Una fabbrica a Casandrino risultava inattiva. In realtà, continuava la produzione in maniera sommersa, violando tutte le cautele imposte dalla normativa a tutela dell'ambiente
Una fabbrica sulla carta inesistente, ma che di fatto produceva suole. Non solo, 11 i lavoratori irregolari, uno dei quali sversava anche in campagna rifiuti pericolosi. È quello che hanno scoperto i carabinieri a Casandrino, in provincia di Napoli. Sono stati i militari del nucleo investigativo di polizia ambientale agroalimentare e forestale di Napoli a ispezionare i locali della fabbrica nell'hinterland a nord del capoluogo campano, area della cosiddetta Terra dei fuochi. Sul posto è stato accertato che sebbene la società gestrice risultasse inattiva, continuava la produzione in maniera sommersa, violando tutte le cautele imposte dalla normativa a tutela dell'ambiente.
Le irregolarità riscontrate
All'interno dell'azienda sono state trovate al lavoro 11 persone la cui posizione lavorativa non trova riscontro per previdenza né per assistenza. Inoltre, risultata completamente illegale la gestione dei rifiuti speciali, sia pericolosi che non, derivanti dal ciclo di lavorazione. Illegale anche l'emissione dei fumi in atmosfera e del tutto omessa la tenuta dei registri di carico e scarico dei rifiuti. Nei locali, di 510 metri quadrati, erano accatastati 54 sacchi di plastica contenenti i rifiuti speciali della lavorazione, parte dei quali erano stati sversati ai margini di una stradina di campagna a Casandrino da un addetto appositamente incaricato dell'abbandono dal titolare 38enne della ditta che addirittura gli aveva dato la sua vettura per il trasporto.