"Le foto e le immagini viste sono solo una parte", spiega in conferenza stampa Samuele Ciambriello in merito a quanto accaduto nel penitenziario il 6 aprile del 2020. Per il gip Sergio Enea, quelle violenze non furono "un mero incidente di percorso", ma "una costante nel rapporto tra gli indagati e i detenuti”
“Le foto e le immagini viste sono solo una parte, quelle più raccapriccianti ce le ha solo la Procura". A dirlo è il garante campano dei detenuti, Samuele Ciambriello, intervenuto in conferenza stampa sui fatti avvenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere il 6 aprile del 2020. Emanuela Belcuore, garante di Caserta, ha riferito invece di un blackout "che non ha consentito ai detenuti di vedere i tg, né sono stati distribuiti i giornali. Sono balzata dalla sedia - ha riferito - qualche detenuto mi ha anche detto che i giornali volevano pure distribuirli ma senza le foto degli agenti”. Entrambi hanno parlato di "pestaggi e di depistaggi di Stato". (IL VIDEO - LA TESTIMONIANZA - LE SOSPENSIONI - LE MISURE CAUTELARI).
L’ordinanza del gip
Nell’ordinanza con cui ha disposto, lo scorso 28 giugno, le misure cautelari per 52 persone tra agenti della Polizia Penitenziaria, comandanti e funzionari dell'Amministrazione Penitenziaria, il gip Sergio Enea sottolinea che, con tutta probabilità, quanto accaduto non fu "un mero incidente di percorso", ma "una costante nel rapporto tra gli indagati e i detenuti”. Il giudice spiega , inoltre, che i provvedimenti erano necessari in quanto sussistenti "il pericolo di reiterazione del reato e di inquinamento delle prove".
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L’appello al Riesame della Procura
La Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, nel frattempo, ha presentato appello al Riesame contro la decisione del gip di respingere alcune richieste di misure cautelari, come quella inflitta al provveditore regionale alle carceri Antonio Fullone, sospeso dal servizio perché accusato di depistaggio e favoreggiamento, per il quale erano stati chiesti i domiciliari. Il rapporto tra agenti e carcerati, fatto di violenza, è "inaccettabile" in uno Stato di Diritto, evidenzia Enea, rimasto particolarmente colpito dalla "assoluta naturalezza e mancanza di ogni forma di titubanza con cui gli indagati hanno sistematicamente malmenato le vittime”.
Cartabia: “Mi chiedo come sia potuto succedere”
“Sto seguendo con grande attenzione le vicende che meritano un approfondimento”, ha dichiarato questa mattina il ministro della Giustizia, Marta Cartabia. “Mi chiedo - ha aggiunto - come sia possibile che siano accaduti fatti così gravi e di grande turbamento per tutti. Desidero rinnovare la mia vicinanza a tutto il personale delle carceri italiane. Il loro lavoro è tanto prezioso quanto difficile, quanto sottovalutato che questo clima sociale rende più difficile. Molto spesso - ha sottolineato Cartabia, che il prossimo 7 luglio incontrerà la polizia Penitenziaria e successivamente i provveditori - non guardiamo oltre le mura del carcere, ma dentro ci sono persone che svolgono un servizio essenziale per tutta la società e devono andare fieri sempre e portare con fierezza la divisa. Per questo la condanna deve essere ferma".
“Le immagini sul carcere di Santa Maria Capua Vetere non avrei mai voluto vederle”, le parole, invece, del ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese. ”Su questa vicenda - ha proseguito - le indagini della magistratura faranno il proprio corso, però bisogna anche dire che non possiamo criminalizzare un intero corpo della Polizia Penitenziaria sulla base di alcune persone”.
Garante dei detenuti di Caserta: "Riportare vittime vicino casa"
"In qualità di garante dei detenuti per la provincia di Caserta insieme al garante regionale Samuele Ciambriello, al cittadino di Napoli Pietro Ioia e Carlo Mele, provinciale di Avellino, chiediamo il reintegro dei detenuti tradotti fuori regione in quella di appartenenza, non nell'istituto di Santa Maria Capua Vetere". Lo afferma in una nota il garante dei detenuti della provincia di Caserta, Emanuela Belcuore, che interviene sul trasferimento di una trentina di detenuti dal carcere di Santa Maria Capua Vetere ad altri istituti campani e di diverse regioni deciso dal Dap d'intesa con la Procura di Santa Maria Capua Vetere. Belcuore spiega infatti che le ragioni della richiesta di reintegro "sono da ricercare nella maggior facilitazione per i familiari che spesso versano in condizioni indigenti di effettuare colloqui, e perché dopo un anno che sono stati a contatto con i propri aguzzini, è paradossale spostarli ora che i colloqui si sono riaperti post pandemia".