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Appalti truccati a Salerno, altre due persone ai domiciliari

Campania

Nella stessa inchiesta, ieri, è stato arrestato il consigliere regionale Nino Savastano ed è indagato il sindaco di Salerno Vincenzo Napoli

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Altri due arresti sono stati eseguiti dalla squadra Mobile di Salerno nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti truccati, nella quale è stato arrestato ieri il consigliere regionale Nino Savastano ed è indagato il sindaco di Salerno Vincenzo Napoli. Sono stati disposti gli arresti domiciliari per 20 giorni a carico di due persone legate alle cooperative sociali. La vicenda è legata all'audio che era circolato nelle ore immediatamente successive al voto per le Comunali del 3 e 4 ottobre e che era stato denunciato dall'opposizione.

Le indagini e gli arresti

 I due indagati porti ai domiciliari sono G. I., amministratore di fatto della Cooperativa "San Matteo" e U. C., dipendente della stessa I due sono ritenuti responsabili dell'audio minatorio circolato attraverso un social network nelle ore antecedenti il voto per le Comunali di Salerno e destinato ai dipendenti di un ente legato al Comune, che aveva espresso una candidata in una delle liste collegate al sindaco Vincenzo Napoli. La voce dell'audio - secondo quanto emerso dalle indagini della Procura di Salerno - "richiamava tutti i destinatari a rispettare indicazioni di voto evidentemente in precedenza impartite, utilizzando frasi dal chiaro contenuto minatorio". Il file audio - secondo gli inquirenti - era stato inoltrato in un gruppo WhatsApp di cui facevano parte i dipendenti della Cooperativa "San Matteo" da Umberto Coscia ed era stato confezionato da G. I.,. Quest' ultimo sarebbe responsabile anche di una seconda comunicazione, sempre tramite WhatsApp, dello stesso tenore intimidatorio. Nel corso delle perquisizioni domiciliari effettuate, nei confronti di U. C. e di un altro lavoratore della cooperativa, è stato sequestrato un elenco manoscritto, con i nomi di elettori di una candidata moglie di G. I. È stato inoltre sequestrato un telefono cellulare al cui interno è stata trovata una chat denominata coop "Fate bene Fratelli", sulla quale erano stati inoltrati i messaggi audio.