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Truffa a Palermo, ai domiciliari una dipendente di Riscossione Sicilia

Sicilia
Immagine di archivio (Agenzia Fotogramma)

La guardia di finanza ha notificato un provvedimento del gip nei confronti di una donna, già sospesa per un anno dal lavoro, che si faceva consegnare soldi in contanti o tramite Postepay dai contribuenti a cui faceva credere di poter sistemare la situazione debitoria 

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I finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo hanno notificato un provvedimento del gip agli arresti domiciliari nei confronti di R.S, una dipendente di Riscossione Sicilia (con sede nel capoluogo siciliano), già sospesa per un anno dal lavoro, che si faceva consegnare soldi in contanti oppure tramite Postepay dai contribuenti a cui aveva fatto credere di potere sistemare la situazione debitoria. La truffa è stata scoperta dopo che alcune vittime hanno denunciata la donna.

La scoperta della truffa

Le forze dell’ordine hanno scoperto la verità in seguito ai controlli interni eseguiti da Riscossione Sicilia, alla segnalazione di operazioni sospette partite dalle banche e ai messaggi WhatsApp conservati nella memoria del telefonino della donna. Tra le vittime c’era anche una congregazione religiosa, esposta con il fisco per oltre 500mila euro. Dopo i riscontri eseguiti dai finanzieri, diretti dal colonnello Gianluca Angelini, sono state individuate altre sette persone raggirate dalla funzionaria infedele: il profitto dei reati ipotizzati è salito a oltre 200mila euro. 

Le indagini

Le indagini delle Fiamme Gialle, coordinate dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dal sostituto Chiara Capoluongo, sono ancora in corso. Gli investigatori ipotizzano che R.S. avesse la passione per il gioco d’azzardo, dato che tra il gennaio del 2018 e l’agosto del 2019 ha eseguito ricariche per 11mila euro su alcune piattaforme di giochi on line. Oltre alla sospensione, alla donna sono stati requisiti 163mila euro, quali profitto di peculato e autoriciclaggio. Inoltre è stato accertato che, dopo la notifica del provvedimento di sequestro disposto dal pm lo scorso febbraio e la sospensione dal servizio, l'indagata ha continuato a fissare appuntamenti con le persone che si erano in passato rivolte a lei. Da qui, la decisione del gip di aggravare la misura cautelare, come richiesto dalla procura.