L’accusa per il critico d’arte è di diffamazione nei confronti di Giovanni Teri, ex comandante della stazione dei carabinieri di Salemi (Trapani), dove Sgarbi è stato sindaco dal 30 giugno 2008 al 15 febbraio 2012
La terza sezione della Corte d'appello di Palermo ha confermato la condanna inflitta il 18 luglio 2018 a Vittorio Sgarbi, accusato di diffamazione nei confronti del maresciallo Giovanni Teri, ex comandante della stazione dei carabinieri di Salemi (Trapani), di cui Sgarbi è stato sindaco dal 30 giugno 2008 al 15 febbraio 2012.
La condanna in primo grado
Il Tribunale di Marsala (giudice monocratico Mariapia Blanda) aveva condannato il critico d'arte a pagare 2.700 euro di multa. Insieme a Sgarbi era finita a processo anche l'ex vice sindaco Antonella Favuzza, condannata a pagare 2 mila euro di multa. Entrambi, inoltre, sono stati condannati a risarcire il sottufficiale dell'Arma, costituitosi parte civile con l'assistenza dell'avvocato Mariella Martinciglio: il giudice aveva stabilito che Sgarbi, difeso dall'avvocato Giovanni Di Giovanni, versasse 30 mila euro, mentre Favuzza 5 mila euro. Risarcimenti confermati dalla Corte d'appello.
L'accusa
Secondo l'accusa Sgarbi e la sua vice Favuzza, per i quali il pm aveva chiesto 9 mesi di reclusione, avrebbero "in più occasioni" rilasciato dichiarazioni "tendenti a gettare discredito sull'operato dell'allora comandante della Stazione dei Carabinieri di Salemi", suggerendo anche che il maresciallo Teri fosse in rapporti con Pino Giammarinaro, ex deputato regionale della Dc e coinvolto in varie indagini. Una conoscenza che, però, sarebbe derivata da attività di polizia giudiziaria nell'indagine che in seguito verrà chiamata "Salus Iniqua" e in altre che sfociarono nello scioglimento del Comune di Salemi per infiltrazioni mafiose. Indagini che Sgarbi definì "corrotte perché senza alcun riscontro oggettivo".
Condannato a risarcire anche ex consigliere
In primo grado inoltre Sgarbi e Favuzza erano stati assolti dall’accusa di avere diffamato anche un ex consigliere comunale di Salemi, Melchiorre Angelo, in passato sostenitore della loro giunta. La Corte d'appello invece ha disposto per Sgarbi e Favuzza un risarcimento di 5mila euro, in solido, a favore del consigliere. I due imputati, infine, sono stati condannati a pagare le ulteriori spese processuali e quelle sostenute dalle due parti civili.