Le indagini hanno consentito di far luce anche su una serie di tentati omicidi avvenuti proprio per contrasti nel mondo del traffico e dello spaccio di droga
A Messina la polizia ha eseguito decine di misure cautelari nei confronti degli appartenenti a due organizzazioni criminali di trafficanti di droga attive nel rione di Giostra, in passato teatro di una guerra tra i clan degli Arrigo e dei Bonanno per il controllo del territorio e del mercato degli stupefacenti. Le indagini hanno consentito di far luce anche su una serie di tentati omicidi avvenuti proprio per contrasti nel mondo del traffico e dello spaccio di droga. Nel blitz sono stati impegnati 350 uomini di polizia.
L'operazione
L'operazione, denominata 'Market Place', ha consentito di scoprire due organizzazioni criminali in grado di movimentare grosse quantità di droga (cocaina, marijuana, hashish e skunk) e di gestire una capillare distribuzione attraverso numerosi pusher attivi in città e in provincia. Le intercettazioni telefoniche e ambientali, la visione delle immagini delle telecamere di osservazione, i servizi sul territorio e i tanti riscontri all'attività di vendita (oltre mille gli episodi documentati) hanno svelato una vera e propria 'centrale dello spaccio' organizzata negli edifici delle case popolari di via Seminario Estivo. Diversi i pentiti che hanno collaborato all'indagine. Alcuni indagati sono finiti in carcere, altri ai domiciliari, ad altri ancora è stato notificato l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Sequestrati appartamenti, garage, auto, moto e denaro.
Il rione trasformato in fortino
Le case popolari del rione Giostra, in cui le organizzazioni di trafficanti di droga scoperte dalla polizia avevano creato la loro base, erano vere e proprie roccaforti munite di impianti di videosorveglianza che controllavano gli accessi, permettendo attraverso schermi collocati all'interno delle abitazioni di vedere immediatamente l'arrivo delle forze dell'ordine. I trafficanti, inoltre, potevano contare su un'ampia rete di fornitori indispensabile per garantire il flusso di droga e che consentiva di far fronte alla continua domanda d'acquisto. Il collaboratore di giustizia Giuseppe Minardi ha parlato della centrale di spaccio come della "Scampia di Messina". Le organizzazioni criminali avevano creato una serie di punti vendita nelle diverse palazzine del complesso, utilizzati sia per lo smercio al dettaglio ai tossicodipendenti e come base per la distribuzione degli stupefacenti a decine di pusher, che erano anche clienti e provvedevano a loro volta alla vendita al minuto per autofinanziarsi. All'interno di ciascun appartamento adibito a rivendita e gestito da uno dei componenti della banda che aveva messo a disposizione la sua abitazione, con la collaborazione del nucleo familiare, l'attività di spaccio veniva garantita giorno e notte.
La vendita degli stupefacenti
Il cliente ordinava la droga dal pianerottolo della casa, trasformata in supermercato degli stupefacenti. In caso di impedimento temporaneo del pusher che aveva messo a disposizione del clan la sua abitazione, la distribuzione della droga veniva gestita dagli altri membri della sua famiglia, sempre all'interno della stessa palazzina, o delegata a complici che gestivano le altre piazze di vendita. Secondo l'inchiesta, uno dei due gruppi criminali scoperti era guidato da Angelo Arrigo, che coordinava le diverse piazze di spaccio. Era lui a tirare le fila dell'organizzazione, curando l'approvvigionamento della droga, gestendo le negoziazioni sui quantitativi e sui prezzi, decidendo se e a chi azzerare un debito o concedere uno sconto e risolvendo i problemi connessi ai controlli delle forze dell'ordine (ad esempio, con il frequente ricorso a vere e proprie vedette che avvertivano dell'arrivo di persone o auto sospette).
L’inizio delle indagini
L'inchiesta della polizia di Messina, coordinata dalla Dda, ha preso il via dopo un attentato commesso il 25 gennaio 2017 nei confronti di due familiari di Angelo Arrigo, Gaetano e Paolo, padre e figlio, feriti da colpi di pistola sparati da un uomo che li aveva affiancati in scooter. Entrambi vennero gambizzati. Solo qualche giorno dopo, il 28 gennaio, venne incendiata la loro auto. Fin da subito, le indagini si sono indirizzate sulla malavita locale e sul traffico di stupefacenti. Arrigo nella gestione degli affari era affiancato secondo gli investigatori dal fratello Paolo, suo braccio destro, che svolgeva anche compiti di "custode" delle scorte di stupefacente della associazione criminale. Altri due personaggi chiave dell'inchiesta sono Vittorio e Girolamo Stracuzzi che gestivano lo spaccio nello stabile C delle case popolari del rione Giostra, mentre Arrigo era il referente della palazzina B.
Altri indagati
Secondo l'inchiesta, Arrigo gestiva la clientela e veniva abitualmente aiutato dalla moglie, che accoglieva i clienti in assenza del marito e si premurava di informarlo, comunicando con cautela per timore di essere intercettata, della presenza di acquirenti. Dopo l'arresto dell'uomo, finito in manette nei mesi scorsi, la donna ha gestito gli affari. A controllare il traffico di droga in città, oltre al clan Arrigo e alle "cellule" che gravitavano attorno ad esso, era l'organizzazione criminale che faceva capo ad Antonio Bonanno. Del suo gruppo facevano parte Filippo Cannavò e Edoardo Puglisi, che custodivano lo stupefacente e svolgevano attività di spaccio al minuto, la moglie Veronica Vinci, che teneva la cassa e riscuotere i guadagni e Luigi Vinci che aveva il compito di bonificare i luoghi in cui si temeva potessero essere installate delle microspie. La banda poteva contare sulla disponibilità di armi da utilizzare per assicurare un efficace controllo del territorio e del mercato dello spaccio.
Prefetto di Messina: "Importante contrastare e prevenire crimine"
Il Prefetto di Messina Cosima Di Stani esprime "vivo compiacimento per la brillante operazione Market Place, "condotta nelle prime ore della mattinata nella città capoluogo, nell'ambito della quale personale della Squadra Mobile della Polizia di Stato ha dato esecuzione ad una ordinanza applicativa di misure cautelari personali e patrimoniali a carico di numerosi soggetti appartenenti a distinte cellule di una ramificata compagine criminale dedita al grande traffico ed anche allo spaccio minuto di sostanze stupefacenti". Il Prefetto, "nel manifestare il proprio personale apprezzamento alla Polizia di Stato per la determinazione e la capacità di intervento dimostrate anche in tale circostanza, ha sottolineato l'importanza delle operazioni di prevenzione e contrasto al crimine, proiettate alla tutela dei cittadini e della legalità, ancor di più in un momento, come quello attuale, in cui molteplici esercizi pubblici e attività imprenditoriali potrebbero attirare gli appetiti delle organizzazioni criminali", afferma una nota.
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