“Ho sempre agito con diligenza”, ha affermato l'ex magistrato, per anni ritenuta emblema dell'antimafia e oggi accusata di corruzione, davanti al Tribunale di Caltanissetta
Da un lato la Procura, che ha iniziato la requisitoria sostenendo di non aver voluto fare un processo all'antimafia, dall'altro Silvana Saguto, ex magistrato per anni ritenuta emblema dell'antimafia, oggi sul banco degli imputati per corruzione, radiata dal Csm, impegnata a difendersi davanti al Tribunale di Caltanissetta che la deve giudicare. È così giunto alle battute finali il processo sul cosiddetto 'sistema Saguto' che, secondo l'accusa, ha visto anni di gestione illecita dei beni sequestrati e confiscati alla mafia. Con l'allora presidente della sezione, Silvana Saguto, intenta a dispensare incarichi ad amministratori giudiziari compiacenti in cambio di regali e favori.
Le parole del pm
Il processo ha gettato un'ombra su un intero sistema e che ha coinvolto professionisti, esponenti delle forze dell'ordine, colleghi e familiari della presidente. "Questo è stato definito erroneamente il processo all'antimafia ma è solo il processo a carico di alcuni pubblici ufficiali che hanno tradito la loro funzione pubblica per interessi privati", ha detto, iniziando la requisitoria, il Maurizio Bonaccorso. "Dobbiamo riconoscere che gli imputati hanno svolto un ruolo di contrasto nella lotta alla mafia - ha aggiunto - ma aver fatto l'antimafia non dava una sorta di 'licenza di uccidere', una 'licenza a delinquere'. Non si può consentire di mortificare la funzione di magistrato con attività predatorie", ha proseguito precisando, però che "gli indiziati di mafia che hanno avuto i beni confiscati, non credano di rifarsi una verginità con questo processo, non ci sarà alcuna riabilitazione per loro". Una lunga premessa seguita da un'anticipazione: la trasmissione, alla fine del processo, degli atti "perché si proceda per falsa testimonianza nei confronti di una serie di magistrati, avvocati, amministratori giudiziari, coadiutori che hanno fatto da testimoni".
La difesa di Saguto
Saguto ha chiesto di fare dichiarazioni spontanee e ha esibito la sua agenda. "L'accusa sostiene che con questa io voglio sostenere che sono tutti colpevoli, io invece l'ho esibita per provare che sono innocente", ha detto riferendosi al diario con i bigliettini da visita di colleghi che le avevano segnalato i nomi di persone da nominare come amministratori giudiziari. Poi ha ribadito la sua innocenza: "io ho dato tutto quello che ho potuto e ho gestito con il massimo della diligenza possibile". "Quello che noi guardavamo - ha detto al tribunale - era il buon andamento generale e comunque nel massimo della trasparenza. I miei provvedimenti sono tutti motivati". "Quella che non motivava mai - ha concluso rilanciando - era la dottoressa Claudia Rosini (collega di collegio della Saguto ndr). Quelli sì erano quasi monocratici. Anche se la Rosini si erge e dice di mostrarsi dispiaciuta del lavoro che svolgevamo, il marito aveva tre incarichi. È rimasto fino a quando io me ne sono andata".