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Processo Borsellino quater, Pg Cassazione: "Confermare le condanne"

Sicilia

Secondo il magistrato sono legittime le condanne all'ergastolo per i capi mafia Salvo Madonia e Vittorio Tutino e quella a dieci anni di reclusione per calunnia nei confronti dei falsi pentiti Francesco Andriotta e Calogero Pulci

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Il procuratore generale della Cassazione Pietro Gaeta ha chiesto la conferma delle condanne per gli imputati durante l'udienza del processo Borsellino quater che si occupa della strage di Via D'Amelio, nella quale il 19 luglio 1992 a Palermo morirono per l'esplosione di un'auto-bomba il giudice Paolo Borsellino (CHI ERA) e cinque agenti della sua scorta, e dei depistaggi nelle indagini. Il Pg ha trovato pienamente condivisibili le motivazioni della sentenza della Corte di assise di Appello di Caltanissetta emessa il 15 novembre 2019. Secondo Gaeta sono legittime le condanne all'ergastolo per i capi mafia Salvo Madonia e Vittorio Tutino e quella a dieci anni di reclusione per calunnia nei confronti dei falsi pentiti Francesco Andriotta e Calogero Pulci. 

Presente in aula l'Avvocato dello Stato, Massimo Giannuzzi, il quale rappresenta le istituzioni che si sono costituite nel Borsellino quater, tra cui presidenza del Consiglio, ministero degli Interni e della giustizia, Regione siciliana e Comune di Palermo, oltre ad alcuni familiari delle vittime.

Pg: "Mostruosa costruzione calunniatrice"

Il depistaggio delle indagini della strage di Via D'Amelio, con le falsità dichiarate dai finti pentiti, "è una mostruosa costruzione calunniatrice che secondo me è una delle pagine più vergognose e tragiche" della nostra storia giudiziaria ed è "di una gravità tale da escludere qualunque circostanza attenuante" in favore degli imputati per il reato di calunnia. Lo ha affermato il Pg Gaeta in un passaggio della sua requisitoria all'udienza apertasi stamani nell'Aula Magna della Suprema Corte. "Andriotta è la miccia di tutto, l'inizio di un mostruoso disegno calunniatore", ha sottolineato, respingendo la richiesta della difesa del finto pentito Francesco Andriotta di ottenere uno sconto di pena tramite la concessione di circostanze attenuanti. Non ha invece fatto ricorso agli 'ermellini' Vincenzo Scarantino, l'ex pentito che in appello ha ottenuto la prescrizione del reato di calunnia pluriaggravata per la concessione dell'attenuante di essere stato indotto a dire falsità da "inquirenti infedeli", quindi soggetti appartenenti allo Stato, rimasti non identificati. In appello la difesa di Scarantino aveva chiesto il totale proscioglimento.