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Agrigento, blitz contro la mafia: 7 fermi

Sicilia
Un fermo-immagine del video diffuso dai carabinieri sull'operazione (ANSA)

Tra gli indagati, con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, c'è anche Giuseppe Scozzari consigliere comunale di Licata eletto nel giugno 2018

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Sette persone accusate di associazione mafiosa sono state fermate dai carabinieri di Agrigento. In carcere sono finiti presunti boss e gregari delle famiglie di Licata e Campobello di Licata. Tra i fermati, con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, c'è anche Giuseppe Scozzari consigliere comunale di Licata. L'inchiesta è coordinata dal procuratore Francesco Lo Voi, dall'aggiunto Paolo Guido e dai Pm Claudio Camilleri e Gery Ferrara.

Estorsioni e gioco d'azzardo

Le indagini, oltre a disarticolare i vertici dei due clan, hanno scoperto un'estorsione a una impresa che svolgeva lavori edili in Germania e hanno accertato l'interesse dei mafiosi nel settore del slot machine. All'affare avrebbe partecipato una società di distribuzione di apparati elettronici da gioco. Nell'operazione, denominata 'Assedio', sono stati impegnati oltre 100 carabinieri, un elicottero e le unità cinofile.

Fermati boss e politici

Tra i fermati figura Angelo Occhipinti, 64 anni, considerato il reggente della cosca di Licata e in passato condannato per estorsioni aggravate dal metodo mafioso. Oltre a Scozzari, le altre persone fermate sono Raimondo Semprevivo, Vincenzo Bellavia, Angelo Graci, Giuseppe Puleri, Giuseppe Salvatore Spiteri. Nell'inchiesta risultano indagati, ma non è stato eseguito alcun provvedimento di fermo perché sono già in carcere, anche Vincenzo e Gabriele Spiteri. Nel corso delle perquisizioni effettuate durante il blitz sono stati trovati armi, denaro e un jammer, un'apparecchiatura usata per neutralizzare le microspie e disturbare le intercettazioni telefoniche e ambientali.

L'attività criminale

L'attività criminale riguardava estorsioni, gestione delle slot machine e dei parcheggi abusivi nelle località balneari ma soprattutto - ponendosi quale organo di controllo parallelo, rispetto allo Stato, - attività di intermediazione. L'inchiesta ha permesso di portare alla luce una estorsione per dei lavori di costruzione realizzati in Germania. "Due licatesi vantavano, per i lavori realizzati, circa 10 mila euro. La controparte - stando a quanto è stato ufficialmente ricostruito dal colonnello Giovanni Pellegrino, comandante provinciale dell'Arma di Agrigento - non voleva dare nulla. Grazie all'intercessione di Angelo Occhipinti - ha spiegato il comandante provinciale dei carabinieri - la vittima, non ha esitato a versare la somma di 5 mila euro. Ed ecco che s'è configurata l'estorsione". La capacità di intimidazione e mediazione è risultata emblematica grazie alla ricostruzione di tre diversi episodi. In un caso, un gioielliere licatese - dopo aver ricevuto una busta contenente cartucce - ha subito chiesto protezione al reggente della famiglia mafiosa. Solo successivamente ha denunciato l'episodio alle forze dell'ordine. "Occhipinti aveva fatto sapere - ha proseguito Pellegrino - che quella busta non era un tentativo di 'messa a posto', ma sarebbe stata legata a vicende personali". In un secondo caso, un ex consigliere comunale di Licata (che non è stato fermato e non è indagato come scritto in precedenza), al quale era stato rubato un ciclomotore, si era rivolto al capo clan per poter rapidamente ottenere la restituzione del mezzo. Il terzo episodio ha riguardato un ladro che ha chiesto ed ottenuto il "permesso" per andare a compiere un furto all'interno di una abitazione.  

Le accuse rivolte a Scozzari

Secondo il comandante Pellegrino, Scozzari "ha chiesto ed ottenuto, in occasione delle elezioni del giugno del 2018 l'appoggio della 'famiglia' mafiosa con a capo Angelo Occhipinti. In cambio Scozzari, che è il responsabile del servizio tecnico del presidio ospedaliero di Licata, nonché influente funzionario dell'Asp di Agrigento, avrebbe - ha aggiunto Pellegrino - garantito la sua disponibilità nell'ambito di necessità di carattere diagnostico all'ospedale".

