I reati contestati, aggravati dal metodo mafioso, sono turbata libertà degli incanti, estorsione, detenzione e porto di armi da fuoco clandestine
Atti intimidatori per influenzare l'esito di almeno tre aste giudiziarie e assicurare un controllo camorristico: è quanto hanno scoperto gli investigatori della polizia e della Dda che contestano a sette persone.
I clan
Tra le quali figura un elemento ritenuto dagli inquirenti storicamente vicino al clan Moccia di Afragola, A.L. 56 anni tra qualche mese. I reati contestati, aggravati dal metodo mafioso, sono turbata libertà degli incanti, estorsione, detenzione e porto di armi da fuoco clandestine.
Modus operandi
Attraverso le minacce sono stati obbligati ad abbandonare oppure a pagare una tangente i partecipanti alle aste finiti nella morsa della camorra. L'episodio più cruento risale allo scorso 25 novembre quando gli estorsori hanno intimidito i partecipanti a un'asta in corso presso uno studio notarile di Napoli affinché desistessero, o in alternativa, versassero un prezzo per l'acquisto. Immobili, è poi emerso, che si trovano tra Afragola e Casoria, popolosi comuni alle porte di Napoli dove, secondo la DDA, è presente il clan dei Moccia. La persona aggiudicataria dell'immobile che non aveva ceduto alle pressione degli estorsori fu vittima di un vero e proprio attentato, perpetrato prima con minacce poi con cinque colpi d'arma da fuoco esplosi contro il portone d'ingresso della sua abitazione. Il secondo concorrente, dopo le minacce, è stato costretto a versare 20mila euro. La seconda asta finita sotto indagine, tenutasi lo scorso 2 dicembre in uno studio professionale di Aversa (Caserta), andò invece deserta a causa delle minacce dei malviventi che così intendevano far calare la base d'offerta. Il giorno dopo, il 3 dicembre, a subire le intimidazioni è stata una persona che aveva acquisito un immobile in un'asta presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.
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