In Evidenza
Altre sezioni
altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

Blitz antimafia, individuata cellula a Favignana. In manette ex deputato PD regionale

Sicilia
L'arresto di Paolo Ruggirello, ex deputato regionale del PD (ANSA)

Coinvolti due esponenti politici. Si tratta dell'ex deputato regionale del PD, Paolo Ruggirello, accusato di associazione mafiosa, e dell'ex assessore comunale di Trapani, Ivana Inferrera, indagata per voto di scambio politico-mafioso

Condividi:

A Trapani, oltre 200 carabinieri hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di 25 esponenti della mafia trapanese. Tra gli arrestati ci sono anche due esponenti politici. Si tratta dell'ex deputato regionale del PD, Paolo Ruggirello, accusato di associazione mafiosa, e dell'ex assessore comunale di Trapani, Ivana Inferrera, indagata per voto di scambio politico-mafioso.

Il ruolo di Paolo Ruggirello

Secondo gli inquirenti, i due politici si "offrivano" ai mafiosi, proponendosi come "punti di riferimento" per i clan e arrivando, in alcuni casi, addirittura ad affidare loro la gestione della campagna elettorale. Ruggirello, 52 anni, trapanese, eletto all'Ars due volte, è stato deputato questore. Si è candidato alle ultime elezioni politiche, senza risultare eletto. Inferrera, 55 anni e una laurea in Conservazione dei beni culturali, è stata direttrice del museo della preistoria e, nel 2013, è stata nominata assessore alle Strategie di sviluppo, alle politiche sociali e al Turismo del Comune di Trapani. La figura di Paolo Ruggirello, ha detto il procuratore Francesco Lo Voi, è il perno dell'indagine e ha una posizione significativa perché, secondo il procuratore, "Ruggirello ha rappresentato il ponte tra la mafia e le istituzioni". Ma, spiega il procuratore, nei rapporti con la politica la mafia non fa "scelte ideologiche": i boss erano disposti a sostenere politici e candidati di schieramenti diversi, come dimostra il fatto che, alle regionali del 2017, le cosche trapanesi avevano raccolto voti sia per Ruggirello (approdato al PD dopo avere militato nel centrodestra) sia per Ivana Inferrera, candidata dell'Udc. L'inchiesta avrebbe accertato passaggi di denaro e promesse di lavoro in cambio di voti. 

Le accuse

Secondo l'accusa, Ruggirello, strumentalizzando il proprio ruolo istituzionale, avrebbe "contribuito al raggiungimento di uno degli scopi dell'associazione mafiosa: il controllo del voto democratico e l'influenza sulla gestione della cosa pubblica". Lo scrive il Gip di Palermo. Inoltre, per gli inquirenti, Ruggirello avrebbe avuto il sostegno dei boss di Trapani, nelle più recenti competizioni elettorali, ossia quelle per il rinnovo dell'Assemblea regionale siciliana del 2017 e quella per la Camera e il Senato del 2018. L'ex parlamentare avrebbe tutelato gli interessi della famiglia mafiosa di Mazara del Vallo, anche facendo avere finanziamenti pubblic. Avrebbe inoltre fatto assumere all'ospedale di Trapani la figlia di un mafioso di Campobello di Mazara, promesso posti di lavoro, fatto avere appalti a imprese mafiose. Per gli inquirenti, Ruggirello avrebbe dato denaro per il sostegno elettorale ai mafiosi Salvatore Crimi e dei Virga di Trapani. Inoltre, dall'indagine è emerso che ci sarebbe ancora proprio la famiglia Virga al comando di Cosa Nostra a Trapani. I capi sarebbero Pietro e Francesco Virga, fratelli, figli dello storico boss ergastolano Vincenzo.

