Il delitto è avvenuto in via dei Cassari, alla Vucciria. Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118 che hanno trasportato il ragazzo al Policlinico, dove è morto poco dopo il suo arrivo
A Palermo la polizia ha fermato questa notte tre uomini con l'accusa di omicidio. Sarebbero i sicari che lunedì notte hanno freddato con tre colpi di pistola il 26enne Emanuele Burgio, figlio del boss Filippo Burgio. A incastrare i tre fermati sono state le immagini delle telecamere di sorveglianza di alcuni locali della zona del delitto, la Vucciria, che hanno ripreso l'agguato.
Le ipotesi
Da quanto emerso, l'omicidio sarebbe stato causato da una lite scoppiata nei giorni scorsi dopo un banale diverbio seguito a un incidente stradale. L'attrito, dopo diversi incontri chiarificatori uno dei quali finito a pugni, sembrava sopito, ma è riesploso senza una ragione apparente tra i vicoli della Vucciria, la notte scorsa. Dopo l'ennesima discussione, M.R. ha impugnato una pistola e ha sparato contro Emanuele che ha cercato di scappare ma è riuscito a percorrere poche decine di metri. Ferito da più colpi di pistola al torace e alle spalle, è stato trasportato in ospedale ma è morto poco dopo il ricovero. Uno dei fermati avrebbe poi detto agli inquirenti che a sparare sarebbe stato proprio M.R.
Tra i fermati due figli dell'ex boss del Borgo vecchio
Tra i fermati figurano Matteo R., 39 anni, e il fratello Domenico, 49 anni, figli del boss del Borgo vecchio Giovan Battista, scomparso quando aveva 50 anni, nei primi mesi del '95, massacrato di botte, ucciso e sciolto nell'acido. All'epoca si disse anche che il mafioso avrebbe confidato particolari sulla cosca al giudice Giovanni Falcone e anche per questo Cosa nostra lo punì. Dopo le rivelazioni dei pentiti Cucuzza, Brusca e Zanca, vennero condannati per l'omicidio Leoluca Bagarella, cognato di Totò Riina, Vittorio Mangano, ex stalliere nella villa di Berlusconi ad Arcore, Gaspare e Giuseppe Bellino, Nicola Ingarao, Cucuzza e Brusca. Il giovane che avrebbe avuto un diverbio per questioni stradali con Emanuele Burgio, è figlio di Domenico e porta il nome del nonno. L'omicidio, quindi, è stato commesso da persone che in qualche modo gravitano nell'orbita di Cosa nostra. Nell'aprile 2011 venne ucciso con un colpo di pistola alla nuca e fatto trovare in mutande nel bagagliaio di un'auto rubata, in via Titone a Palermo, Davide, 34 anni, fratello di Matteo e Domenico. Uscito dal carcere voleva rientrare nei vecchi traffici di droga scavalcando però le regole di Cosa nostra. E per questo - dice il pentito Vito Galatolo - il boss Calogero Lo Presti ne avrebbe decretato l'uccisione.
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