In Evidenza
Altre sezioni
altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

Talpe nelle indagini su Messina Denaro, arrestati due carabinieri

Sicilia
Foto di archivio (Agenzia Fotogramma)

In manette anche l'ex sindaco di Castelvetrano. La rete è stata scoperta dalla Procura di Palermo in un'inchiesta coordinata dal procuratore Francesco Lo Voi

Condividi:

Due carabinieri sono stati arrestati con l'accusa di aver passato a persone non autorizzate informazioni sulle inchieste in corso a carico del boss latitante di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro. Il tenente colonnello Marco Zappalà, carabiniere in servizio alla Direzione investigativa antimafia di Caltanissetta, è accusato di rivelazione di notizie riservate. Giuseppe Barcellona, ex appartenente al Ros dell'Arma e in servizio al Norm della Compagnia di Castelvetrano, invece dovrà rispondere di accesso abusivo al sistema informatico. In manette anche l'ex sindaco di Castelvetrano, Antonio Vaccarino, arrestato con l'accusa di favoreggiamento. La rete di talpe è stata scoperta dalla Procura di Palermo in un'inchiesta coordinata dal procuratore Francesco Lo Voi, dall'aggiunto Paolo Guido e dai PM Francesca Dessì e Piero Padova.

La mail mandata a Vaccarino

Barcellona era incaricato, su delega dei PM di Palermo, di ascoltare e trascrivere le intercettazioni sul latitante. Accedendo abusivamente al sistema informatico il carabiniere ha fotografato i verbali di trascrizione di una conversazione registrata tra due indagati che parlavano della famiglia mafiosa di Castelvetrano, paese di Messina Denaro, e di un possibile nascondiglio del boss. Nel marzo del 2017, Barcellona ha mandato a Zappalà la foto della conversazione intercettata. A sua volta il carabiniere l'ha inviata, per email, all'ex sindaco Vaccarino. Quest'ultimo, già condannato per traffico di droga, figura da anni al centro delle vicende relative al latitante trapanese, con cui ha intrattenuto una fitta corrispondenza con i nomi in codice Svetonio e Alessio.

L'inchiesta

Una volta intercettata la mail ricevuta da Vaccarino, è scattata l'inchiesta. Il giorno dopo aver ricevuto la foto, l'ex sindaco, massone con un passato di confidente degli 007, ha incontrato Vincenzo Santangelo, ufficialmente titolare di una impresa di pompe funebri, ma considerato dagli inquirenti un mafioso e un trafficante di droga, rivelandogli parte del contenuto della conversazione intercettata in cui si fa il suo nome. Nel dialogo i due indagati intercettati commentano negativamente il fatto che Santangelo non avesse fatto pagare il funerale del pentito Lorenzo Ciamarosa ai familiari. Secondo quanto emerso durante la consegna delle trascrizioni, Vaccarino ha detto a Santangelo di farne "l'uso che tu sai di doverne fare".
Non è stato accertato se sia stata passata tutta la trascrizione, compreso il dialogo sul covo, o solo quello che lo riguardava, ma per i magistrati le talpe potrebbero anche aver fatto filtrare la parte del dialogo intercettato in cui si parlava del nascondiglio del latitante Messina Denaro.