Sono tutte gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, reati aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose
In poche centinaia di metri, difesi da porte blindate e cancelli per eludere i controlli delle forze dell'ordine, sono stati individuati e monitorati ben 14 "punti vendita" in cui veniva smerciato lo stupefacente a "clienti" provenienti da tutta la regione: maxi blitz antidroga in una delle piazze di spaccio più grandi d'Europa, quella di Caivano, in provincia di Napoli, dove i carabinieri hanno inflitto un duro colpo al traffico di stupefacenti.
Le misure cautelari
Sono 51 le misure cautelari notificate ad altrettante persone ritenute vicine al clan "Sautto - Ciccarelli", gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, reati aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose. Dalle indagini è emerso che nel Parco Verde di Caivano lo smercio della droga era attivo 24 ore al giorno, sette giorni su sette. Inoltre, tra le persone che occupavano i ruoli apicali nel clan c'era anche chi guadagnava oltre 130mila euro al mese. Le misure cautelari sono state notificate nel comune di Caivano e nelle province di Bergamo, Isernia, Imperia, Benevento, Cosenza, Forlì Cesena e Caserta.
Ordini boss ad affiliati con un cellulare in cella
Dopo l'arresto avvenuto nel febbraio 2020, i boss Nicola e Gennaro Sautto, in piena pandemia, tenevano sotto controllo le piazze di spaccio e impartivano ordini agli affiliati dal carcere grazie a un cellulare: è quanto emerge dalle indagini che oggi hanno consentito ai carabinieri e alla Dda di assestare un duro colpo all'organizzazione camorristiche che gestiva secondo gli inquirenti, quella che viene definita la più importante piazza di spaccio dell'Europa occidentale, nel tristemente noto Parco Verde di Caivano, in provincia di Napoli.
Killer con Ak47 in scuola per per uccidere rivale
Non solo. Perché l'indagine ha fatto luce anche su un tentato agguato dai contorni raccapriccianti. Il tutto accade al culmine di uno scontro tra due "capi piazza" - Massimo Gallo (arrestato lo scorso anno) e Antonio Ciccarelli - in guerra per accaparrarsi lo spaccio tra il 2012 e il 2013: i sicari di Gallo sarebbero stati per molto tempo (si parla addirittura di qualche settimana) nascosti in una scuola media (in un momento in cui non c'erano studenti nè docenti), armati di Kalashnikov, per tentare di uccidere Ciccarelli. Secondo il racconto fornito dal collaboratore di giustizia Carlo Oliva, che faceva parte del commando, si ottenne la collaborazione del gruppo camorristico della Vanella Grassi di Secondigliano per questo raid, in particolare della famiglia Leonardi. In cambio questi ultimi chiesero "una mano" per uccidere alcuni rivali tra le fila del clan degli "scissionisti". A mettere fine alla vicenda ci pensa proprio il boss Nicola Sautto, che aveva a cuore gli affari e che per non perdere importanti entrate, fece da paciere.
I progetti omicidi
Valeva poco, anzi nulla, davanti a quel fiume di denaro, la vita delle persone nel Parco Verde di Caivano. I carabinieri e la Dda, infatti, nel corso dell'attività investigativa hanno dovuto accelerale l'arresto di Massimo Gallo, uno dei "capi piazza" della zona, che si stava preparando a compiere un delitto degno di un film dell'orrore, quello di uccidere un rivale, sciogliendolo nell'acido. I carabinieri sono intervenuti quando era già pronta la vasca dove gettare il corpo. La piazza di spaccio di Gallo funzionava come una vera e propria fabbrica e le attività incessanti, 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, dei pusher, che si avvalevano anche delle figlie per confezionare droga, davano fastidio ad alcuni inquilini. Gallo era convinto che uno di questi lo avesse denunciato e, non sapendo che era intercettato, decise di vendicarsi: dopo avergli picchiato il genero e dopo avere dato fuoco a due sue auto, tentò di bruciargli la casa con la famiglia all'interno. L'arresto fu deciso dalla Dda praticamente "ad horas" in quanto gli inquirenti erano ormai convinti che la vicenda sarebbe sfociata nell'omicidio, portato a termine malgrado in quella casa ci fosse anche una donna, la figlia di quel signore, incinta.
Data ultima modifica