Sono accusati a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata allo spaccio e commercio di sostanze stupefacenti, corruzione e utilizzo illecito di telefoni cellulari all'interno del carcere di San Cataldo
Un detenuto, S.Z., è stato arrestato e altri cinque, compreso un agente penitenziario, sono finiti ai domiciliari con l'accusa, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata allo spaccio e commercio di sostanze stupefacenti, corruzione e utilizzo illecito di telefoni cellulari all'interno del carcere di San Cataldo, nel Nisseno. L'operazione è scattata all'alba.
Le indagini
Le indagini hanno avuto inizio dalla segnalazione del comandante del reparto di polizia penitenziaria della casa di reclusione di San Cataldo e hanno permesso di accertare che l'assistente capo S.C.M., in forza nella struttura, dietro compenso in denaro provvedeva a introdurre sostanze stupefacenti nel penitenziario e che il detenuto S.Z., a cui la droga veniva recapitata, si occupava della commercializzazione tra i detenuti e delle richieste dei successivi rifornimenti. La sostanza stupefacente veniva consegnata dalla moglie e dai due figli del recluso, tutti residenti nel Palermitano, al poliziotto infedele che, approfittando delle sue funzioni, la consegnava al detenuto. Inoltre, le indagini hanno dimostrato come la disponibilità di un telefono cellulare, durante il periodo di detenzione, oltre a permettere il perseguimento di obiettivi criminali consentiva di mantenere continui rapporti con l'esterno, consolidando posizioni di leadership nel carcere.