Coronavirus, a Castel Volturno migliaia di migranti senza lavoro e assistenza

Campania
Foto di archivio

"Un intero mondo - circa 15mila persone - fatto di famiglie di immigrati che vivono qui da anni è totalmente escluso da ogni forma di assistenza, sia sanitaria che economica", afferma Antonio Casale, direttore del Centro per migranti "Fernandes" della Caritas Diocesana 

Tra le diverse problematiche che il lockdown sta facendo emergere, quella che in questi giorni si teme di più a Castel Volturno, comune in provincia di Caserta, riguarda i circa 15mila immigrati irregolari che da anni risiedono sul territorio, e che ora si trovano confinati in casa senza dispositivi di protezione, impossibilitati a guadagnarsi la giornata e quindi senza la possibilità di acquistare beni di prima necessità. Antonio Casale, direttore del Centro per migranti "Fernandes" della Caritas Diocesana, parla di una “bomba socio-sanitaria”, che se non è ancora esplosa è solo grazie “alla buona volontà delle associazioni che hanno garantito 'il pane' agli immigrati presenti sul territorio e alla pazienza di questi ultimi. Gli immigrati hanno paura del contagio, ma prima ancora di non avere mezzi per sopravvivere”, spiega Casale. (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI - LO SPECIALE - MAPPE E GRAFICI)

Troppe domande per i buoni spesa

A Castel Volturno i residenti ufficiali sono 25mila, di cui cinquemila immigrati regolari, e una persona su dieci ha fatto richiesta per il buono spesa. Si tratta di un numero enorme, che il Comune non riuscirà a soddisfare con le risorse disponibili e che risente della presenza di extracomunitari rimasti all'improvviso senza lavoro. I circa 15mila irregolari potranno invece ricevere solo i pacchi di derrate previsti per i casi di indigenza. "Un intero mondo, fatto di famiglie di immigrati che vivono qui da anni è totalmente escluso da ogni forma di assistenza, sia sanitaria che economica", dice ancora Casale. 

Nessun contagio tra gli stranieri

Nel comune del litorale casertano ad oggi si contano 13 casi di coronavirus e un decesso, nessuno tra gli stranieri. "Ma l’attenzione resta alta", sottolinea Renato Natale, sindaco di Casal di Principe e medico che da 20 anni assiste gli immigrati prestando servizio gratuito nell'ambulatorio del Centro Fernandes. Natale spiega che dall’inizio dell’emergenza l’afflusso di persone che si sono recate presso il suo ambulatorio è calato drasticamente. "Vengono in pochi - dice - e cercano di adeguarsi alle norme coprendosi il volto con mascherine artigianali e sciarpe”.

La testimonianza

Per queste famiglie, originarie di Paesi quali la Nigeria e il Ghana, il problema principale, oltre al contagio, è la fame. "La sofferenza è enorme - denuncia un esponente della comunità ghanese - visto che molti vivono alla giornata, e se non vanno a lavorare non possono pagare il fitto e altre spese. C'è anche tanta paura, ma manca qualsiasi dispositivo di protezione, se non quelli fai da te. La situazione dal punto di vista sanitario sta tenendo - racconta -. Gli immigrati si stanno adeguando alle nuove regole, cercando di evitare assembramenti e di farsi mascherine in casa. Ovviamente molti continuano ad uscire per andare a lavorare, come quelli che si recano ogni mattina nei fondi agricoli, affrontando per fame anche il rischio espulsione".

Altre difficoltà

"Al Comune di Castel Volturno abbiamo chiesto di sensibilizzare i proprietari, tutti italiani, delle case fittate ai migranti, affinché congelino i fitti. Qualcuno da noi contattato direttamente si è mostrato disponibile, altri no”, fa sapere Casale. Un’altra causa di tensione è la difficoltà di molti stranieri regolari nel procurarsi alle Poste un conto o una carta prepagata in modo da avere il bonus o il buono spesa. Motivo, quest’ultimo, di scene di ressa, file senza distanziamento, rabbia e disperazione. "Bisogna far accedere anche gli immigrati al sostegno economico e alle cure mediche, altrimenti torneranno in strada per sopravvivere e aumenterà il rischio contagio", il monito di Mimma D'Amico, del Movimento dei migranti.

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