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Catania, droga e armi: arrestate 25 persone

Sicilia

Gli indagati sono accusati di traffico illecito di sostanze stupefacenti, con le aggravanti di avere agevolato la famiglia Santapaola-Ercolano e di detenzione di armi 

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Criminali di Catania, vicino a Cosa nostra, che trafficavano cocaina, marijuana, hashish e crack sono stati arrestati dalla Guardia di finanza del capoluogo etneo che ha eseguito un'ordinanza cautelare per 25 persone. Il provvedimento del gip, su richiesta della Dda, dispone il carcere per 21 indagati e i domiciliari per altri quattro. E' stato eseguito da militari del Comando provinciale di Catania supportato da quelli di Roma, Napoli, Palermo e dal Gruppo Aeronavale di Messina. Contestato il traffico illecito di sostanze stupefacenti, con le aggravanti di avere agevolato la famiglia Santapaola-Ercolano e di detenere armi. È stato eseguito il sequestro di un'attività imprenditoriale e di due immobili. L'indagine 'Shoes' del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Catania ha fatto luce su clan catanesi riforniti da formazioni criminali campane, albanesi, calabresi e laziali con l'arresto in flagranza di sei corrieri di droga e il sequestro di 4 kg di cocaina, 52 kg di marijuana e 25 kg di hashish.

L'inchiesta

Sono due le organizzazioni criminali dedite al traffico di sostanze stupefacenti che sono state sgominate con l'operazione denominata 'Shoes'. Uno dei gruppi, ricostruisce la Dda etnea, era guidato da Giuseppe Vasta, 32 anni, che si riforniva di hashish e eroina dai fratelli Maggiore, uno dei quali, Alfio Giuseppe, di 32 anni, tra gli arrestati, si esibisce come cantante neomelodico col nome di 'Graziano'. Vasta che, secondo gli investigatori, anche quando era in carcere guidava il gruppo tramite direttive impartite telefonicamente alla moglie, aveva contatti anche con fornitori partenopei che, in onore di una piazza di spaccio di Scampia, chalet Bakù, lo avevano soprannominato prprio 'Bakù'. Tra i sui fornitori anche un gruppo di Castellamare di Stabia (Napoli) per la cocaina, di cui faceva parte Catello Gargiulo, 46 anni, noto come 'Nello Marijuana', altri nel Catanese, tra Scordia e Militello, e nel Lazio tramite due albanesi, Klodian Shkrela, 36 anni, e Rodolf Sotiri, 37. Il secondo gruppo al centro delle indagini della Gdf del Nucleo Pef, Gico e Goa, è quello capeggiato da Sebastiano Sozzi, 38 anni, detto 'Davide', che si procurava cocaina e crack da catanesi e calabresi e gestiva l'attività con la moglie, Silvana Mirabella, 40 anni, incaricata della contabilità e della suddivisione in dosi della droga. Sozzi, secondo la Dda di Catania, si occupava anche di fare avere soldi alle famiglie dei detenuti del clan 'Santapaola-Nizza'

Le armi

L'inchiesta 'Shoes' nasce dal proseguo dell'operazione 'Stop and Go' del maggio 2019 con l'arresto da parte della Guardia di finanza di Catania di 16 indagati. Durante le nuove indagini militari delle Fiamme gialle hanno sequestrato droga per un valore di 2,5 milioni di euro e diverse armi da guerra come un mitragliatore Ak47 Kalashnikov e quattro pistole. Il Gip di Catania, accogliendo la richiesta della Dda, ha disposto anche il sequestro cautelare del 'Bar Rocher' riconducibile a Giuseppe Vasta, il cui valore è stimato in 200mila euro.

Il procuratore Zuccaro: “La crisi rafforza le organizzazioni criminali”

La crisi economica, legata alla pandemia da Covid-19, " rafforza la potenza delle organizzazioni criminali e la loro capacità di infiltrarsi nel tessuto economico e sociale". E' l'allarme lanciato dal procuratore distrettuale di Catania, Carmelo Zuccaro, commentando l'operazione 'Shoes' della guardia di finanza contro due gruppi di trafficanti di droga ai quali è stata sequestrata sostanza stupefacente per un valore complessivo di 2,5 milioni di euro. Per il procuratore Zuccaro bisogna "evitare che da questa crisi possa uscire indebolito il sistema delle imprese sane che vanno tutelate a garanzia dello sviluppo del nostro Paese". Sul blitz della Gdf che ha portato all'arresto di 25 persone, quattro delle quali ai domiciliari, il procuratore di Catania sottolinea che "stroncare questo tipo di attività illecita che assicura profitti di misura ingente è di fondamentale importanza sempre, tanto più - ribadisce - lo è in questo momento caratterizzato da una crisi economica che attaglia le nostre famiglie, i lavoratori italiani e le imprese economiche". Proprio quest'ultime, sottolinea il procuratore Zuccaro, "hanno grosse difficoltà economiche e soprattutto di liquidità e risorse e possono quindi costituire una preda appetibile per le organizzazioni criminali che non hanno problemi di approvvigionamento economico".