Le intercettazioni

"Mi sto giocando tutte le carte per questi politici, vedi che mi devi dare una mano ah! Una mano buona! Dobbiamo raccogliere voti, tu lo sai che se le cose vanno bene a me, vanno bene a tutti, mi pare che è stato sempre così qua...". Così il boss trapanese, Pietro Virga, spiegava agli amici perché era fondamentale garantire l'appoggio elettorale ai suoi candidati. "Deve salire a dritta il marito è uno che ha amicizie forti là a Roma. E se noi arriviamo a questa a portarla là, qualche cosa possiamo concludere è giusto?", diceva Virga riferendosi a Ivana Inferrera. "A tutti questi già quando gli da 50 euro, 20 euro per fare la spesa...", spiegava. Ivana Inferrera si sarebbe impegnata a versare duemila euro e avrebbe dato ai fratelli Francesco e Pietro Virga un anticipo di 500 euro. Le elezioni finite sotto inchiesta sono le Comunali di Trapani ed Erice del 2016, dove la mafia avrebbe sostenuto Vito Mammina e la figlia Simona, e le regionali e politiche. Alle regionali, Cosa nostra trapanese si sarebbe spesa, in cambio di soldi, per la Inferrera e per Ruggirello, candidato nella lista del PD per Micari, mentre per le politiche il solo candidato era Ruggirello. 

Il colloquio con Sammartano

In un colloquio intercettato dagli investigatori, l'ex deputato regionale, parlando col mafioso di Campobello di Mazara (Trapani) Filippo Sammartano, titolare del bar McOne, diceva: "La gente con me ci deve stare perché si deve innamorare di me... ma se no ognuno per i c***i propri, tanto la politica questa è... non c'è un c***o per ora, e quindi dobbiamo stare tutti a soffrire...". Sammartano rispondeva: "E che significato ha? Sempre si può mungere c'è quando latte non c'è né e dobbiamo stare ognuno al nostro posto". Ruggirello: "Ma si può mungere anche quando tu non porti in prospettiva un qualcosa che possa essere di visibilità per il territorio perché tu devi mungere sempre e hai problemi in tasca mia, problemi in tasca mia ho! Io ho avuto a mio cognato che è morto, mia sorella che si è licenziata dalla Banca, l'altro mio cognato che fu mandato (licenziato, ndr), secondo la testa sua io non devo mantenere tre famiglie io?". 

Il blitz dei carabinieri

Il provvedimento, emesso dal Gip di Palermo, su richiesta della Dda, ipotizza le accuse di associazione mafiosa, scambio elettorale politico-mafioso, estorsione e danneggiamento. I carabinieri hanno azzerato il mandamento mafioso di Trapani e, per la prima volta, hanno individuato una cellula di Cosa Nostra nell'isola di Favignana. Inoltre, i militari hanno eseguito il sequestro di beni, società ed esercizi commerciali per un valore complessivo di circa 10 milioni di euro.

Il Grand Hotel Florio di Favignana

Tra i beni sequestrati c'è anche il Grand Hotel Florio di Favignana, uno dei siti turistici più importanti in Sicilia. Francesco Virga e Mario Letizia si erano mossi con l'aiuto di un farmacista, Marcello Pollara, e avevano avviato una trattativa con il proprietario Antonio Grammatico, amministratore unico della Egaditurismo srl. Ma nell'affare si era inserito anche un gruppo napoletano concorrente, che diceva di poter contare su un soggetto che "era stato in carcere per 30 anni". Ma Virga era stato in grado di rispondere all'intimidazione, e aveva confermato tutto il suo interesse per l'Hotel anche in un colloquio intercettato con la moglie. Alla fine del 2017 l'affare sembrava concluso. Virga, Lenzi e un altro socio occulto, Francesco Peralta, avevano cominciato a pensare a un socio fittizio. Dopo i primi acconti era stata costituita una società, la Phm srl, con sede legale a Palermo, che avrebbe dovuto assumere la gestione dell'albergo. Tuttavia, i contrasti tra soci effettivi e soci occulti non permisero di portare a termine l'operazione, e l'albergo fu restituito al proprietario originario. 

Il commento del presidente della Commissione Antimafia

"Buongiorno con #Scrigno, operazione #DDA #Palermo che arresta in quel di #Trapani e provincia per #Mafia 25 "meschini". Fra cui anche ex deputato regionale PD #Ruggirello, perché prendeva voti dai #Mafiosi arrestati. Schifo! Ma quando lo #Stato reagisce, c'è da esser orgogliosi". Lo scrive in un tweet il presidente della Commissione Antimafia, Nicola Morra.