Le parole del boss

"Davanti a questo ragazzo ci togliamo tutti il cappello", queste le parole pronunciate da Occhipinti mentre parlava del figlio di Totò Riina, Giuseppe Salvatore, già processato e condannato per associazione mafiosa. Le parole, intercettate da una microspia degli investigatori, sono inserite in una conversazione tra il capomafia e un uomo d'onore a cui sarebbe stato chiesto in carcere proprio dal rampollo del padrino corleonese di "stuccare" (eliminare ndr) un licatese.

Un politico “a disposizione” e "mangiataro"

Il capomafia intercettato definisce il deputato regionale Carmelo Pullara "a disposizione" del clan. Il politico, 48 anni, eletto alle ultime regionali, è iscritto al Gruppo Popolari e Autonomisti ed è membro della commissione regionale Antimafia. "Per me Pullara è buono. La gente che vuole mangiare buoni sono. Almeno sai che se ci vai per una cosa prende e te la fa", dice Occhipinti Occhipinti nelle conversazioni intercettate. "C'è stata una cosa senza che ci sono andato - aggiunge - il 20 maggio del 2018 e gli ho detto che si deve mettere da parte e si è messo da parte. Angiolè che ti devo dire tutte cose? Pullara è buono perché è 'mangiataro' (ingordo ndr) vuole mangiare con sette forchette".

Gaetti: “Un quadro inquietante”

"Colpo ai clan di Licata e Campobello. Fra i sette fermati, un consigliere comunale e un ex consigliere comunale. La vicenda di oggi fa emergere un quadro inquietante: nel rapporto tra mafia e politica siamo davanti ad un salto di qualità, non più la subalternità alle cosche ma una compartecipazione alle attività criminali", ha dichiarato il Sottosegretario di Stato, Luigi Gaetti. "Quello descritto dagli investigatori è un sistema che ha inquinato la vita economica e democratica a Licata, in Sicilia e oltre. I carabinieri di Agrigento - prosegue Gaetti - hanno fermato sette persone accusate di associazione mafiosa. In carcere sono finiti boss e gregari delle famiglie di Licata e Campobello di Licata. La politica adesso deve avere il coraggio di rimettere la questione morale al centro della propria agenda senza aspettare l'azione della magistratura. Su questo si gioca buona parte del futuro del nostro paese, perché sono questi i comportamenti da combattere se vogliamo preservare la buona politica. Vogliamo trasparenza e rispetto delle istituzioni e della legalità, grazie ancora a tutte le forze di polizia".

Morra: “Spero sia tutto falso. Temo non lo sia!"

"Nell'inchiesta è coinvolto anche il deputato regionale Carmelo Pullara, membro anche della Commissione regionale antimafia. Veniva definito 'a disposizione' dai boss intercettati. Spero sia tutto falso. Temo non lo sia!", afferma sui social il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra.

Pullara: “Io estraneo agli ambienti mafiosi”

"Apprendo dalla stampa quanto accaduto in merito al blitz dei carabinieri avvenuto la notte scorsa a Licata. Nel ribadire, come ho sempre fatto, la piena e totale fiducia nella magistratura, mi dispiaccio del tritacarne mediatico attivato nei miei confronti, sono completamente estraneo ai fatti che apprendo dai mass media stamane e lontano per cultura e agire quotidiano (privato e pubblico) ad ambienti e contatti mafiosi". Lo afferma Carmelo, ha commentato Pullara. "Non ho ricevuto alcun avviso di garanzia, né comunicazione alcuna da parte degli organi preposti alle indagini: leggo dalla stampa che si farebbe il mio nome in una intercettazione ove tale Occhipinti asserirebbe che sono a disposizione di questo o quel soggetto che non conosco né ho mai incontrato. Proprio per il rispetto massimo che ho per le istituzioni mi sospendo immediatamente dalla Commissione antimafia della quale faccio parte in Ars, rammaricandomi ancora una volta della gratuità della pressa mediatica nella quale un uomo come me deve ritrovarsi senza accusa alcuna e senza condanna alcuna. Una gogna - conclude Pullara - alla quale viene esposto (e non è la prima volta) un politico come me, che ha sempre servito le istituzioni pubbliche, da burocrate e da politico, con impegno e serietà costruendo un'immagine positiva e a tutt'oggi in crescita".