La merce proveniva dalla Cina e dalla Turchia, poi veniva immessa sul mercato attraverso alcuni negozi o sul web. Le indagini coordinate dalla Dda della Procura e condotte dai carabinieri sono durate quasi un anno
Scarpe e capi di abbigliamento abilmente contraffatti provenivano rispettivamente dalla Cina e dalla Turchia e poi venivano immessi sul mercato o attraverso alcuni negozi - dove finivano esposti e venduti accanto a capi originali - o con una rete on line. Al termine di un’indagine durata quasi un anno, coordinata dalla Dda della Procura di Napoli e condotta dai militari del Comando provinciale di Napoli, quattro persone sono finite ai domiciliari. Per altre due è scattato invece l'obbligo di dimora fuori dalla Regione Campania. Altre quattro, infine, hanno l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
I reati contestati
I destinatari dei provvedimenti emessi dal gip del tribunale di Napoli sono indiziati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla produzione e alla commercializzazione di prodotti contraffatti, frode nell'esercizio del commercio, vendita di prodotti industriali con segni mendaci e ricettazione. Tra i soggetti coinvolti vi sono anche alcuni commerciati al dettaglio che, dopo essersi riforniti dei prodotti contraffatti, li rivendevano insieme a quelli regolari.
L’indagine
Secondo quanto accertato dai militari del nucleo tutela mercato beni e servizi della guardia di finanza di Napoli, coordinati dal tenente colonnello Danilo Toma, la merce abilmente contraffatta sarebbe stata poi rivenduta tra Napoli, Bologna, Caserta, Salerno e Roma. A Nocera Inferiore, nel Salernitano, sarebbe stato allestito un call center che provvedeva anche alla vendita on line all'estero a ignari acquirenti residenti in Germania, Slovenia, Francia, Grecia e Danimarca.