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Truffe con falsi incidenti a Ragusa: due arresti

Sicilia
Foto della Squadra Mobile della polizia (ANSA)

I due simulavano finti incidenti: facevano credere ad anziani familiari delle presunte vittime di poter risarcire con 10mila euro la controparte perché il congiunto era sprovvisto di assicurazione

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A Ragusa la polizia ha arrestato due truffatori seriali, padre e figlio. I due simulavano finti incidenti facendo credere ad anziani familiari delle presunte vittime di poter risarcire con 10mila euro la controparte perché il congiunto era sprovvisto di assicurazione. Sono sette i colpi ricostruiti dalla squadra mobile di Ragusa ma è possibile che siano ancora numerose le vittime dei due indagati sull'intero territorio nazionale. Per questo la Questura ha chiesto la pubblicazione delle foto dei due arrestati e invita chi li dovesse riconoscere come autori di un reato a recarsi negli gli uffici di polizia più vicini al luogo di residenza per denunciare i fatti.

Gli arresti

I due, di origini napoletane, sono stati catturati a Napoli, dopo ricerche durate quasi un mese. La polizia ritiene che i due abbiamo agito in diverse regioni italiane. Gli arrestati sono Antonio e Vincenzo De Martino, di 69 e 34 anni, padre e figlio, accusati di truffa e tentata truffa, reati aggravati dall'aver commesso i fatti ai danni di donne anziane. Sono stati identificati a seguito delle denunce fatte dalle vittime, che hanno poi riconosciuto i due uomini come gli autori della truffa subita.

Il modus operandi

La tecnica era sempre la stessa: si spacciavano per avvocato o maresciallo dei carabinieri al telefono e chiedevano 10mila euro come risarcimento di un presunto incidente stradale causato dal figlio della vittima di turno, con un'auto priva di copertura assicurativa. Il figlio, raccontavano, era in stato di fermo in caserma e non poteva avere contatti telefonici con i familiari. Le anziane vittime non esitavano a pagare, con la garanzia che il denaro avrebbe risolto ogni possibile coinvolgimento del figlio in processi penali o di risarcimento danni. Il bottino di ogni truffa superava i 5mila euro, con richieste iniziali di 30mila euro. Quando le vittime non erano in possesso del denaro richiesto, i truffatori si facevano consegnare oggetti in oro.