L'infermiere ha riportato la frattura del naso, mentre il medico un trauma cranico. L'aggressione è avvenuta al pronto soccorso dell'ospedale di Comiso, in provincia di Ragusa
Ha aggredito un infermiere del pronto soccorso dell'ospedale di Comiso, in provincia di Ragusa, spaccandogli il naso e ha inveito anche contro il medico, strattonandolo e procurandogli un trauma cranico giudicato guaribile in due giorni. Questo quanto avvenuto nel pomeriggio di giovedì 23 maggio. L'uomo è stato arrestato dalla polizia di Vittoria per lesioni aggravate. Giovanni Piazzese, 28 anni, si era presentato in ospedale per farsi curare alcune ferite alla mano che si era procurato in maniera casuale, ma a un tratto ha cominciato a inveire contro il personale medico e paramedico.
Assessore: "Pene vanno inasprite"
"Spero che l'autore dell'aggressione ai danni del personale sanitario in servizio al Pte di Comiso resti il più a lungo possibile in galera", dice l'assessore regionale alla Salute Ruggero Razza. "Come sempre faremo la nostra parte costituendoci in giudizio, ma ancora una volta faccio appello affinché si inaspriscano le pene - aggiunge - nei confronti di quanti muovono un dito contro chi indossa un camice che è sacro al pari di una divisa o del lavoro degli insegnanti. Nei prossimi giorni farò visita all'infermiere ed al medico coinvolti in questa brutta vicenda, ai due professionisti esprimo da subito la mia vicinanza e solidarietà".
Sindacati: servono posti di polizia
"Al ministro della Salute Grillo diciamo che con le sue misure per i sanitari non è cambiato nulla. Non ha inserito nel suo provvedimento i posti di polizia. Non serve girare per gli ospedali siciliani se poi il personale viene picchiato e non è tutelato", affermano il segretario regionale e territoriale Fsi-Usae per la provincia di Ragusa Calogero Coniglio e Salvatore Bracchitta, che aggiungono: "Chiediamo al ministro Grillo di coinvolgere il ministro dell'Interno Salvini perché solo lui può autorizzare i posti di polizia nei grandi ospedali". "Per mettere fine a questa criminalità - concludono i due sindacalisti - non sono bastate le nostre denunce a prefetture, procure e questure, le interrogazioni parlamentari presentate, le rassicurazioni, la solidarietà e le varie promesse ricevute. La nostra battaglia continuerà ancora per garantire sicurezza al personale sanitario ed ai pazienti che, in questo clima di terrore, non possono ricevere un servizio sanitario efficiente".