siciliano di aver bloccato un conto aperto dall'imprenditore in una banca greca a Tirana con 19 milioni di euro provenienti da istituti di credito svizzeri. Ad aiutare Zummo a occultare il denaro sarebbe stato Petruzzella, commercialista palermitano che vive a Milano. Decisive le intercettazioni a suo carico. Anche lui avrebbe aperto un conto in Albania. Nell'ambito dell'inchiesta, che ha scoperto oltre ai 19 milioni del conto albanese, disponibilità economiche riconducibili a Zummo per milioni di euro in altri istituti di credito, la Dia ha eseguito un maxisequestro di circo 30 milioni. Nel registro degli indagati figura anche il figlio del costruttore, Ignazio.
Indagato anche da Giovanni Falcone
Gli investigatori si sono imbattuti per la prima volta nel nome di Francesco Zummo, costruttore palermitano 89enne ritenuto socio del sindaco mafioso Vito Ciancimino e oggi finito ai domiciliari per riciclaggio, grazie a un appunto scoperto nella macchina di Michael Pozza, il "front man" della mafia canadese trovato ucciso nel '79 a Toronto. Successivamente, in una rogatoria effettuata nell' ambito dell'indagine 'Pizza Connection', coordinata da Giovanni Falcone all'inizio degli anni Ottanta, emerse che alcuni conti correnti di Zummo erano stati utilizzati per operazioni legate al traffico di stupefacenti denominato "Pizza connection". Fu condannato in primo grado a 5 anni per favoreggiamento e associazione mafiosa e poi assolto in appello. Nel 2001 gli vennero sequestrati beni per circa 150 milioni di euro. Decine di pentiti lo hanno accusato di avere spostato in istituti di credito all'estero e in particolare in Svizzera, grosse somme di denaro di provenienza illecita, di aver riciclato il tesoro di Ciancimino e del "sacco" edilizio di Palermo e di essere stato in passato "a disposizione" di Cosa nostra. Una fortuna quella accumulata dal costruttore palermitano dalle alterne sorti giudiziarie. La confisca non passò il vaglio del Tribunale e della Corte d'appello che disposero per Zummo la sola misura di prevenzione personale, ma gli restituirono i beni. La Cassazione, però, annullò le sentenze e dispose un nuovo giudizio di secondo grado che decise la confisca dell'intero patrimonio. Prima della sentenza, temendo un nuovo provvedimento patrimoniale, il costruttore, secondo gli inquirenti, avrebbe cercato di far sparire il denaro portandolo all'estero.