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Serradifalco, presunti abusi e violenze su disabili psichici: 5 misure cautelari

Sicilia
©IPA/Fotogramma

I carabinieri del Nas hanno scoperto in una struttura socioassistenziale casi di presunte violenze sessuali, percosse, malnutrizione, abbandono di incapaci e somministrazione di farmaci. Una persona si trova in carcere, due ai domiciliari, altre due interdette dalla professione per un anno e una indagata in stato di libertà

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Casi di presunte violenze sessuali, percosse, malnutrizione, abbandono di incapaci e somministrazione abusiva di farmaci. È quanto hanno scoperto i carabinieri del Nas in una struttura socioassistenziale per disabili psichici di Serradifalco (in provincia di Caltanissetta). A conclusione dell'inchiesta, coordinata dalla procura nissena, i militari del gruppo tutela della salute di Napoli, con i colleghi del comando provinciale nisseno, hanno eseguito cinque ordinanze cautelari personali nei confronti di titolari e dipendenti della struttura, che è stata sequestrata. Si tratta in realtà di due comunità, ma di fatto accorpate, dove erano ospitati nove pazienti. Indagata in stato di libertà una sesta persona.

L'operazione "Bad Caregiver"

Pazienti offesi, abbandonati, picchiati, malnutriti e alimentati solamente con riso o con pane raffermo, ammollato in acqua o nel latte e recuperato dagli scarti dei panifici del luogo. È quanto emerge dall'operazione "Bad Caregiver" condotta dal Nas di Ragusa, unitamente ai Carabinieri del Comando Provinciale di Caltanissetta, coordinati dalla procura nissena.

Gli indagati e le accuse

Tra i sei indagati nell'ambito dell'operazione, in carcere è finito V.B., 54 anni, accusato di violenza sessuale aggravata, abbandono di incapaci e di esercizio abusivo della professione infermieristica, per aver somministrato medicine, benché sprovvisto di specifico titolo professionale. Agli arresti domiciliari sono stati posti il gestore della struttura R.G,S,, 50 anni, e un'operatrice, R.A.M., 51 anni. La misura interdittiva di 12 mesi del divieto di esercitare la professione di operatore in comunità alloggio, case di riposo per anziani e in ogni altro tipo di comunità è stato disposto per due dipendenti, un 24enne e una 75enne. Una sesta persona è indagata in stato di libertà. Sono accusati dalla procura di Caltanissetta, a vario titolo, di maltrattamenti, abbandono di incapaci ed esercizio abusivo della professione di infermiere

I destinatari del provvedimento - un operatore finito in carcere, un gestore e un dipendente ai domiciliari e altri due interdetti dalla professione per un anno - sono indagati, a vario titolo, di violenza sessuale aggravata, maltrattamenti, abbandono di incapaci ed esercizio abusivo della professione di infermiere.

La situazione nella struttura

Emblematico è un episodio dove uno degli ospiti, cieco, viene picchiato brutalmente da un operatore, poiché colpevole di aver orinato al di fuori del water. Raccapriccianti sono le immagini delle telecamere che riprendono l'operatore che conduce per mano il disabile, tra l'altro anche non vedente, lo fa sedere e poi si accanisce sulla mano destra dello stesso applicando una leva sulle dita dell'anziano, facendolo inginocchiare. In tale contesto, le telecamere hanno anche svelato diversi casi di presunta violenza sessuale, da parte di uno solo degli indagati, nei confronti di un'anziana ospite non in grado di autodeterminarsi. Quest'ultimo si è reso, altresì, responsabile di abbandono di incapaci e di esercizio abusivo della professione infermieristica, per aver somministrato, benché sprovvisto di specifico titolo professionale, medicinali agli ospiti a lui affidati.

Le indagini

L’attività investigativa è scaturita da un controllo, eseguito nell'ambito di servizi disposti in campo nazionale dal Comando Carabinieri per la Tutela della Salute di Roma, d'intesa con il Ministero della Salute, finalizzati a monitorare la corretta gestione delle strutture socio - assistenziali dedicate ad ospitare le fasce più deboli della società, durante il quale sono state evidenziate gravi anomalie nella gestione delle due comunità, in relazione alle condizioni strutturali, igienico sanitarie, funzionali e organizzative che facevano dedurre la non appropriata assistenza sanitaria degli ospiti delle stesse. Successivamente, le indagini hanno permesso di scoprire numerosi casi di maltrattamento fisico nei confronti dei disabili mediante violente percosse (spesso utilizzando sedie o bastoni come oggetti contundenti) schiaffi e pugni.